Negli ultimi venti anni l’offerta di gioco da parte dello Stato italiano è diventata inarrestabile: le stesse estrazioni del lotto sono diventate tri-settimanali, sono stati ideati il superenalotto, il bingo e il videopoker che sta trasformando il gioco in un fenomeno sociale di massa. Dal 2006 sono diventate legali le scommesse sportive, dal 2008 il gioco d’azzardo online, nel 2011 il bingo a distanza, le sale adibite al poker e al videolottery e il “gioco di sorte legato al consumo”: la persona che ha fatto spesa può scegliere di non ritirare il resto per giocarselo con l’acquisto di un "gratta e vinci". Il tutto non può dimostrarsi altro che una comoda scorciatoia per aumentare la fiscalità erariale. È in questo panorama che nasce l’ambiguità di fondo del gioco d’azzardo che secondo la legge italiana si definisce “attività immorale e socialmente dannosa, che fomenta la cupidigia di denaro, incentiva l’avversione al risparmio, deprime la dignità della persona e le impedisce di realizzare uno sviluppo armonico della propria personalità ed è causa di molte tragedie individuali e familiari”. L’azzardo è comunque legalmente e socialmente accettato e diviene parte integrante della nostra vita quotidiana. Rari sono i messaggi intenti a promuovere il gioco “responsabile”, soffocati dalla pubblicità che crea attese di vincita e trova terreno fertile nell’illusione di una grande vincita in grado di garantire un’esistenza senza pensieri, fatta soltanto di piaceri in linea con l’attuale società dei loisirs, che rifiuta sempre più i doveri per la ricerca spesso ossessiva di divertimento, di disimpegno, di novità e di stimolanti emozioni. Il gioco d’azzardo ha perso dunque negli ultimi decenni in Italia le tradizionali caratteristiche di azione esecrata, colpevole, vietata o da vietare, per farsi comportamento “normale”. Anche il modo di giocare ha subito notevoli trasformazioni. Un’idea del cambiamento che vi è stato nell’approccio al gioco e del modo in cui l’offerta stessa di azzardo si è adeguata alle mutazioni sociali in atto nella nostra vita. Alla luce di questi scenari, cercando di analizzare il comportamento dei giovani e capire se e quali problemi possono eventualmente celarsi in comportamenti a rischio, si è avviata un’indagine tesa ad esplorare lo stile di vita dei giovani e l’esistenza di elementi predittivi di problemi legati al gioco d’azzardo. L’obiettivo dichiarato è quello di verificare il rapporto dei giovani con il mondo del gioco aleatorio, attraverso il rilevamento di alcune variabili relative alla conoscenza e alla pratica di alcuni giochi, alle abitudini di gioco, alla vicinanza con il mondo dei giocatori, alla percezione del rischio, alle correlazioni contemporanee con alcuni comportamenti trasgressivi quali l’uso di alcol o di droghe leggere. I temi relativi al gioco sono stati analizzati attraverso un’indagine condotta tra i giovani studenti dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti. Si è ritenuto che essi costituissero un campione per molti versi valido ed attendibile della popolazione giovanile non soltanto abruzzese e di Chieti in particolare, ma di tutta l’Italia Centro-meridionale, data la presenza, tra gli intervistati, di studenti provenienti dalle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise e Puglia.

Il viaggio iniziatico: l'azzardo nella società dei loisirs. Una ricerca tra gli universitari teatini

Gabriele Di Francesco
2016-01-01

Abstract

Negli ultimi venti anni l’offerta di gioco da parte dello Stato italiano è diventata inarrestabile: le stesse estrazioni del lotto sono diventate tri-settimanali, sono stati ideati il superenalotto, il bingo e il videopoker che sta trasformando il gioco in un fenomeno sociale di massa. Dal 2006 sono diventate legali le scommesse sportive, dal 2008 il gioco d’azzardo online, nel 2011 il bingo a distanza, le sale adibite al poker e al videolottery e il “gioco di sorte legato al consumo”: la persona che ha fatto spesa può scegliere di non ritirare il resto per giocarselo con l’acquisto di un "gratta e vinci". Il tutto non può dimostrarsi altro che una comoda scorciatoia per aumentare la fiscalità erariale. È in questo panorama che nasce l’ambiguità di fondo del gioco d’azzardo che secondo la legge italiana si definisce “attività immorale e socialmente dannosa, che fomenta la cupidigia di denaro, incentiva l’avversione al risparmio, deprime la dignità della persona e le impedisce di realizzare uno sviluppo armonico della propria personalità ed è causa di molte tragedie individuali e familiari”. L’azzardo è comunque legalmente e socialmente accettato e diviene parte integrante della nostra vita quotidiana. Rari sono i messaggi intenti a promuovere il gioco “responsabile”, soffocati dalla pubblicità che crea attese di vincita e trova terreno fertile nell’illusione di una grande vincita in grado di garantire un’esistenza senza pensieri, fatta soltanto di piaceri in linea con l’attuale società dei loisirs, che rifiuta sempre più i doveri per la ricerca spesso ossessiva di divertimento, di disimpegno, di novità e di stimolanti emozioni. Il gioco d’azzardo ha perso dunque negli ultimi decenni in Italia le tradizionali caratteristiche di azione esecrata, colpevole, vietata o da vietare, per farsi comportamento “normale”. Anche il modo di giocare ha subito notevoli trasformazioni. Un’idea del cambiamento che vi è stato nell’approccio al gioco e del modo in cui l’offerta stessa di azzardo si è adeguata alle mutazioni sociali in atto nella nostra vita. Alla luce di questi scenari, cercando di analizzare il comportamento dei giovani e capire se e quali problemi possono eventualmente celarsi in comportamenti a rischio, si è avviata un’indagine tesa ad esplorare lo stile di vita dei giovani e l’esistenza di elementi predittivi di problemi legati al gioco d’azzardo. L’obiettivo dichiarato è quello di verificare il rapporto dei giovani con il mondo del gioco aleatorio, attraverso il rilevamento di alcune variabili relative alla conoscenza e alla pratica di alcuni giochi, alle abitudini di gioco, alla vicinanza con il mondo dei giocatori, alla percezione del rischio, alle correlazioni contemporanee con alcuni comportamenti trasgressivi quali l’uso di alcol o di droghe leggere. I temi relativi al gioco sono stati analizzati attraverso un’indagine condotta tra i giovani studenti dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti. Si è ritenuto che essi costituissero un campione per molti versi valido ed attendibile della popolazione giovanile non soltanto abruzzese e di Chieti in particolare, ma di tutta l’Italia Centro-meridionale, data la presenza, tra gli intervistati, di studenti provenienti dalle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise e Puglia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/680880
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