Recensione a Giuseppe Profeta, San Domenico Abate di Sora e Cocullo, con presentazione di Walter Capezzali, L’Aquila, Colacchi, 2011. Il volume offre un contributo storico ed etnologico con una documentazione archivistica inedita, per la ricostruzione del culto di S. Domenico Abate sull'Appennino centrale. Sottolinea le strutture storiche e socio-economiche del culto, che va certamente connesso alle attività armentizie nei centri minori dell’Appennino. I paesi “domenicani” si caratterizzavano per la subalternità, la marginalità e la stanzialità dell’attività armentizia, con esiti di semplice sussistenza, ma comunque questa religione locale portò l’effetto – nel lungo periodo – di garantire un senso comunitario e una vivibilità del quotidiano. I Sanpaolari, servendosi di medicinali autoprodotti e alquanto redditizi, andavano in giro ciurmando i creduli ceti rurali come si apprende da varie fonti, tra cui le novelle del Bandello, ricche di documentazione sull’Umbria del XVI secolo; perciò si ipotizza che queste famose tipologie di guaritori abbiano stimolato la professionalizzazione dell’analogo modello dei Sandomenicari, che dall’area peligna andavano ciurmando in lungo e in largo. Non poteva mancare, infine, un approfondimento sulla rappresentazione ofidica e sulle sue arcaiche valenze apotropaiche.

Il culto antimorso di s. Domenico abate nell’Appennino Centrale

GIANCRISTOFARO, Lia
2012-01-01

Abstract

Recensione a Giuseppe Profeta, San Domenico Abate di Sora e Cocullo, con presentazione di Walter Capezzali, L’Aquila, Colacchi, 2011. Il volume offre un contributo storico ed etnologico con una documentazione archivistica inedita, per la ricostruzione del culto di S. Domenico Abate sull'Appennino centrale. Sottolinea le strutture storiche e socio-economiche del culto, che va certamente connesso alle attività armentizie nei centri minori dell’Appennino. I paesi “domenicani” si caratterizzavano per la subalternità, la marginalità e la stanzialità dell’attività armentizia, con esiti di semplice sussistenza, ma comunque questa religione locale portò l’effetto – nel lungo periodo – di garantire un senso comunitario e una vivibilità del quotidiano. I Sanpaolari, servendosi di medicinali autoprodotti e alquanto redditizi, andavano in giro ciurmando i creduli ceti rurali come si apprende da varie fonti, tra cui le novelle del Bandello, ricche di documentazione sull’Umbria del XVI secolo; perciò si ipotizza che queste famose tipologie di guaritori abbiano stimolato la professionalizzazione dell’analogo modello dei Sandomenicari, che dall’area peligna andavano ciurmando in lungo e in largo. Non poteva mancare, infine, un approfondimento sulla rappresentazione ofidica e sulle sue arcaiche valenze apotropaiche.
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