Ogni uomo ambirebbe avere il controllo del territorio su cui vive e a renderlo esente da ogni rischio. Ambizione del resto pienamente legittima: ognuno ha il diritto di difendersi e di sentirsi sicuro nel proprio spazio socio-vitale. Nello stesso modo in ogni attività umana dovrebbero essere e, in genere, sono previste modalità di controllo strategico idonee e funzionali a controbilanciare un eventuale danno temuto. In ambito lavorativo vi sono spesso protocolli di sicurezza che sono stati concepiti e realizzati proprio per poter prevenire tali eventualità, soddisfacendo necessità ed interessi soggettivi e nel contempo pensando alla difesa ed alla tutela generale. Nel caso degli sportelli bancari, esistono direttive precise e categoriche disposizioni, atte a prevenire rischi professionali. Tra questi, nel CCNL del settore del credito, rinnovato nel 2005, è stato ricompreso il “rischio rapina”, tipologia che deve essere inserita nel “Documento di Valutazione dei Rischi” elaborato da ogni azienda. L'approfondimento di tale problematica e l'individuazione di soluzioni idonee di valutazione, prevenzione e contrasto, devono coinvolgere i Servizi di Prevenzione e Protezione, i Medici Competenti delle Aziende ed i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza. Parte da questi presupposti lo studio sociologico sui bancari negli istituti di credito in Abruzzo, con il proposito di approfondire le condizioni lavorative e sociali di tale categoria professionale e insieme il tentativo di valutare sperimentalmente l'incidenza e gli effetti del “rischio rapina” sulle persone e sul “benessere lavorativo”. Tutto questo, tenendo peraltro in debito conto che la rappresentazione della sicurezza non è uguale per tutti. Se ne ha anzi una percezione oltre che soggettiva - spesso condizionata da esperienze dirette -, anche relazionale, cioè influenzata dalle emozioni e dalle reazioni di quanti interagiscono con noi. L’indagine si snoda lungo direttrici quantitative e qualitative, con l’approfondimento delle opinioni e degli atteggiamenti dei bancari sui temi del lavoro e della sicurezza, nonché con la valutazione individuale dell’incidenza della sindrome post-traumatica da stress; con l’analisi della rappresentazione dei bancari sul mezzo stampa attraverso l’utilizzo della content analysis; con la raccolta di alcune storie di vita.
MAL DI RAPINA. I BANCARI E IL RISCHIO RAPINA NEGLI ISTITUTI DI CREDITO IN ABRUZZO
DI FRANCESCO, Gabriele
2006-01-01
Abstract
Ogni uomo ambirebbe avere il controllo del territorio su cui vive e a renderlo esente da ogni rischio. Ambizione del resto pienamente legittima: ognuno ha il diritto di difendersi e di sentirsi sicuro nel proprio spazio socio-vitale. Nello stesso modo in ogni attività umana dovrebbero essere e, in genere, sono previste modalità di controllo strategico idonee e funzionali a controbilanciare un eventuale danno temuto. In ambito lavorativo vi sono spesso protocolli di sicurezza che sono stati concepiti e realizzati proprio per poter prevenire tali eventualità, soddisfacendo necessità ed interessi soggettivi e nel contempo pensando alla difesa ed alla tutela generale. Nel caso degli sportelli bancari, esistono direttive precise e categoriche disposizioni, atte a prevenire rischi professionali. Tra questi, nel CCNL del settore del credito, rinnovato nel 2005, è stato ricompreso il “rischio rapina”, tipologia che deve essere inserita nel “Documento di Valutazione dei Rischi” elaborato da ogni azienda. L'approfondimento di tale problematica e l'individuazione di soluzioni idonee di valutazione, prevenzione e contrasto, devono coinvolgere i Servizi di Prevenzione e Protezione, i Medici Competenti delle Aziende ed i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza. Parte da questi presupposti lo studio sociologico sui bancari negli istituti di credito in Abruzzo, con il proposito di approfondire le condizioni lavorative e sociali di tale categoria professionale e insieme il tentativo di valutare sperimentalmente l'incidenza e gli effetti del “rischio rapina” sulle persone e sul “benessere lavorativo”. Tutto questo, tenendo peraltro in debito conto che la rappresentazione della sicurezza non è uguale per tutti. Se ne ha anzi una percezione oltre che soggettiva - spesso condizionata da esperienze dirette -, anche relazionale, cioè influenzata dalle emozioni e dalle reazioni di quanti interagiscono con noi. L’indagine si snoda lungo direttrici quantitative e qualitative, con l’approfondimento delle opinioni e degli atteggiamenti dei bancari sui temi del lavoro e della sicurezza, nonché con la valutazione individuale dell’incidenza della sindrome post-traumatica da stress; con l’analisi della rappresentazione dei bancari sul mezzo stampa attraverso l’utilizzo della content analysis; con la raccolta di alcune storie di vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.