Gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale e quelli successivi della ricostruzione rappresentano lo sfondo dell’analisi in cui si cerca di focalizzare la visione della società e dell’economia dal punto di vista dell’attività dei prefetti e delle forze dell’ordine. Il devastante scenario del conflitto e del dopoguerra emerge in tutta la sua complessità dalle relazioni prefettizie e dai rapporti dei generali dell’Arma dei Carabinieri dell’Abruzzo e Molise: fonti ufficiali che offrono, in una logica espositiva caratterizzata da una fredda oggettività, inediti e interessanti spunti di riflessione sulla struttura economica dell’Italia di quel periodo. Il lavoro evidenzia le pesanti conseguenze della guerra sull’agricoltura e sulla zootecnia dell’Abruzzo e Molise. La situazione risultò più grave in Abruzzo, dove si registrarono danni molto più consistenti rispetto ad Molise, per effetto della lunga sosta del fronte bellico nella Valle del Sangro. La guerra innescò nell’agricoltura abruzzese e molisana meccanismi economici e sociali stereotipati, riscontrabili cioè anche a livello nazionale (sistema alimentare, commercio, mercato nero, disoccupazione). Tuttavia, il quadro è meno omogeneo di quanto si possa pensare. In effetti, i rapporti dei Prefetti e delle forze dell’ordine, grazie alla mole delle notizie fornite, consentono di cogliere specifiche tipologie comportamentali di fronte ai problemi creati dalla guerra. Per esempio, la politica degli ammassi obbligatori, già fortemente osteggiata negli anni Trenta, è ancora di più impopolare durante la guerra, quando la scarsità di grano e i prezzi politici imposti spinsero i contadini abruzzesi e molisani a contrastare in diversi modi il conferimento coatto, evidenziando in tale circostanza il loro profondo senso di diffidenza e di estraneità a progetti varati per obiettivi di benessere collettivo. I principali problemi economici e sociali dell’ultima fase del conflitto si ripresentarono nel dopoguerra, aggravati nel frattempo dai danni subiti dalla struttura industriale e dalla rete viaria. Dalle cifre dei rapporti informativi risulta evidente che per le autorità pubbliche l’obiettivo fondamentale della prima fase della ricostruzione, in linea di massima il periodo compreso tra il secondo semestre 1944 e il 1947, fosse il ripristino del sistema economico prebellico. Le maggiori aziende private presenti sul territorio come SME, Montecatini, CELDIT, Terni, Società per le Ferrovie Adriatico-Appenino, di contro progettarono e realizzarono ampliamenti degli impianti produttivi e infrastrutturali, anche se in un contesto caratterizzato dalla esiguità dei fondi di ricostruzione messi a disposizione dal governo e dal ritardo nel varare una efficace normativa a favore della ripresa economica del Paese. Agricoltura, industria, commercio, strutture pubbliche e rete viaria registravano una massa così enorme di problemi da costringere l’ Esecutivo sulla falsariga di quanto avveniva a livello nazionale, a selezionare con difficoltà gli interventi più urgenti, rinviando in tal modo la realizzazione di un programma in grado di garantire la decisa ripresa dell’economia abruzzese e molisana. Malgrado la persistenza di molte situazioni critiche, si nota una sensibile inversione di tendenza, favorita dall’emanazione della legge 14 dicembre 1947, n. 1598, finalizzata a finanziare il processo di industrializzazione del Meridione. Il provvedimento (che anticipava la legge 10 agosto 1950, n. 646 che istitutiva la Cassa per il Mezzogiorno) risultò alla fine uno strumento importante per accelerare la ricostruzione postbellica e incentivare nello stesso tempo lo sviluppo industriale delle regioni del Sud. Ne trasse beneficio soprattutto l’Abruzzo che, rispetto al Molise, disponeva alla vigilia della guerra di un sistema industriale, ferroviario, viario e portuale più sviluppato. Infatti, se agli aiuti previsti dalla legge 1598/1947 si aggiungono gli investimenti effettuati da parte delle aziende private per il potenziamento dei loro impianti produttivi localizzati in Abruzzo e i pur modesti finanziamenti ERP, si comprende meglio il contributo notevole dato al processo di modernizzazione dell’economia e della società della regione nel corso degli anni ‘50, mentre gli effetti più consistenti nell’economia molisana si registrarono soprattutto nel settore primario. I primi anni Cinquanta si aprono con un evidente miglioramento della situazione del settore secondario nella quasi totalità dei comparti. Molte aziende riavviati i sistemi produttivi, intensificano le attività, proiettate di nuovo verso i mercati d’esportazione ed iniziano ad ampliare l’organico aziendale con l’assunzione di nuovi addetti. Tra i comparti in crescita nella regione, confermando la tendenza a livello nazionale, troviamo l’industria alimentare, tessile, della lavorazione del legno, metallurgico e dei laterizi, asfalto e cemento, ma soprattutto l’industria chimica, edile e stradale. Al contrario, i settori che registrano una contrazione consistente a livello occupazionale furono l’industria del tabacco ed i comparti manifatturiero ed elettrico sebbene gli stessi fossero in sensibile espansione nel resto del Paese . Malgrado ciò, il quadro generale dell’economia regionale nei primi anni Cinquanta, in particolare in Abruzzo, risulta sufficientemente in crescita ed avviato verso un processo di sviluppo economico che nell’arco di alcuni decenni porterà la regione a distaccarsi dalle altre realtà meridionali.

L'economia dei prefetti. Abruzzo e Molise tra guerra e ricostruzione

RIDOLFI, Natascia
2012-01-01

Abstract

Gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale e quelli successivi della ricostruzione rappresentano lo sfondo dell’analisi in cui si cerca di focalizzare la visione della società e dell’economia dal punto di vista dell’attività dei prefetti e delle forze dell’ordine. Il devastante scenario del conflitto e del dopoguerra emerge in tutta la sua complessità dalle relazioni prefettizie e dai rapporti dei generali dell’Arma dei Carabinieri dell’Abruzzo e Molise: fonti ufficiali che offrono, in una logica espositiva caratterizzata da una fredda oggettività, inediti e interessanti spunti di riflessione sulla struttura economica dell’Italia di quel periodo. Il lavoro evidenzia le pesanti conseguenze della guerra sull’agricoltura e sulla zootecnia dell’Abruzzo e Molise. La situazione risultò più grave in Abruzzo, dove si registrarono danni molto più consistenti rispetto ad Molise, per effetto della lunga sosta del fronte bellico nella Valle del Sangro. La guerra innescò nell’agricoltura abruzzese e molisana meccanismi economici e sociali stereotipati, riscontrabili cioè anche a livello nazionale (sistema alimentare, commercio, mercato nero, disoccupazione). Tuttavia, il quadro è meno omogeneo di quanto si possa pensare. In effetti, i rapporti dei Prefetti e delle forze dell’ordine, grazie alla mole delle notizie fornite, consentono di cogliere specifiche tipologie comportamentali di fronte ai problemi creati dalla guerra. Per esempio, la politica degli ammassi obbligatori, già fortemente osteggiata negli anni Trenta, è ancora di più impopolare durante la guerra, quando la scarsità di grano e i prezzi politici imposti spinsero i contadini abruzzesi e molisani a contrastare in diversi modi il conferimento coatto, evidenziando in tale circostanza il loro profondo senso di diffidenza e di estraneità a progetti varati per obiettivi di benessere collettivo. I principali problemi economici e sociali dell’ultima fase del conflitto si ripresentarono nel dopoguerra, aggravati nel frattempo dai danni subiti dalla struttura industriale e dalla rete viaria. Dalle cifre dei rapporti informativi risulta evidente che per le autorità pubbliche l’obiettivo fondamentale della prima fase della ricostruzione, in linea di massima il periodo compreso tra il secondo semestre 1944 e il 1947, fosse il ripristino del sistema economico prebellico. Le maggiori aziende private presenti sul territorio come SME, Montecatini, CELDIT, Terni, Società per le Ferrovie Adriatico-Appenino, di contro progettarono e realizzarono ampliamenti degli impianti produttivi e infrastrutturali, anche se in un contesto caratterizzato dalla esiguità dei fondi di ricostruzione messi a disposizione dal governo e dal ritardo nel varare una efficace normativa a favore della ripresa economica del Paese. Agricoltura, industria, commercio, strutture pubbliche e rete viaria registravano una massa così enorme di problemi da costringere l’ Esecutivo sulla falsariga di quanto avveniva a livello nazionale, a selezionare con difficoltà gli interventi più urgenti, rinviando in tal modo la realizzazione di un programma in grado di garantire la decisa ripresa dell’economia abruzzese e molisana. Malgrado la persistenza di molte situazioni critiche, si nota una sensibile inversione di tendenza, favorita dall’emanazione della legge 14 dicembre 1947, n. 1598, finalizzata a finanziare il processo di industrializzazione del Meridione. Il provvedimento (che anticipava la legge 10 agosto 1950, n. 646 che istitutiva la Cassa per il Mezzogiorno) risultò alla fine uno strumento importante per accelerare la ricostruzione postbellica e incentivare nello stesso tempo lo sviluppo industriale delle regioni del Sud. Ne trasse beneficio soprattutto l’Abruzzo che, rispetto al Molise, disponeva alla vigilia della guerra di un sistema industriale, ferroviario, viario e portuale più sviluppato. Infatti, se agli aiuti previsti dalla legge 1598/1947 si aggiungono gli investimenti effettuati da parte delle aziende private per il potenziamento dei loro impianti produttivi localizzati in Abruzzo e i pur modesti finanziamenti ERP, si comprende meglio il contributo notevole dato al processo di modernizzazione dell’economia e della società della regione nel corso degli anni ‘50, mentre gli effetti più consistenti nell’economia molisana si registrarono soprattutto nel settore primario. I primi anni Cinquanta si aprono con un evidente miglioramento della situazione del settore secondario nella quasi totalità dei comparti. Molte aziende riavviati i sistemi produttivi, intensificano le attività, proiettate di nuovo verso i mercati d’esportazione ed iniziano ad ampliare l’organico aziendale con l’assunzione di nuovi addetti. Tra i comparti in crescita nella regione, confermando la tendenza a livello nazionale, troviamo l’industria alimentare, tessile, della lavorazione del legno, metallurgico e dei laterizi, asfalto e cemento, ma soprattutto l’industria chimica, edile e stradale. Al contrario, i settori che registrano una contrazione consistente a livello occupazionale furono l’industria del tabacco ed i comparti manifatturiero ed elettrico sebbene gli stessi fossero in sensibile espansione nel resto del Paese . Malgrado ciò, il quadro generale dell’economia regionale nei primi anni Cinquanta, in particolare in Abruzzo, risulta sufficientemente in crescita ed avviato verso un processo di sviluppo economico che nell’arco di alcuni decenni porterà la regione a distaccarsi dalle altre realtà meridionali.
2012
9788820408732
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