La partecipazione italiana nell'attacco all'Unione Sovietica scatenato dalla Germania nazista nel giugno 1941 fu probabilmente, delle imprese belliche volute da Mussolini, quella di più tragico esito; e tanto più lo fu per quei militari italiani che caddero prigionieri dei russi. Gli italiani ebbero infatti, fra i prigionieri di guerra in mano sovietica, la percentuale maggiore di morti; dai lager russi, a guerra finita, non tornarono che poche migliaia di reduci. Basandosi su materiale inedito di parte russa, oltreché sulle testimonianze dei sopravvissuti, il volume documenta per la prima volta nella sua completezza il calvario dei prigionieri italiani in Russia: dal momento della cattura alle massacranti marce del "davaj" verso i primi campi di raccolta nelle retrovie, dalla vita nei lager al difficile e contrastato rimpatrio, che per alcuni si concretò soltanto nel 1954. La nuova documentazione consente di identificare la rete dei campi di prigionia, di stabilire la contabiltà degli internati e dei morti, di conoscere attraverso le direttive e i decreti l'atteggiamento dei sovietici riguardo ai prigionieri e il concreto funzionamento dei campi. Ne risulta una costruzione terribile, che con l'eloquenza spassionata dei fatti illumina un luogo ancora vivo e dolorante della memoria italiana.

I prigionieri italiani in Russia

GIUSTI, MARIA TERESA
2003-01-01

Abstract

La partecipazione italiana nell'attacco all'Unione Sovietica scatenato dalla Germania nazista nel giugno 1941 fu probabilmente, delle imprese belliche volute da Mussolini, quella di più tragico esito; e tanto più lo fu per quei militari italiani che caddero prigionieri dei russi. Gli italiani ebbero infatti, fra i prigionieri di guerra in mano sovietica, la percentuale maggiore di morti; dai lager russi, a guerra finita, non tornarono che poche migliaia di reduci. Basandosi su materiale inedito di parte russa, oltreché sulle testimonianze dei sopravvissuti, il volume documenta per la prima volta nella sua completezza il calvario dei prigionieri italiani in Russia: dal momento della cattura alle massacranti marce del "davaj" verso i primi campi di raccolta nelle retrovie, dalla vita nei lager al difficile e contrastato rimpatrio, che per alcuni si concretò soltanto nel 1954. La nuova documentazione consente di identificare la rete dei campi di prigionia, di stabilire la contabiltà degli internati e dei morti, di conoscere attraverso le direttive e i decreti l'atteggiamento dei sovietici riguardo ai prigionieri e il concreto funzionamento dei campi. Ne risulta una costruzione terribile, che con l'eloquenza spassionata dei fatti illumina un luogo ancora vivo e dolorante della memoria italiana.
2003
Biblioteca storica
88-15-09552-7
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