P. Nardone, Il servizio telefonico pubblico in Italia: il caso della Provincia di Chieti La rivoluzione nelle comunicazioni attuata attraverso il mezzo telefonico, ridefinendo le distanze ed i tempi nello scambio delle informazioni, ha influito sulla struttura sociale ed economica del Paese. Il presente lavoro va a ricostruire, per grandi linee, il quadro generale dell'industria telefonica in Italia, dall'Unità al secondo dopoguerra, evidenziando in tale fase quale fosse la struttura della rete telefonica italiana, le prime privatizzazioni poste in essere dal governo fascista e le innovazioni tecnologiche attuate dopo il secondo conflitto mondiale. Viene trattato con particolare cura l'aspetto relativo alle concessioni telefoniche del primo dopoguerra, quando nel 1925, nel tentativo di arginare il rischio di consegnare l’intero servizio telefonico nelle mani del capitale estero, il governo Mussolini suddivise il territorio nazionale in cinque in zone, controllate da altrettante società telefoniche: la STEP (divenuta successivamente STIPEL), la TELVE, la TIMO, la TETI e la SET, riservando il monopolio delle chiamate interurbane, interzonali ed internazionali all’Azienda di Stato per i Servizi Telefonici. Il lavoro analizza le difficoltà tecniche dovute soprattutto alla vetustà degli impianti e delle linee telefoniche preesistenti che le cinque società dovettero risolvere, nonché gli ingenti investimenti richiesti dal settore. Viene inoltre sottolineato il ruolo svolto dall’IRI dopo le conseguenze nefaste della crisi del 1929 e le devastazioni apportate dal primo conflitto mondiale. Nel secondo dopoguerra si assiste al decollo della telefonia pubblica italiana: nel 1952 tutti i comuni della penisola sono collegati alla rete telefonica nazionale ed il 97% degli apparecchi telefonici gode di un servizio automatizzato. L’Italia si pone nel settore telefonico in posizione di spicco rispetto agli altri paesi europei. Nella seconda parte del lavoro si esamina con particolare attenzione il caso della società TIMO cui era affidata la gestione della terza zona (le province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro, Urbino, Perugia –esclusa Orvieto- Rieti, Terni, Pescara, L’Aquila, Chieti, Teramo e Campobasso). Le attività della TIMO sono ricostruite sotto vari aspetti e sono osservati i problemi specifici della telefonia pubblica dell’Abruzzo ed in particolare quelli della rete telefonica nella provincia di Chieti. Si evidenzia l'importanza sociale del telefono, le forme ed i contenuti dei contratti di abbonamento con gli enti pubblici, gli aspetti economici e in particolar modo: le tariffe, le spese telefoniche, le spese per i posti telefonici pubblici e le difficoltà di pagamento delle utenze da parte degli enti locali. Le fonti consultate sono, oltre la esigua letteratura esistente sul tema telefonico, l'Archivio Aziendale Telecom Italia (con sede nella città di Torino) ed i documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Chieti.

Il servizio telefonico pubblico in Italia: il caso della provincia di Chieti

NARDONE, Paola
2007-01-01

Abstract

P. Nardone, Il servizio telefonico pubblico in Italia: il caso della Provincia di Chieti La rivoluzione nelle comunicazioni attuata attraverso il mezzo telefonico, ridefinendo le distanze ed i tempi nello scambio delle informazioni, ha influito sulla struttura sociale ed economica del Paese. Il presente lavoro va a ricostruire, per grandi linee, il quadro generale dell'industria telefonica in Italia, dall'Unità al secondo dopoguerra, evidenziando in tale fase quale fosse la struttura della rete telefonica italiana, le prime privatizzazioni poste in essere dal governo fascista e le innovazioni tecnologiche attuate dopo il secondo conflitto mondiale. Viene trattato con particolare cura l'aspetto relativo alle concessioni telefoniche del primo dopoguerra, quando nel 1925, nel tentativo di arginare il rischio di consegnare l’intero servizio telefonico nelle mani del capitale estero, il governo Mussolini suddivise il territorio nazionale in cinque in zone, controllate da altrettante società telefoniche: la STEP (divenuta successivamente STIPEL), la TELVE, la TIMO, la TETI e la SET, riservando il monopolio delle chiamate interurbane, interzonali ed internazionali all’Azienda di Stato per i Servizi Telefonici. Il lavoro analizza le difficoltà tecniche dovute soprattutto alla vetustà degli impianti e delle linee telefoniche preesistenti che le cinque società dovettero risolvere, nonché gli ingenti investimenti richiesti dal settore. Viene inoltre sottolineato il ruolo svolto dall’IRI dopo le conseguenze nefaste della crisi del 1929 e le devastazioni apportate dal primo conflitto mondiale. Nel secondo dopoguerra si assiste al decollo della telefonia pubblica italiana: nel 1952 tutti i comuni della penisola sono collegati alla rete telefonica nazionale ed il 97% degli apparecchi telefonici gode di un servizio automatizzato. L’Italia si pone nel settore telefonico in posizione di spicco rispetto agli altri paesi europei. Nella seconda parte del lavoro si esamina con particolare attenzione il caso della società TIMO cui era affidata la gestione della terza zona (le province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro, Urbino, Perugia –esclusa Orvieto- Rieti, Terni, Pescara, L’Aquila, Chieti, Teramo e Campobasso). Le attività della TIMO sono ricostruite sotto vari aspetti e sono osservati i problemi specifici della telefonia pubblica dell’Abruzzo ed in particolare quelli della rete telefonica nella provincia di Chieti. Si evidenzia l'importanza sociale del telefono, le forme ed i contenuti dei contratti di abbonamento con gli enti pubblici, gli aspetti economici e in particolar modo: le tariffe, le spese telefoniche, le spese per i posti telefonici pubblici e le difficoltà di pagamento delle utenze da parte degli enti locali. Le fonti consultate sono, oltre la esigua letteratura esistente sul tema telefonico, l'Archivio Aziendale Telecom Italia (con sede nella città di Torino) ed i documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Chieti.
2007
9788884226402
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/102114
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