Una guerra a parte (Bologna, Il Mulino, 2011) di Elena Aga Rossi e Maria Teresa Giusti racconta la storia di un fronte dimenticato e rimosso della seconda guerra mondiale, quello dei Balcani. Il volume esamina due periodi finora trattati separatamente dagli storici, quello della guerra e dell'occupazione in Albania, Grecia e Jugoslavia dal 1939 al 1943 e quello del biennio 1943-1945, su cui non esiste un'opera complessiva e documentata scientificamente. Le vicende dei militari italiani, inviati da Mussolini nel 1939 in Albania, nel 1940 nella disastrosa guerra alla Grecia e, infine, nel 1941 ad affiancare l'attacco della Wehrmacht alla Jugoslavia e poi rimasti come forze di occupazione fino all'armistizio, quando, abbandonati da Badoglio, dovettero subire la vendetta dell'ex alleato tedesco trasformandosi da oppressori a perseguitati, costituiscono una tragica odissea che non è mai stata raccontata nella sua interezza. Al momento dell’armistizio dell’8 settembre 1943, oltre il trenta per cento dell’esercito italiano, 650 mila uomini, era stanziato nei Balcani, eppure il governo Badoglio decise di non rimpatriare una parte delle trentacinque divisioni ne' di avvertire i loro comandanti delle trattative in corso con gli angloamericani per non rischiare di insospettire l'alleato. Non solo, vennero ceduti ai tedeschi gli aeroporti in Albania, dove erano quasi del tutto assenti loro truppe, e molte posizioni cruciali in Grecia, dove il comando alla fine di luglio fu assunto dalla Wehrmacht. La maggioranza dei comandi nei Balcani seppero dell'armistizio dalla radio e ricevettero direttive ambigue e contradditorie, che li esortavano a non prendere alcuna iniziativa. Sulla base di una rilettura fondata su accurate ricerche archivistiche, viene riscritta una storia spesso velata dalla retorica, come la vicenda della divisione Garibaldi, nata dalla fusione di due divisioni in Jugoslavia, che combatté fino al marzo 1945 alle dipendenze dell'esercito di Tito; o il dramma di Cefalonia, dove i caduti in combattimento o trucidati dai tedeschi dopo la resa viene ridimensionato a duemila, rispetto alla cifra di novemila ancora oggi ripetuta, e che mostra la sostanziale superficialità con cui è stato trattato, pur nelle innumerevoli pubblicazioni, questo tragico episodio. L'ultima parte del libro tratta le complesse questioni del rientro dei prigionieri, alcuni dei quali passarono dai campi di internamento sovietici prima di essere liberati, altri furono trattenuti in Jugoslavia fino al 1947, di altri infine si persero le tracce. Della pesante eredità della guerra alcune vicende sono note, come la mancata punizione dei crimini di guerra italiani; su altre, come le ritorsioni albanesi contri i cittadini italiani trattenuti in Albania contro la loro volonta, è calato il silenzio. L'omissione più grave è stata di non aver chiamato a rispondere del dramma vissuto dai nostri soldati Badoglio, il Comando supremo e i comandi delle forze armate, tutti responsabili dello sbandamento e della resa, mentre non e' stato riconosciuto alcun merito a quanti avevano fatto fino alla fine il loro dovere.

Una guerra a parte. I militari italiani nei Balcani. 1940-1945

GIUSTI, MARIA TERESA
2011-01-01

Abstract

Una guerra a parte (Bologna, Il Mulino, 2011) di Elena Aga Rossi e Maria Teresa Giusti racconta la storia di un fronte dimenticato e rimosso della seconda guerra mondiale, quello dei Balcani. Il volume esamina due periodi finora trattati separatamente dagli storici, quello della guerra e dell'occupazione in Albania, Grecia e Jugoslavia dal 1939 al 1943 e quello del biennio 1943-1945, su cui non esiste un'opera complessiva e documentata scientificamente. Le vicende dei militari italiani, inviati da Mussolini nel 1939 in Albania, nel 1940 nella disastrosa guerra alla Grecia e, infine, nel 1941 ad affiancare l'attacco della Wehrmacht alla Jugoslavia e poi rimasti come forze di occupazione fino all'armistizio, quando, abbandonati da Badoglio, dovettero subire la vendetta dell'ex alleato tedesco trasformandosi da oppressori a perseguitati, costituiscono una tragica odissea che non è mai stata raccontata nella sua interezza. Al momento dell’armistizio dell’8 settembre 1943, oltre il trenta per cento dell’esercito italiano, 650 mila uomini, era stanziato nei Balcani, eppure il governo Badoglio decise di non rimpatriare una parte delle trentacinque divisioni ne' di avvertire i loro comandanti delle trattative in corso con gli angloamericani per non rischiare di insospettire l'alleato. Non solo, vennero ceduti ai tedeschi gli aeroporti in Albania, dove erano quasi del tutto assenti loro truppe, e molte posizioni cruciali in Grecia, dove il comando alla fine di luglio fu assunto dalla Wehrmacht. La maggioranza dei comandi nei Balcani seppero dell'armistizio dalla radio e ricevettero direttive ambigue e contradditorie, che li esortavano a non prendere alcuna iniziativa. Sulla base di una rilettura fondata su accurate ricerche archivistiche, viene riscritta una storia spesso velata dalla retorica, come la vicenda della divisione Garibaldi, nata dalla fusione di due divisioni in Jugoslavia, che combatté fino al marzo 1945 alle dipendenze dell'esercito di Tito; o il dramma di Cefalonia, dove i caduti in combattimento o trucidati dai tedeschi dopo la resa viene ridimensionato a duemila, rispetto alla cifra di novemila ancora oggi ripetuta, e che mostra la sostanziale superficialità con cui è stato trattato, pur nelle innumerevoli pubblicazioni, questo tragico episodio. L'ultima parte del libro tratta le complesse questioni del rientro dei prigionieri, alcuni dei quali passarono dai campi di internamento sovietici prima di essere liberati, altri furono trattenuti in Jugoslavia fino al 1947, di altri infine si persero le tracce. Della pesante eredità della guerra alcune vicende sono note, come la mancata punizione dei crimini di guerra italiani; su altre, come le ritorsioni albanesi contri i cittadini italiani trattenuti in Albania contro la loro volonta, è calato il silenzio. L'omissione più grave è stata di non aver chiamato a rispondere del dramma vissuto dai nostri soldati Badoglio, il Comando supremo e i comandi delle forze armate, tutti responsabili dello sbandamento e della resa, mentre non e' stato riconosciuto alcun merito a quanti avevano fatto fino alla fine il loro dovere.
2011
Bilbioteca storica
9788815150707
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/216378
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