«Dimmi se tu, sensibile come sei agli effetti dell’architettura, hai mai osservato, passeggiando per questa città, che molti dei suoi edifici sono morti, mentre altri parlano, e alcuni infine, assai più raramente, cantano» (Paul Valéry). Paolo Riolzi passeggia lentamente, osservando con attenzione, spazi molto diversi (e distanti) tra loro. Le sue fotografie raccontano di piccoli e grandi esercizi di dissonanza; di gesti tecnici volutamente disarmonici; di stonature decontestualizzate. È l’ordinario domestico che ostenta disinteresse verso l’ambiente circostante, la tradizione costruttiva e la memoria storica. Gli oggetti rappresentati, siano essi statue, edifici, spazi pubblici, del divertimento o del commercio hanno tutti una cosa in comune: identificano una zona senza contribuire all’identità del luogo.

L'ordinario ricorrente (The recurring ordinary)

CLEMENTE, Antonio Alberto
2015-01-01

Abstract

«Dimmi se tu, sensibile come sei agli effetti dell’architettura, hai mai osservato, passeggiando per questa città, che molti dei suoi edifici sono morti, mentre altri parlano, e alcuni infine, assai più raramente, cantano» (Paul Valéry). Paolo Riolzi passeggia lentamente, osservando con attenzione, spazi molto diversi (e distanti) tra loro. Le sue fotografie raccontano di piccoli e grandi esercizi di dissonanza; di gesti tecnici volutamente disarmonici; di stonature decontestualizzate. È l’ordinario domestico che ostenta disinteresse verso l’ambiente circostante, la tradizione costruttiva e la memoria storica. Gli oggetti rappresentati, siano essi statue, edifici, spazi pubblici, del divertimento o del commercio hanno tutti una cosa in comune: identificano una zona senza contribuire all’identità del luogo.
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