In differenti domini delle scienze sociali sembra oggi manifestarsi un dibattito che, al di là dello specifico interesse che può avere prodotto sugli studiosi dei settori delle scienze sociali e umane e nonostante la variabilità delle questioni e delle prospettive da esse implicate, ha messo sempre più in luce la dimensione cognitiva della razionalità sociale. Non si tratta tanto e solo del fatto - di per sé consolidato - che il cognitivismo viene coinvolto in tutte le grandi aree delle scienze sociali, sia nella forma ormai classica della critica simoniana alla razionalità olimpica della tradizione moderna (alla quale Simon oppone, com'è noto, il suo modello procedurale) sia in quella relativa alla critica di uno dei modelli esplicativo-formali di più indubbia penetrazione nella dinamica sociologica, cioè la teoria della scelta razionale, sia nella modellizzazione simulativa dei processi sociali quale si evince dalla tradizione delle scienze cognitive e dell'intelligenza artificiale. Vi è infatti un ambito nel quale - forse più e meglio che altrove - la dimensione cognitiva della razionalità sociale riesce ad essere efficacemente analizzata e adempiuta nella sua specifica pretesa di legittimità teorica: il paradigma dell'azione. Esso ribadisce il criterio regolativo e fondativo dell'identità dell'attore sociale e dei rapporti di interdipendenza da questo intrattenuti col proprio contesto; inoltre, tale paradigma, ripreso e successivamente sviluppato entro il quadro teorico dell'individualismo metodologico - anche nella versione del modello interattivo razional-condizionale proposto da Raymond Boudon - pare mettere profondamente in questione la rilevanza epistemologica dello stesso criterio di razionalità, per giungere alla complessità esplicativa di azioni sociali e credenze collettive, le quali coinvolgono direttamente i problemi della cognizione sia dal punto di vista teorico, sia da quello epistemologico dell'analisi sociologica.

Epistemologia e cognizione nelle scienze sociali

PASOTTI, Camillo Stefano
2007-01-01

Abstract

In differenti domini delle scienze sociali sembra oggi manifestarsi un dibattito che, al di là dello specifico interesse che può avere prodotto sugli studiosi dei settori delle scienze sociali e umane e nonostante la variabilità delle questioni e delle prospettive da esse implicate, ha messo sempre più in luce la dimensione cognitiva della razionalità sociale. Non si tratta tanto e solo del fatto - di per sé consolidato - che il cognitivismo viene coinvolto in tutte le grandi aree delle scienze sociali, sia nella forma ormai classica della critica simoniana alla razionalità olimpica della tradizione moderna (alla quale Simon oppone, com'è noto, il suo modello procedurale) sia in quella relativa alla critica di uno dei modelli esplicativo-formali di più indubbia penetrazione nella dinamica sociologica, cioè la teoria della scelta razionale, sia nella modellizzazione simulativa dei processi sociali quale si evince dalla tradizione delle scienze cognitive e dell'intelligenza artificiale. Vi è infatti un ambito nel quale - forse più e meglio che altrove - la dimensione cognitiva della razionalità sociale riesce ad essere efficacemente analizzata e adempiuta nella sua specifica pretesa di legittimità teorica: il paradigma dell'azione. Esso ribadisce il criterio regolativo e fondativo dell'identità dell'attore sociale e dei rapporti di interdipendenza da questo intrattenuti col proprio contesto; inoltre, tale paradigma, ripreso e successivamente sviluppato entro il quadro teorico dell'individualismo metodologico - anche nella versione del modello interattivo razional-condizionale proposto da Raymond Boudon - pare mettere profondamente in questione la rilevanza epistemologica dello stesso criterio di razionalità, per giungere alla complessità esplicativa di azioni sociali e credenze collettive, le quali coinvolgono direttamente i problemi della cognizione sia dal punto di vista teorico, sia da quello epistemologico dell'analisi sociologica.
2007
9788854815704
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