Con il contributo sull'attività del Capriani "intagliatore" ricordata dal Vasari e dal Baglione, ha voluto dare una prima nota informativa desunta dallo studio su una delle figure artistiche più interessanti della seconda metà del Cinquecento romano. La documentazione rintracciata sul Capriani "intagliatore" attesta come l'architetto toscano svolse incarichi in opere di ebanisteria durante tutta la sua carriera artistica, contemporaneamente a quelli più propriamente architettonici. La difficoltà di illustrare lavori in gran parte perduti o sostanzialmente manomessi, ha portato a incentrare la trattazione sulle opere d'intaglio eseguite nella Cattedrale di Volterra e quelle per l'Arciconfraternita dei Bergamaschi a Roma; le prime, riguardano i due soffitti lignei della navata centrale e del transetto e si è fatto qualche cenno anche sui soffitti delle navate laterali, non più esistenti ma di cui se ne conservano numerosi pezzi nel Museo dell'Opera del Duomo di Volterra. I numerosi lavori lignei eseguiti per l'Arciconfraternita dei Bergamaschi sono in gran parte distrutti ma la loro configurazione è ricostruibile da alcune descrizioni e una di queste opere, il coro ligneo dell'oratorio, è tuttora esistente e si è documentato come l'antica struttura sia stata smontata e ricomposta nella nuova sede dell'Associazione, nell'oratorio costruito nel Settecento da Gabriele Valvassori nel nuovo complesso annesso alla chiesa di S. Maria della Pietà in piazza Colonna. Il confronto tra i soffitti della Cattedrale volterrana e altre simili realizzazioni del periodo, sia a Roma che in altre corti italiane, ha permesso di esaminare le strutture della chiesa di Volterra in relazione all'evolversi dello schema compositivo e della decorazione dei soffitti lignei nel tardo-Cinquecento; si sono potute così rintracciare alcune delle influenze artistiche che hanno caratterizzato l'architettura del Capriani e inserire queste progettazioni nella sua ricerca compositiva e nella sua vasta produzione architettonica. L'intervento di restauro sia della parte strutturale, che di quella decorativa della Cattedrale di Volterra, è l'argomento svolto nel secondo saggio; in questo ulteriore contributo sul Capriani si è ritenuto di dover dedicare una parte iniziale, introduttiva, al tema dei restauri delle chiese antiche nella seconda metà del Cinquecento e ai criteri compositivi che determinarono scelte progettuali, derivate dalle idee controriformistiche già assimilate e applicate prima ancora della sistematica trattazione pubblicata da san Carlo Borromeo nel suo scritto sull'argomento. La ristrutturazione architettonica attuata nella Cattedrale di Volterra nell'ultimo quarto del secolo, realizzata su progetto di Francesco Capriani, rappresenta uno degli esempi meno noti di questi 'restauri'. L'articolo, esamina modi e tempi di esecuzione dell'intervento tardo-cinquecentesco desunti dalla documentazione archivistica e antologica esistente; l'analisi critica delle varie opere progettate dall'architetto toscano per la Cattedrale, il confronto con altri simili 'restauri' eseguiti in quegli stessi anni e con l'intervento attuato dallo stesso Capriani anni dopo in S. Pudenziana a Roma, ha permesso di sottolineare le innovazioni compositive introdotte da Francesco nella progettazione dell'opera di restauro eseguita a Volterra, innovazioni derivate dalla ricerca di un'architettura ispiratrice di concetti "devozionali" che è alla base di tutte le sue opere religiose. Una ricerca costante e ben individuabile che si è rivelata l'elemento fondamentale per capire la sua personalità artistica. Entrambi i testi su Francesco da Volterra rappresentano un primo contributo per la conoscenza della figura professionale dell'architetto, in cui si sono voluti rendere noti alcuni dati emersi dalla più ampia ricerca pubblicata nel volume monografico sul Capriani.

L'opera di Francesco Capriani nella Cattedrale di Volterra e la ristrutturazione di chiese in epoca post-tridentina

MARCUCCI, Laura
1992-01-01

Abstract

Con il contributo sull'attività del Capriani "intagliatore" ricordata dal Vasari e dal Baglione, ha voluto dare una prima nota informativa desunta dallo studio su una delle figure artistiche più interessanti della seconda metà del Cinquecento romano. La documentazione rintracciata sul Capriani "intagliatore" attesta come l'architetto toscano svolse incarichi in opere di ebanisteria durante tutta la sua carriera artistica, contemporaneamente a quelli più propriamente architettonici. La difficoltà di illustrare lavori in gran parte perduti o sostanzialmente manomessi, ha portato a incentrare la trattazione sulle opere d'intaglio eseguite nella Cattedrale di Volterra e quelle per l'Arciconfraternita dei Bergamaschi a Roma; le prime, riguardano i due soffitti lignei della navata centrale e del transetto e si è fatto qualche cenno anche sui soffitti delle navate laterali, non più esistenti ma di cui se ne conservano numerosi pezzi nel Museo dell'Opera del Duomo di Volterra. I numerosi lavori lignei eseguiti per l'Arciconfraternita dei Bergamaschi sono in gran parte distrutti ma la loro configurazione è ricostruibile da alcune descrizioni e una di queste opere, il coro ligneo dell'oratorio, è tuttora esistente e si è documentato come l'antica struttura sia stata smontata e ricomposta nella nuova sede dell'Associazione, nell'oratorio costruito nel Settecento da Gabriele Valvassori nel nuovo complesso annesso alla chiesa di S. Maria della Pietà in piazza Colonna. Il confronto tra i soffitti della Cattedrale volterrana e altre simili realizzazioni del periodo, sia a Roma che in altre corti italiane, ha permesso di esaminare le strutture della chiesa di Volterra in relazione all'evolversi dello schema compositivo e della decorazione dei soffitti lignei nel tardo-Cinquecento; si sono potute così rintracciare alcune delle influenze artistiche che hanno caratterizzato l'architettura del Capriani e inserire queste progettazioni nella sua ricerca compositiva e nella sua vasta produzione architettonica. L'intervento di restauro sia della parte strutturale, che di quella decorativa della Cattedrale di Volterra, è l'argomento svolto nel secondo saggio; in questo ulteriore contributo sul Capriani si è ritenuto di dover dedicare una parte iniziale, introduttiva, al tema dei restauri delle chiese antiche nella seconda metà del Cinquecento e ai criteri compositivi che determinarono scelte progettuali, derivate dalle idee controriformistiche già assimilate e applicate prima ancora della sistematica trattazione pubblicata da san Carlo Borromeo nel suo scritto sull'argomento. La ristrutturazione architettonica attuata nella Cattedrale di Volterra nell'ultimo quarto del secolo, realizzata su progetto di Francesco Capriani, rappresenta uno degli esempi meno noti di questi 'restauri'. L'articolo, esamina modi e tempi di esecuzione dell'intervento tardo-cinquecentesco desunti dalla documentazione archivistica e antologica esistente; l'analisi critica delle varie opere progettate dall'architetto toscano per la Cattedrale, il confronto con altri simili 'restauri' eseguiti in quegli stessi anni e con l'intervento attuato dallo stesso Capriani anni dopo in S. Pudenziana a Roma, ha permesso di sottolineare le innovazioni compositive introdotte da Francesco nella progettazione dell'opera di restauro eseguita a Volterra, innovazioni derivate dalla ricerca di un'architettura ispiratrice di concetti "devozionali" che è alla base di tutte le sue opere religiose. Una ricerca costante e ben individuabile che si è rivelata l'elemento fondamentale per capire la sua personalità artistica. Entrambi i testi su Francesco da Volterra rappresentano un primo contributo per la conoscenza della figura professionale dell'architetto, in cui si sono voluti rendere noti alcuni dati emersi dalla più ampia ricerca pubblicata nel volume monografico sul Capriani.
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