La Convenzione di ricerca tra il Dipartimento di Architettura di Pescara e il Comune di Montesilvano, ha come obiettivo l’identificazione di un’Agenda di criteri guida per qualificare gli interventi della Slow mobility, privilegiando i valori topologici della rete ciclabile. Un obiettivo che non può essere perseguito solo applicando le indicazioni di Linee guida e Normativa di settore. Lo dimostrano i risultati della ricerca, che sono un invito a riflettere su una pluralità di questioni. Quattro le principali. In primo luogo, si tende a legare la Slow mobility, quasi in via esclusiva, alla mobilità. E invece è altrettanto importante approfondire il tema dell’accessibilità. In un comune virtuoso come Montesilvano, che ha realizzato molti chilometri di piste ciclabili, la seconda questione riguarda l’importanza di fare il passo successivo: passare alla costruzione della rete. La terza concerne l’idea della rete ciclabile come opera relazionale attenta alle caratteristiche dei contesti attraversati, alla nozione di spazio pubblico e di identità. L’ultima questione parte da un’evidenza: negli ultimi anni a Montesilvano gli allagamenti urbani sono diventati sempre più frequenti; in relazione a tale fenomeno, la ricerca ha provato a indagare a quali condizioni la rete ciclabile può far parte di un progetto integrato che contribuisca a una migliore gestione delle acque meteoriche. Sono queste le prospettive per inquadrare le reti della Slow mobility come potenziali matrici di un nuovo progetto di suolo in grado di innescare processi di rigenerazione urbana sostenibile.

La rete ciclabile come occasione di rigenerazione urbana. Il caso studio di Montesilvano (PE)

Clemente
2019-01-01

Abstract

La Convenzione di ricerca tra il Dipartimento di Architettura di Pescara e il Comune di Montesilvano, ha come obiettivo l’identificazione di un’Agenda di criteri guida per qualificare gli interventi della Slow mobility, privilegiando i valori topologici della rete ciclabile. Un obiettivo che non può essere perseguito solo applicando le indicazioni di Linee guida e Normativa di settore. Lo dimostrano i risultati della ricerca, che sono un invito a riflettere su una pluralità di questioni. Quattro le principali. In primo luogo, si tende a legare la Slow mobility, quasi in via esclusiva, alla mobilità. E invece è altrettanto importante approfondire il tema dell’accessibilità. In un comune virtuoso come Montesilvano, che ha realizzato molti chilometri di piste ciclabili, la seconda questione riguarda l’importanza di fare il passo successivo: passare alla costruzione della rete. La terza concerne l’idea della rete ciclabile come opera relazionale attenta alle caratteristiche dei contesti attraversati, alla nozione di spazio pubblico e di identità. L’ultima questione parte da un’evidenza: negli ultimi anni a Montesilvano gli allagamenti urbani sono diventati sempre più frequenti; in relazione a tale fenomeno, la ricerca ha provato a indagare a quali condizioni la rete ciclabile può far parte di un progetto integrato che contribuisca a una migliore gestione delle acque meteoriche. Sono queste le prospettive per inquadrare le reti della Slow mobility come potenziali matrici di un nuovo progetto di suolo in grado di innescare processi di rigenerazione urbana sostenibile.
2019
9788899237172
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