Il presente saggio affronta il tema degli effetti economici delle catastrofi naturali come, ad esempio il terremoto della Majella, che colpì l’Abruzzo-Molise in epoca fascista. Il lavoro, che è il risultato di un minuzioso spoglio di una vasta gamma di fonti consultate in Abruzzo e presso l’archivio centrale dello Stato, l’archivio storico del Banco di Napoli e le biblioteche parlamentari, descrive i caratteri dell’evento sismico e la sua portata sia dal punto di vista fisico che economico. In esso si descrivono le modalità di reazione nell’ambito degli interventi attuati dalla classe politica locale e nazionale e si analizzano in modo accurato gli esiti del processo di ricostruzione posto in essere. Parte centrale della trattazione è riservata allo studio dell’aspetto finanziario dei singoli interventi, condotto su scala micro, che consente di calcolare la congruità dei finanziamenti rispetto al progetto di ricostruzione, ma anche di valutare, attraverso perizie e capitolati d’appalto, la posizione assunta dall’imprenditoria edile locale e nazionale, che non perse l’occasione offerta dal terremoto per consolidarsi e rafforzarsi in una fase critica dell’economia nazionale. Ne deriva in complesso la rappresentazione di una trasformazione di assetti insediativi e di attività produttive locali misurata per l’arco di oltre un decennio. La ricostruzione imposta dal sisma migliora le condizioni abitative delle famiglie interessate sia a livello igienico sia in relazione alla stabilità e all’abitabilità degli alloggi. Ne consegue che grazie ai vincoli imposti dal governo attraverso le disposizioni di edilizia antisismica, nelle zone a rischio si diffonde l’utilizzo del cemento armato, che migliora decisamente la qualità delle abitazioni. L’impiego di tale materiale, ha contraddistinto la ricostruzione di molte aree abruzzesi interessate dal sisma, per le quali i proprietari se da un lato sono costretti ad affrontare spese relativamente più elevate, dall’altro possono, in virtù di tale imposizione, contare su un ragionevole aiuto da parte dello Stato. Da un punto di vista strettamente economico, invece, possiamo affermare che il terremoto della Majella rappresenta un’occasione di stimolo per alcuni settori dell’economia locale, primo fra tutti quello edilizio, in gravi difficoltà a causa dei riflessi negativi della crisi economica del ’29 e della conseguente politica deflattiva. Il terremoto consente anche di ridurre la crescente disoccupazione, che negli anni Trenta, affliggeva le zone colpite dal sisma; infatti, si registra un rilevante incremento dell’occupazione nel settore edilizio. In un simile contesto non sono mancati dei casi di rapporti clientelari che hanno sostenuto e accelerato la ricostruzione di abitazioni appartenenti a famiglie particolarmente in vista a livello locale. Non si esita, infatti, a mettere in campo le “conoscenze politiche” per alleviare lo stato di disagio ed accelerare per quanto possibile il rapido ritorno alla normalità. Tale procedura, ovviamente, è prerogativa di pochi, in quanto la maggior parte dei proprietari danneggiati deve pazientemente attendere i tempi burocratici della normale ricostruzione. A questo punto è opportuno ricordare che il terremoto riveste un ruolo determinante anche per quel che concerne una più razionale distribuzione degli abitati sul territorio. Esempi in tal senso sono quelli della demolizione e dello spostamento di alcuni centri abitati, resosi necessario in seguito al sisma, come per il comune di Salle nel Pescarese e quello di Civitella Messer Raimondo nel Chietino: tali costruzioni portarono ad una più funzionale organizzazione del territorio. Per quanto concerne, infine, la politica di ricostruzione è evidente che, in linea generale, il Governo fascista privilegia, nell’ambito dei suoi interventi, la riedificazione delle abitazioni civili, a cui dedica un’ampia parte delle risorse, rispetto all’apparato produttivo, in verità compromesso solo in parte dal sisma; in ogni caso gli interventi governativi nei diversi settori produttivi sono più diluiti nel tempo e certamente meno efficaci. Data la limitata disponibilità delle risorse finanziarie la scelta del Governo fascista è quindi quella di adottare una politica, volta ad acquietare e rassicurare l’opinione pubblica, impegnandosi solo in un secondo momento nel finanziamento degli interventi nel settore agricolo, manifatturiero e commerciale, pur vitali nella precarietà dell’economia abruzzese dell’epoca.

Economia di una catastrofe. Il terremoto della Majella in epoca fascista

RIDOLFI, Natascia
2005-01-01

Abstract

Il presente saggio affronta il tema degli effetti economici delle catastrofi naturali come, ad esempio il terremoto della Majella, che colpì l’Abruzzo-Molise in epoca fascista. Il lavoro, che è il risultato di un minuzioso spoglio di una vasta gamma di fonti consultate in Abruzzo e presso l’archivio centrale dello Stato, l’archivio storico del Banco di Napoli e le biblioteche parlamentari, descrive i caratteri dell’evento sismico e la sua portata sia dal punto di vista fisico che economico. In esso si descrivono le modalità di reazione nell’ambito degli interventi attuati dalla classe politica locale e nazionale e si analizzano in modo accurato gli esiti del processo di ricostruzione posto in essere. Parte centrale della trattazione è riservata allo studio dell’aspetto finanziario dei singoli interventi, condotto su scala micro, che consente di calcolare la congruità dei finanziamenti rispetto al progetto di ricostruzione, ma anche di valutare, attraverso perizie e capitolati d’appalto, la posizione assunta dall’imprenditoria edile locale e nazionale, che non perse l’occasione offerta dal terremoto per consolidarsi e rafforzarsi in una fase critica dell’economia nazionale. Ne deriva in complesso la rappresentazione di una trasformazione di assetti insediativi e di attività produttive locali misurata per l’arco di oltre un decennio. La ricostruzione imposta dal sisma migliora le condizioni abitative delle famiglie interessate sia a livello igienico sia in relazione alla stabilità e all’abitabilità degli alloggi. Ne consegue che grazie ai vincoli imposti dal governo attraverso le disposizioni di edilizia antisismica, nelle zone a rischio si diffonde l’utilizzo del cemento armato, che migliora decisamente la qualità delle abitazioni. L’impiego di tale materiale, ha contraddistinto la ricostruzione di molte aree abruzzesi interessate dal sisma, per le quali i proprietari se da un lato sono costretti ad affrontare spese relativamente più elevate, dall’altro possono, in virtù di tale imposizione, contare su un ragionevole aiuto da parte dello Stato. Da un punto di vista strettamente economico, invece, possiamo affermare che il terremoto della Majella rappresenta un’occasione di stimolo per alcuni settori dell’economia locale, primo fra tutti quello edilizio, in gravi difficoltà a causa dei riflessi negativi della crisi economica del ’29 e della conseguente politica deflattiva. Il terremoto consente anche di ridurre la crescente disoccupazione, che negli anni Trenta, affliggeva le zone colpite dal sisma; infatti, si registra un rilevante incremento dell’occupazione nel settore edilizio. In un simile contesto non sono mancati dei casi di rapporti clientelari che hanno sostenuto e accelerato la ricostruzione di abitazioni appartenenti a famiglie particolarmente in vista a livello locale. Non si esita, infatti, a mettere in campo le “conoscenze politiche” per alleviare lo stato di disagio ed accelerare per quanto possibile il rapido ritorno alla normalità. Tale procedura, ovviamente, è prerogativa di pochi, in quanto la maggior parte dei proprietari danneggiati deve pazientemente attendere i tempi burocratici della normale ricostruzione. A questo punto è opportuno ricordare che il terremoto riveste un ruolo determinante anche per quel che concerne una più razionale distribuzione degli abitati sul territorio. Esempi in tal senso sono quelli della demolizione e dello spostamento di alcuni centri abitati, resosi necessario in seguito al sisma, come per il comune di Salle nel Pescarese e quello di Civitella Messer Raimondo nel Chietino: tali costruzioni portarono ad una più funzionale organizzazione del territorio. Per quanto concerne, infine, la politica di ricostruzione è evidente che, in linea generale, il Governo fascista privilegia, nell’ambito dei suoi interventi, la riedificazione delle abitazioni civili, a cui dedica un’ampia parte delle risorse, rispetto all’apparato produttivo, in verità compromesso solo in parte dal sisma; in ogni caso gli interventi governativi nei diversi settori produttivi sono più diluiti nel tempo e certamente meno efficaci. Data la limitata disponibilità delle risorse finanziarie la scelta del Governo fascista è quindi quella di adottare una politica, volta ad acquietare e rassicurare l’opinione pubblica, impegnandosi solo in un secondo momento nel finanziamento degli interventi nel settore agricolo, manifatturiero e commerciale, pur vitali nella precarietà dell’economia abruzzese dell’epoca.
2005
9788846470812
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/103988
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