Palazzo Firenze in Campo Marzio” (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, pagine 465 + XV, 2007), è primo completo studio dedicato ad uno dei palazzi nodali per vicende storico-politiche e storico- artistiche di Roma dal ‘400 al ‘900. Ogni singolo aspetto storico-architettonico, artistico, urbanistico, tipologico e microstorico è stato indagato con costanza e metodo attraverso indagini attente sul campo, ricerche in archivi di varie città italiane, confronti di disegni e rilievi, di testi editi ed inediti, di fonti letterarie, di documentazione di restauri. La prima novità è l’individuazione fondazione da parte del vescovo milanese Griffi, fiduciario degli Sforza e di Sisto IV, negli anni ’80 del Quattrocento, nel quadro della presenza lombarda a Roma che si sovrappone all’urbanistica romana di tradizione medievale familiare. Ampliato all’inizio del Cinquecento dai Cardelli da Imola, fu affittato dal Cardinale Rodolfo Pio di Carpi, che vi ospitò la sua collezione. Giulio III Ciocchi Del Monte (1550-1555) con uno spregiudicato acquisto a favore della sua famiglia usando fondi camerali, volle ricostruirlo con un’ala monumentale ad opera di Ammannati, che edificò l’attuale cortile ed il prospetto architettonico interno; la decorazione mitologica fu affidata negli stessi anni al bolognese Prospero Fontana e alla sua bottega nella loggia al pianterreno,nel salottino adiacente, nella Galleria al primo piano e nella sala con la Contesa delle Pieridi, tutto incorniciato da stucchi ammannatiani. Oltre ad una rilettura complessiva del senso politico- familiare della decorazione e della sua armonizzazione con l’architettura, è stata anche introdotta l’ipotesi della presenza a fianco di Fontana di altri artisti, tra cui del giovane Samacchini nella saletta delle grottesche. Passato in dono a Cosimo I per il complesso accordo nel quadro dell’alleanza politica con Pio IV culminato con il conferimento al Medici del titolo di Granduca, il palazzo è il primo scenario per l’azione romana di due cardinali medicei di cui viene ricostruito con nuovi apporti il ruolo artistico-politico negli anni ’60 del Cinquecento: il Cardinale Ferdinando, Granduca di Toscana dal 1587, richiamò Ammannati per l’architettura- come attestano i numerosi documenti editi ed inediti attentamente ricollegati alle fasi mutevoli della storia di quegli anni- e incaricò Jacopo Zucchi di nuove decorazioni: l’ultimo piano fu affrescato con cicli delle stagioni e dei segni zodiacali e una sala con la rappresentazione dei quattro elementi e le divinità ad essi collegate, con particolari scelte iconografiche che vengono confrontate con fonti letterarie, ma anche meglio rilette nello stile con la documentazione di antichi restauri. Dal Seicento, quando Ludovico Cigoli, con Agostino Tassi e artisti della corte fiorentina, promuove nuove decorazioni, oggi scomparse, e propone nuove modifiche anche in relazione al mutato tessuto urbanistico- politico di inizio secolo, il Palazzo è sede dei Cardinali e degli Ambasciatori medicei; col passaggio ai Lorena nel Settecento vi abitano numerosi artisti appositamente inviati da Firenze per studi di accademia e di restauro, ma vi ha anche sede la Posta attraverso cui giungevano a Roma le novità librarie europee. Altro merito del volume è l’aver dimostrato grazie alla documentazione d’archivio e ad una stampa primo ottocentesca inedita che la facciata attuale è un esempio perfetto di neocinquecentismo della metà del Settecento ad opera dell’Asprucci; tra i due secoli numerosi architetti rilevano, interpretano e propongono progetti avanzati e non realizzati del palazzo. Con l’Unità d’Italia è possibile seguire per la prima volta il dibattito tra gli enti preposti e le varie tendenze conservative e funzionali per la trasformazione del palazzo in sede del Ministero di Grazia e Giustizia e Culto (e di una Società Promotrice delle Arti); dal Novecento l’edificio è sede dell’Avvocatura dello Stato, della Società Dante Alighieri e della Presidenza Italiana dell’Unesco.

Palazzo Firenze in Campo Marzio

AURIGEMMA, Maria Giulia
2007-01-01

Abstract

Palazzo Firenze in Campo Marzio” (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, pagine 465 + XV, 2007), è primo completo studio dedicato ad uno dei palazzi nodali per vicende storico-politiche e storico- artistiche di Roma dal ‘400 al ‘900. Ogni singolo aspetto storico-architettonico, artistico, urbanistico, tipologico e microstorico è stato indagato con costanza e metodo attraverso indagini attente sul campo, ricerche in archivi di varie città italiane, confronti di disegni e rilievi, di testi editi ed inediti, di fonti letterarie, di documentazione di restauri. La prima novità è l’individuazione fondazione da parte del vescovo milanese Griffi, fiduciario degli Sforza e di Sisto IV, negli anni ’80 del Quattrocento, nel quadro della presenza lombarda a Roma che si sovrappone all’urbanistica romana di tradizione medievale familiare. Ampliato all’inizio del Cinquecento dai Cardelli da Imola, fu affittato dal Cardinale Rodolfo Pio di Carpi, che vi ospitò la sua collezione. Giulio III Ciocchi Del Monte (1550-1555) con uno spregiudicato acquisto a favore della sua famiglia usando fondi camerali, volle ricostruirlo con un’ala monumentale ad opera di Ammannati, che edificò l’attuale cortile ed il prospetto architettonico interno; la decorazione mitologica fu affidata negli stessi anni al bolognese Prospero Fontana e alla sua bottega nella loggia al pianterreno,nel salottino adiacente, nella Galleria al primo piano e nella sala con la Contesa delle Pieridi, tutto incorniciato da stucchi ammannatiani. Oltre ad una rilettura complessiva del senso politico- familiare della decorazione e della sua armonizzazione con l’architettura, è stata anche introdotta l’ipotesi della presenza a fianco di Fontana di altri artisti, tra cui del giovane Samacchini nella saletta delle grottesche. Passato in dono a Cosimo I per il complesso accordo nel quadro dell’alleanza politica con Pio IV culminato con il conferimento al Medici del titolo di Granduca, il palazzo è il primo scenario per l’azione romana di due cardinali medicei di cui viene ricostruito con nuovi apporti il ruolo artistico-politico negli anni ’60 del Cinquecento: il Cardinale Ferdinando, Granduca di Toscana dal 1587, richiamò Ammannati per l’architettura- come attestano i numerosi documenti editi ed inediti attentamente ricollegati alle fasi mutevoli della storia di quegli anni- e incaricò Jacopo Zucchi di nuove decorazioni: l’ultimo piano fu affrescato con cicli delle stagioni e dei segni zodiacali e una sala con la rappresentazione dei quattro elementi e le divinità ad essi collegate, con particolari scelte iconografiche che vengono confrontate con fonti letterarie, ma anche meglio rilette nello stile con la documentazione di antichi restauri. Dal Seicento, quando Ludovico Cigoli, con Agostino Tassi e artisti della corte fiorentina, promuove nuove decorazioni, oggi scomparse, e propone nuove modifiche anche in relazione al mutato tessuto urbanistico- politico di inizio secolo, il Palazzo è sede dei Cardinali e degli Ambasciatori medicei; col passaggio ai Lorena nel Settecento vi abitano numerosi artisti appositamente inviati da Firenze per studi di accademia e di restauro, ma vi ha anche sede la Posta attraverso cui giungevano a Roma le novità librarie europee. Altro merito del volume è l’aver dimostrato grazie alla documentazione d’archivio e ad una stampa primo ottocentesca inedita che la facciata attuale è un esempio perfetto di neocinquecentismo della metà del Settecento ad opera dell’Asprucci; tra i due secoli numerosi architetti rilevano, interpretano e propongono progetti avanzati e non realizzati del palazzo. Con l’Unità d’Italia è possibile seguire per la prima volta il dibattito tra gli enti preposti e le varie tendenze conservative e funzionali per la trasformazione del palazzo in sede del Ministero di Grazia e Giustizia e Culto (e di una Società Promotrice delle Arti); dal Novecento l’edificio è sede dell’Avvocatura dello Stato, della Società Dante Alighieri e della Presidenza Italiana dell’Unesco.
2007
9788824035651
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/103846
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