L’intervento dell’autore intende dimostrare come gli Almanacchi dello Sport, pubblicati fra il 1914 e il 1919 dall’Editore Bemporad di Firenze, siano stati considerati dalla stampa coeva come una preziosa fonte d’informazioni alla quale attingere per documentare due tesi in stretta correlazione fra loro: da un lato, la “straordinaria importanza dell’educazione fisica come elemento fattivo del valore e della fortuna in guerra”; dall’altro, la larga diffusione raggiunta all’epoca dagli sport, testimoniata dall’ “impiego larghissimo” di attività come il ciclismo, l’automobilismo, l’aeronautica e l’aviazione nei vari servizi della guerra. Lo sportsman, dunque, era apprezzato per le qualità fisiche e psichiche che gli consentivano di svolgere, nei panni del soldato, un ruolo fondamentale, quello di “eroe” nazionale cui gli altri avrebbero potuto ispirarsi. Il racconto dello sport come fatto eroico, quindi, doveva essere in grado di incidere positivamente sul morale del popolo italiano, incoraggiandolo a sopportare stoicamente i sacrifici e le privazioni ai quali la guerra lo sottoponeva. Gli argomenti affrontati nelle pagine degli Almanacchi dello Sport, inoltre, non si limitavano ad approfondire i legami intercorsi fra la sfera ginnico-sportiva e quella bellica, ma spaziavano sino a comprendere la trattazione dei principali avvenimenti sportivi accaduti nel corso dei diversi anni, puntando con interesse anche alla storia delle singole discipline sportive e perfino alla linguistica con la pubblicazione, nel 1915, di un piccolo dizionario dei principali nomi sportivi adoperati in Italia in quegli anni.

La “Grande Guerra” e l’Almanacco dello Sport (1914-1919)

Domenico Francesco Antonio Elia
2015-01-01

Abstract

L’intervento dell’autore intende dimostrare come gli Almanacchi dello Sport, pubblicati fra il 1914 e il 1919 dall’Editore Bemporad di Firenze, siano stati considerati dalla stampa coeva come una preziosa fonte d’informazioni alla quale attingere per documentare due tesi in stretta correlazione fra loro: da un lato, la “straordinaria importanza dell’educazione fisica come elemento fattivo del valore e della fortuna in guerra”; dall’altro, la larga diffusione raggiunta all’epoca dagli sport, testimoniata dall’ “impiego larghissimo” di attività come il ciclismo, l’automobilismo, l’aeronautica e l’aviazione nei vari servizi della guerra. Lo sportsman, dunque, era apprezzato per le qualità fisiche e psichiche che gli consentivano di svolgere, nei panni del soldato, un ruolo fondamentale, quello di “eroe” nazionale cui gli altri avrebbero potuto ispirarsi. Il racconto dello sport come fatto eroico, quindi, doveva essere in grado di incidere positivamente sul morale del popolo italiano, incoraggiandolo a sopportare stoicamente i sacrifici e le privazioni ai quali la guerra lo sottoponeva. Gli argomenti affrontati nelle pagine degli Almanacchi dello Sport, inoltre, non si limitavano ad approfondire i legami intercorsi fra la sfera ginnico-sportiva e quella bellica, ma spaziavano sino a comprendere la trattazione dei principali avvenimenti sportivi accaduti nel corso dei diversi anni, puntando con interesse anche alla storia delle singole discipline sportive e perfino alla linguistica con la pubblicazione, nel 1915, di un piccolo dizionario dei principali nomi sportivi adoperati in Italia in quegli anni.
2015
Quaderni della Società Italiana di Storia dello Sport
978-88-7145-346-0
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Descrizione: Elia, SISS, 4
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