Descrizione dell’opera: La monografia, nelle sue linee ricostruttive e nei suoi percorsi argomentativi, è ispirata all’esigenza di fornire un’interpretazione evolutiva dei dati normativi esistenti, una revisione della materia, dunque, dalla quale si possano trarre elementi e suggerimenti che consentano di risolvere alcune questioni di rilevante interesse per il tema oggetto di studio. Anche alle parti formalmente più descrittive è sottesa la volontà di dimostrare l'inadeguatezza delle conclusioni raggiunte, il difetto, sovente, di impostazione nei suoi corretti termini e, dunque, la necessità di fornire risposte nuove ed appaganti. Il continuo e copioso fluire di studi sull’argomento, che costituisce senza dubbio uno dei più controversi e dibattuti della materia, ha reso necessario l’approfondimento e lo sviluppo di molti nodi tematici. L’approccio metodologico descritto ha portato ad individuare essenzialmente i seguenti nuclei d’indagine: a) profili storico sistematici della distinzione tra lavoro autonomo e subordinato; b) crisi della tradizionale nozione di subordinazione e proposte della dottrina in tema di ridefinizione del tipo legale; c) metodi di qualificazione dei rapporti di lavoro e, nell’ambito di questi, uso giurisprudenziale degli indici della subordinazione e rilevanza della volontà individuale; d) analisi dei nuovi modelli di disciplina dei rapporti di lavoro introdotti per effetto della riforma. La ricerca prende le mosse dalla fase iniziale del diritto del lavoro, per, poi, ripercorrere criticamente nel pensiero della dottrina l'evoluzione storico-sistematica della distinzione tra lavoro autonomo e subordinato, da LODOVICO BARASSI fino ad arrivare a delineare lo stato attuale del dibattito sulla questione. Vengono in evidenza, in tal modo, le proposte elaborate dalla dottrina in tema di ridefinizione del tipo legale, di valorizzazione dell'autonomia individuale, ecc., che, oltre a fornire un’interpretazione evolutiva dei dati normativi esistenti, hanno sollecitato numerosi interventi legislativi, volti a favorire il riordino sistematico della materia, caratterizzata, come è noto, da un elevato grado di disomogeneità e frammentazione. Particolare attenzione è dedicata, pertanto, ai progetti scientifici ed i disegni di legge che, sotto diversi aspetti e con molteplici strumenti, hanno mostrato di tendere ad un nuovo approccio del tema oggetto della ricerca (dal lavoro coordinato, al disegno di legge "Norme di tutela dei lavori "atipici", alla proposta di uno “Statuto dei nuovi lavori”). Si è tentato, poi, di ricostruire i percorsi argomentativi seguiti dalla Giurisprudenza di merito e di legittimità nell’ambito della qualificazione dei rapporti di lavoro, procedendo, in primo luogo, ad una distinzione delle tecniche adottate, per poi esaminare e classificare gli indici della subordinazione, nell'uso che la giurisprudenza è solita farne. L'obiettivo è stato quello di mostrare come la disorganicità dell'apporto dottrinale finisca col riflettersi, in concreto, sull'operato dei giudici, già da tempo, caratterizzato da un stato di estrema incertezza metodologica, proprio in relazione alla individuazione di criteri idonei a configurare la fattispecie del lavoro subordinato. Alcune considerazioni sono riservate, poi, alla rilevanza che la volontà individuale ha acquisito, specie di recente, nell'ambito delle operazioni classificatorie. 2 Al fine di dare risposta agli interrogativi posti riguardo alla crisi della nozione tradizionale di subordinazione, che costituisce, senza dubbio, uno dei più controversi e dibattuti della materia, si prospetta una nuova costruzione teorica supportata da argomentazioni che possano trovare un adeguato riscontro nella realtà giuridica. Tale ipotesi, nella quale confluiscono le riflessioni maturate nel corso di un lungo periodo di studi, si basa su una diversa lettura dell'art. 2094 c.c. e, segnatamente, dell’espressione “alle dipendenze e sotto la direzione”. Sembrerebbe poter fornire una valida soluzione al problema dibattuto, infatti, l’idea che essa rimandi ad una nozione di subordinazione più ampia di quella fino ad ora presa in considerazione da operatori ed interpreti, nella quale il profilo più qualificante possa essere individuato nella sottoposizione non già al potere direttivo, ma a quello disciplinare (e di controllo), che, conseguentemente, potrebbe diventare il criterio principale nelle operazioni volte a distinguere la natura autonoma da quella subordinata di un’attività di lavoro. L’opera nel suo complesso, dunque, si volge a dimostrare la sostenibilità di tale assunto ed a verificare la sua tenuta dal punto di vista giuridico. La recente riforma del mercato del lavoro, iniziata con la pubblicazione del “Libro Bianco”, proseguita con l’emanazione della legge delega n. 30 del 2003 ed attuata con il decreto legislativo n. 276 del 2003, modificato dal d.lgs. n. 251 del 2004, ha richiesto un adeguamento del materiale scientifico acquisito ed una revisione dell’opera nel suo complesso. L’introduzione di nuovi modelli legali di disciplina dei rapporti di lavoro, infatti, solleva questioni interpretative di rilevante interesse ed apre nuovi orizzonti al percorso di ricerca fin qui compiuto. Prima di licenziare il lavoro, dunque, è sembrato opportuno attendere il vaglio della riforma e le prime esperienze applicative, auspicando che in esse l’ipotesi teorica prospettata potesse trovare ulteriori supporti argomentativi.

Direzione e dipendenza nel rapporto di lavoro subordinato

SCIOTTI, Rossella
2005-01-01

Abstract

Descrizione dell’opera: La monografia, nelle sue linee ricostruttive e nei suoi percorsi argomentativi, è ispirata all’esigenza di fornire un’interpretazione evolutiva dei dati normativi esistenti, una revisione della materia, dunque, dalla quale si possano trarre elementi e suggerimenti che consentano di risolvere alcune questioni di rilevante interesse per il tema oggetto di studio. Anche alle parti formalmente più descrittive è sottesa la volontà di dimostrare l'inadeguatezza delle conclusioni raggiunte, il difetto, sovente, di impostazione nei suoi corretti termini e, dunque, la necessità di fornire risposte nuove ed appaganti. Il continuo e copioso fluire di studi sull’argomento, che costituisce senza dubbio uno dei più controversi e dibattuti della materia, ha reso necessario l’approfondimento e lo sviluppo di molti nodi tematici. L’approccio metodologico descritto ha portato ad individuare essenzialmente i seguenti nuclei d’indagine: a) profili storico sistematici della distinzione tra lavoro autonomo e subordinato; b) crisi della tradizionale nozione di subordinazione e proposte della dottrina in tema di ridefinizione del tipo legale; c) metodi di qualificazione dei rapporti di lavoro e, nell’ambito di questi, uso giurisprudenziale degli indici della subordinazione e rilevanza della volontà individuale; d) analisi dei nuovi modelli di disciplina dei rapporti di lavoro introdotti per effetto della riforma. La ricerca prende le mosse dalla fase iniziale del diritto del lavoro, per, poi, ripercorrere criticamente nel pensiero della dottrina l'evoluzione storico-sistematica della distinzione tra lavoro autonomo e subordinato, da LODOVICO BARASSI fino ad arrivare a delineare lo stato attuale del dibattito sulla questione. Vengono in evidenza, in tal modo, le proposte elaborate dalla dottrina in tema di ridefinizione del tipo legale, di valorizzazione dell'autonomia individuale, ecc., che, oltre a fornire un’interpretazione evolutiva dei dati normativi esistenti, hanno sollecitato numerosi interventi legislativi, volti a favorire il riordino sistematico della materia, caratterizzata, come è noto, da un elevato grado di disomogeneità e frammentazione. Particolare attenzione è dedicata, pertanto, ai progetti scientifici ed i disegni di legge che, sotto diversi aspetti e con molteplici strumenti, hanno mostrato di tendere ad un nuovo approccio del tema oggetto della ricerca (dal lavoro coordinato, al disegno di legge "Norme di tutela dei lavori "atipici", alla proposta di uno “Statuto dei nuovi lavori”). Si è tentato, poi, di ricostruire i percorsi argomentativi seguiti dalla Giurisprudenza di merito e di legittimità nell’ambito della qualificazione dei rapporti di lavoro, procedendo, in primo luogo, ad una distinzione delle tecniche adottate, per poi esaminare e classificare gli indici della subordinazione, nell'uso che la giurisprudenza è solita farne. L'obiettivo è stato quello di mostrare come la disorganicità dell'apporto dottrinale finisca col riflettersi, in concreto, sull'operato dei giudici, già da tempo, caratterizzato da un stato di estrema incertezza metodologica, proprio in relazione alla individuazione di criteri idonei a configurare la fattispecie del lavoro subordinato. Alcune considerazioni sono riservate, poi, alla rilevanza che la volontà individuale ha acquisito, specie di recente, nell'ambito delle operazioni classificatorie. 2 Al fine di dare risposta agli interrogativi posti riguardo alla crisi della nozione tradizionale di subordinazione, che costituisce, senza dubbio, uno dei più controversi e dibattuti della materia, si prospetta una nuova costruzione teorica supportata da argomentazioni che possano trovare un adeguato riscontro nella realtà giuridica. Tale ipotesi, nella quale confluiscono le riflessioni maturate nel corso di un lungo periodo di studi, si basa su una diversa lettura dell'art. 2094 c.c. e, segnatamente, dell’espressione “alle dipendenze e sotto la direzione”. Sembrerebbe poter fornire una valida soluzione al problema dibattuto, infatti, l’idea che essa rimandi ad una nozione di subordinazione più ampia di quella fino ad ora presa in considerazione da operatori ed interpreti, nella quale il profilo più qualificante possa essere individuato nella sottoposizione non già al potere direttivo, ma a quello disciplinare (e di controllo), che, conseguentemente, potrebbe diventare il criterio principale nelle operazioni volte a distinguere la natura autonoma da quella subordinata di un’attività di lavoro. L’opera nel suo complesso, dunque, si volge a dimostrare la sostenibilità di tale assunto ed a verificare la sua tenuta dal punto di vista giuridico. La recente riforma del mercato del lavoro, iniziata con la pubblicazione del “Libro Bianco”, proseguita con l’emanazione della legge delega n. 30 del 2003 ed attuata con il decreto legislativo n. 276 del 2003, modificato dal d.lgs. n. 251 del 2004, ha richiesto un adeguamento del materiale scientifico acquisito ed una revisione dell’opera nel suo complesso. L’introduzione di nuovi modelli legali di disciplina dei rapporti di lavoro, infatti, solleva questioni interpretative di rilevante interesse ed apre nuovi orizzonti al percorso di ricerca fin qui compiuto. Prima di licenziare il lavoro, dunque, è sembrato opportuno attendere il vaglio della riforma e le prime esperienze applicative, auspicando che in esse l’ipotesi teorica prospettata potesse trovare ulteriori supporti argomentativi.
2005
9788834854617
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