L'articolo prende in consegna alcune delle innovazioni previste dalla riforma dell'apprendistato, inerenti alle lauree professionalizzanti, master e dottorati di ricerca. È quanto prevede il Testo unico sull’apprendistato, approvato nell’estate 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed entrato in vigore nel novembre successivo. Obiettivo, fornire ai giovani iscritti alle Università la possibilità di sottoscrivere veri e propri contratti con le aziende, così da incentivare la conoscenza del mondo del lavoro e affrettare i tempi necessari per l’assunzione. Il Testo unico punta a rilanciare la formula sperimentata dal 2004 in aderenza ai dettami del decreto legislativo 276/03, che ha stentato comunque a decollare, con un migliaio di ragazzi coinvolti, una settantina di percorsi attivati e 26 Università reclutate. Le ragioni risiedono non solo nei tempi eccessivi per la stipula dei protocolli d’intesa tra regioni e Ministero del Lavoro, ma anche nelle difficoltà nel reperire le aziende e nella burocrazia. Il risultato è stato inferiore alle attese: sono non più del 50% del totale le regioni che hanno risposto positivamente al progetto, per di più concentrate nell’area geografica del centro-nord.

La riforma dell’apprendistato

LOMBARDINILO, ANDREA
2011-01-01

Abstract

L'articolo prende in consegna alcune delle innovazioni previste dalla riforma dell'apprendistato, inerenti alle lauree professionalizzanti, master e dottorati di ricerca. È quanto prevede il Testo unico sull’apprendistato, approvato nell’estate 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed entrato in vigore nel novembre successivo. Obiettivo, fornire ai giovani iscritti alle Università la possibilità di sottoscrivere veri e propri contratti con le aziende, così da incentivare la conoscenza del mondo del lavoro e affrettare i tempi necessari per l’assunzione. Il Testo unico punta a rilanciare la formula sperimentata dal 2004 in aderenza ai dettami del decreto legislativo 276/03, che ha stentato comunque a decollare, con un migliaio di ragazzi coinvolti, una settantina di percorsi attivati e 26 Università reclutate. Le ragioni risiedono non solo nei tempi eccessivi per la stipula dei protocolli d’intesa tra regioni e Ministero del Lavoro, ma anche nelle difficoltà nel reperire le aziende e nella burocrazia. Il risultato è stato inferiore alle attese: sono non più del 50% del totale le regioni che hanno risposto positivamente al progetto, per di più concentrate nell’area geografica del centro-nord.
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