L’esodo, che tra la fine dell’Ottocento e la fine del Novecento ha portato oltre mezzo milione di donne abruzzesi ad espatriare al seguito di mariti, fratelli e padri, è qui analizzato come lente attraverso cui sondare alcune peculiarità della rappresentazione sociale della differenza di genere nella cultura tradizionale abruzzese. Innanzitutto, che le donne partissero solo per accompagnare o raggiungere i congiunti all’estero testimonia come lo sguardo maschile fosse dominante rispetto alla maschera sociale femminile, la quale condizionava pesantemente il destino di tante mogli che invece, rimaste in paese, avevano subito l’abbandono come vedove bianche. Concluso il drammatico passaggio psicologico della partenza, fra nostalgie e nuove abitudini la condizione delle donne emigrate non conobbe un sensibile cambiamento: l’integrazione nella società straniera passò sostanzialmente attraverso il lavoro manifatturiero, e l’apertura culturale si rese necessaria per la scolarizzazione dei figli e le loro esigenze. In parallelo, la vita associativa e la ricostruzione degli schemi paesani deviarono il tempo libero e festivo verso le centripete attività della microcomunità ricostituita in terra straniera.

La donna e l'emigrazione fra permanenze e innovazioni

SPEDICATO, Eide;GIANCRISTOFARO, Lia
2010-01-01

Abstract

L’esodo, che tra la fine dell’Ottocento e la fine del Novecento ha portato oltre mezzo milione di donne abruzzesi ad espatriare al seguito di mariti, fratelli e padri, è qui analizzato come lente attraverso cui sondare alcune peculiarità della rappresentazione sociale della differenza di genere nella cultura tradizionale abruzzese. Innanzitutto, che le donne partissero solo per accompagnare o raggiungere i congiunti all’estero testimonia come lo sguardo maschile fosse dominante rispetto alla maschera sociale femminile, la quale condizionava pesantemente il destino di tante mogli che invece, rimaste in paese, avevano subito l’abbandono come vedove bianche. Concluso il drammatico passaggio psicologico della partenza, fra nostalgie e nuove abitudini la condizione delle donne emigrate non conobbe un sensibile cambiamento: l’integrazione nella società straniera passò sostanzialmente attraverso il lavoro manifatturiero, e l’apertura culturale si rese necessaria per la scolarizzazione dei figli e le loro esigenze. In parallelo, la vita associativa e la ricostruzione degli schemi paesani deviarono il tempo libero e festivo verso le centripete attività della microcomunità ricostituita in terra straniera.
2010
9788856825565
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