La storia dei rapporti tra Carlo Fontana e la "Reverenda Fabbrica di S. Pietro" ̶ l’ente istituzionale preposto alle opere architettoniche ed artistiche nella basilica vaticana ̶ si estende esattamente per cinquant'anni: verso la fine della sua vita, Carlo stesso fisserà l'inizio al 1664. Infatti, già nel giugno del 1665, l'architetto riceve un modesto compenso per progettare "l'intaglio della reliquia della Cattedra di San Pietro"; nei primi anni Carlo risulta impegnato principalmente come "revisore delle misure". La presenza nel cantiere vaticano gli consente di affinare le sue abilità specifiche, ma anche di confrontarsi con Bernini: il 2 giugno 1668, ad esempio, Carlo viene chiamato dal cardinale Flavio Chigi, un influente membro della "Sacra Congregazione della Reverenda Fabbrica", come terzo esperto in una diatriba professionale sulla qualità del lavoro per il Colonnato eseguito dallo scalpellino Andrea Appiani: la posizione di Carlo Fontana, a favore di quest'ultimo, è diametralmente opposta a quella del Bernini. L'episodio merita di essere ricordato in virtù della sorprendente indipendenza di giudizio, tanto più significativo se si riflette sull'enorme divario in quel momento tra i due architetti, in termini di prestigio personale e professionale. Degna di nota è tuttavia la diversificazione dei compiti svolti da Fontana ̶ oltre a quello già citato, di "revisore delle misure" ̶ soprattutto dopo la morte di Bernini (1680), che va dalla valutazione delle opere in ferro e pietra (1670, 1686 ) a consigli per la sistemazione del monumento al defunto Alessandro VIII (1696), oltre naturalmente alla sistemazione del Battistero della basilica. Assunta la posizione di "Architetto della Reverenda Fabbrica" (1697), Carlo influenzerà la selezione e la sistemazione delle statue da collocare sopra i cosiddetti Bracci tra il Colonnato e la facciata della basilica, ma anche quelli dei santi fondatori di Ordini religiosi da collocare nelle nicchie della navata di S. Pietro, trovando anche modo di relazionare sull'inutilità del travertino in possesso della "Reverenda Fabbrica", ceduto per ordine di papa Clemente XI Albani (1700-1721) per la realizzazione del nuovo vestibolo di S. Maria in Trastevere (14 dicembre 1701). Sorprendentemente limitato è il contributo di Fontana per l'Anno Santo del 1700; Carlo sottoscrive sostanzialmente i conti relativi alla "rinettatura" (pulizia e lucidatura) dei pilastri della basilica e il progetto per i nuovi "confessionali". Come successivamente confesserà, Carlo Fontana aspira fin dall'inizio ad ereditare il ruolo di "Architetto della Reverenda Fabbrica" e, naturalmente, gli emolumenti di cui godeva in precedenza il Bernini: le speranze, tuttavia, andranno deluse per diversi anni. L'ascesa di Alessandro VIII Ottoboni (1689) porterà comunque a una significativa evoluzione dei rapporti tra Carlo Fontana e la "Reverenda Fabbrica". Il 15 marzo 1690 viene registrata la decisione di gratificare una tantum il Fontana con sessanta scudi; esattamente otto mesi dopo (15 novembre 1690), Carlo è ammesso tra "provisionati" (cioè tra i lavoratori a tempo indeterminato) della "Reverenda Fabbrica" con lo stipendio mensile di 10 scudi. Ancora una volta, l'intervento del Papa è menzionato esplicitamente, quindi è Alessandro VIII a volere che Carlo Fontana, dopo un quarto di secolo da ‘esterno’, entri ufficialmente nei ruoli della "Reverenda Fabbrica". Sebbene sia ipotizzabile, a partire dal 1690, la ragionevole speranza di Fontana di ottenere rapidamente la posizione di architetto della "Reverenda Fabbrica" (vacante ormai da dieci anni, cioè dalla morte di Bernini), Carlo sarà invece costretto ad aspettare di più di sei anni, fino al marzo 1697, quando la "Sacra Congregazione" gli affiderà la qualifica, in seguito all’autorizzazione del Papa Innocenzo XII Pignatelli (1691-1700). Il merito di questa nomina, che segna il culmine dell'ascesa professionale di Fontana, è stato generalmente attribuito a Monsignor Giovanni Carlo Vespignani, Tesoriere della "Reverenda Fabbrica": indicazione condivisibile, ma certo non esaustiva. In sintesi, anni di servizi non pagati, l'intervento di Vespignani, la volontà di Innocenzo XII di sanare una situazione chiaramente irregolare, evitando recriminazioni e cause legali future: tutto ciò contribuisce all’esito finale ratificato, come si è visto, nel marzo 1697. Il "Tempio Vaticano" è un elemento chiave nel rapporto tra Carlo Fontana e la "Reverenda Fabbrica di S. Pietro", rappresentando un importante strumento di affermazione per l'architetto. Già dal 1687 la Fontana riceve fondi per la pubblicazione del libro; altri pagamenti si susseguiranno fino alla sua pubblicazione (1694); a questo proposito va sottolineato, tuttavia, comr le convinzioni di autori come T. A. Marder e H. Hager sull’effettiva conoscenza del complesso del Vaticano (chiesa e piazza) da parte del Fontana siano, per quanto riguarda il Colonnato, non del tutto corrette. Un confronto tra il testo della Fontana e il Colonnato reale evidenzia, infatti, differenze architettoniche significative e palesi errori interpretativi.

Carlo Fontana architetto per la Reverenda Fabbrica di San Pietro

Marcello Villani
2017-01-01

Abstract

La storia dei rapporti tra Carlo Fontana e la "Reverenda Fabbrica di S. Pietro" ̶ l’ente istituzionale preposto alle opere architettoniche ed artistiche nella basilica vaticana ̶ si estende esattamente per cinquant'anni: verso la fine della sua vita, Carlo stesso fisserà l'inizio al 1664. Infatti, già nel giugno del 1665, l'architetto riceve un modesto compenso per progettare "l'intaglio della reliquia della Cattedra di San Pietro"; nei primi anni Carlo risulta impegnato principalmente come "revisore delle misure". La presenza nel cantiere vaticano gli consente di affinare le sue abilità specifiche, ma anche di confrontarsi con Bernini: il 2 giugno 1668, ad esempio, Carlo viene chiamato dal cardinale Flavio Chigi, un influente membro della "Sacra Congregazione della Reverenda Fabbrica", come terzo esperto in una diatriba professionale sulla qualità del lavoro per il Colonnato eseguito dallo scalpellino Andrea Appiani: la posizione di Carlo Fontana, a favore di quest'ultimo, è diametralmente opposta a quella del Bernini. L'episodio merita di essere ricordato in virtù della sorprendente indipendenza di giudizio, tanto più significativo se si riflette sull'enorme divario in quel momento tra i due architetti, in termini di prestigio personale e professionale. Degna di nota è tuttavia la diversificazione dei compiti svolti da Fontana ̶ oltre a quello già citato, di "revisore delle misure" ̶ soprattutto dopo la morte di Bernini (1680), che va dalla valutazione delle opere in ferro e pietra (1670, 1686 ) a consigli per la sistemazione del monumento al defunto Alessandro VIII (1696), oltre naturalmente alla sistemazione del Battistero della basilica. Assunta la posizione di "Architetto della Reverenda Fabbrica" (1697), Carlo influenzerà la selezione e la sistemazione delle statue da collocare sopra i cosiddetti Bracci tra il Colonnato e la facciata della basilica, ma anche quelli dei santi fondatori di Ordini religiosi da collocare nelle nicchie della navata di S. Pietro, trovando anche modo di relazionare sull'inutilità del travertino in possesso della "Reverenda Fabbrica", ceduto per ordine di papa Clemente XI Albani (1700-1721) per la realizzazione del nuovo vestibolo di S. Maria in Trastevere (14 dicembre 1701). Sorprendentemente limitato è il contributo di Fontana per l'Anno Santo del 1700; Carlo sottoscrive sostanzialmente i conti relativi alla "rinettatura" (pulizia e lucidatura) dei pilastri della basilica e il progetto per i nuovi "confessionali". Come successivamente confesserà, Carlo Fontana aspira fin dall'inizio ad ereditare il ruolo di "Architetto della Reverenda Fabbrica" e, naturalmente, gli emolumenti di cui godeva in precedenza il Bernini: le speranze, tuttavia, andranno deluse per diversi anni. L'ascesa di Alessandro VIII Ottoboni (1689) porterà comunque a una significativa evoluzione dei rapporti tra Carlo Fontana e la "Reverenda Fabbrica". Il 15 marzo 1690 viene registrata la decisione di gratificare una tantum il Fontana con sessanta scudi; esattamente otto mesi dopo (15 novembre 1690), Carlo è ammesso tra "provisionati" (cioè tra i lavoratori a tempo indeterminato) della "Reverenda Fabbrica" con lo stipendio mensile di 10 scudi. Ancora una volta, l'intervento del Papa è menzionato esplicitamente, quindi è Alessandro VIII a volere che Carlo Fontana, dopo un quarto di secolo da ‘esterno’, entri ufficialmente nei ruoli della "Reverenda Fabbrica". Sebbene sia ipotizzabile, a partire dal 1690, la ragionevole speranza di Fontana di ottenere rapidamente la posizione di architetto della "Reverenda Fabbrica" (vacante ormai da dieci anni, cioè dalla morte di Bernini), Carlo sarà invece costretto ad aspettare di più di sei anni, fino al marzo 1697, quando la "Sacra Congregazione" gli affiderà la qualifica, in seguito all’autorizzazione del Papa Innocenzo XII Pignatelli (1691-1700). Il merito di questa nomina, che segna il culmine dell'ascesa professionale di Fontana, è stato generalmente attribuito a Monsignor Giovanni Carlo Vespignani, Tesoriere della "Reverenda Fabbrica": indicazione condivisibile, ma certo non esaustiva. In sintesi, anni di servizi non pagati, l'intervento di Vespignani, la volontà di Innocenzo XII di sanare una situazione chiaramente irregolare, evitando recriminazioni e cause legali future: tutto ciò contribuisce all’esito finale ratificato, come si è visto, nel marzo 1697. Il "Tempio Vaticano" è un elemento chiave nel rapporto tra Carlo Fontana e la "Reverenda Fabbrica di S. Pietro", rappresentando un importante strumento di affermazione per l'architetto. Già dal 1687 la Fontana riceve fondi per la pubblicazione del libro; altri pagamenti si susseguiranno fino alla sua pubblicazione (1694); a questo proposito va sottolineato, tuttavia, comr le convinzioni di autori come T. A. Marder e H. Hager sull’effettiva conoscenza del complesso del Vaticano (chiesa e piazza) da parte del Fontana siano, per quanto riguarda il Colonnato, non del tutto corrette. Un confronto tra il testo della Fontana e il Colonnato reale evidenzia, infatti, differenze architettoniche significative e palesi errori interpretativi.
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