Se nell’opera leopardiana Pirandello rintraccia la disposizione umoristica nella struttura testuale, intenzionalmente asistematica, l’operazione critica compiuta sui Promessi sposi è differente, e particolarmente significativa nell’ottica del futuro drammaturgo: essa consiste nell’isolare il personaggio Don Abbondio, e nel vederlo come incarnazione autonoma e indipendente della dsposizione umoristica dell’autore, ovvero come il “sentimento del contrario” che si oggettiva; concezione, questa, che andrà a confluire direttamente nei Sei personaggi in cerca d’autore. Don Abbondio riunisce in sé sentimento e riflessione oggettivati: egli è portatore di un effettivo “dramma personale”, per cui è lecito immaginarlo autonomo nei pensieri anche rispetto e in contrapposizione al Manzoni stesso, di cui finisce per portare alla luce le insicurezze, la tristezza infinita, il pessimismo, ovvero tutte quelle qualità dell’animo che costituiscono il fondamento della visione umoristica. Manzoni, in altre parole, divenuto ‘lettore’ del suo personaggio (la funzione dell’autore-lettore è d’altronde sottolineata nel romanzo dall’invenzione del manoscritto anonimo), ne accoglie il dramma raccontandolo, ma anche, in un certo senso, subendolo. La lettura pirandelliana dei Promessi sposi, lungi dal forzare i testi, porta a leggibilità delle suggestioni presenti già nella scrittura manzoniana: quello che potremmo definire, in una parola, l’antimanzonismo dello stesso Manzoni.

«Quando la vita non si deve contare...»: l’umorismo manzoniano secondo Pirandello

DEL GATTO, ANTONELLA
2009-01-01

Abstract

Se nell’opera leopardiana Pirandello rintraccia la disposizione umoristica nella struttura testuale, intenzionalmente asistematica, l’operazione critica compiuta sui Promessi sposi è differente, e particolarmente significativa nell’ottica del futuro drammaturgo: essa consiste nell’isolare il personaggio Don Abbondio, e nel vederlo come incarnazione autonoma e indipendente della dsposizione umoristica dell’autore, ovvero come il “sentimento del contrario” che si oggettiva; concezione, questa, che andrà a confluire direttamente nei Sei personaggi in cerca d’autore. Don Abbondio riunisce in sé sentimento e riflessione oggettivati: egli è portatore di un effettivo “dramma personale”, per cui è lecito immaginarlo autonomo nei pensieri anche rispetto e in contrapposizione al Manzoni stesso, di cui finisce per portare alla luce le insicurezze, la tristezza infinita, il pessimismo, ovvero tutte quelle qualità dell’animo che costituiscono il fondamento della visione umoristica. Manzoni, in altre parole, divenuto ‘lettore’ del suo personaggio (la funzione dell’autore-lettore è d’altronde sottolineata nel romanzo dall’invenzione del manoscritto anonimo), ne accoglie il dramma raccontandolo, ma anche, in un certo senso, subendolo. La lettura pirandelliana dei Promessi sposi, lungi dal forzare i testi, porta a leggibilità delle suggestioni presenti già nella scrittura manzoniana: quello che potremmo definire, in una parola, l’antimanzonismo dello stesso Manzoni.
2009
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9788861593237
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