Molti problemi della teoria sociologica impegnata nell’analisi del mutamento implicano costantemente – sebbene in modi alquanto variabili – i concetti di struttura e azione, i quali sono centrali per l’analisi in quanto inevitabili nella discussione tra posizioni diverse – come tra soggettivismo e oggettivismo, o come nel rapporto micro-macro – che si dibattono in un’ambivalenza mai del tutto superabile della realtà sociale, analizzata ora in modo scientifico, ora nella rivalutazione del carattere umano della società. Tale tradizionale ambivalenza ha mostrato l’azione e la struttura sempre come variabili inerti e dipendenti, con la conseguenza di sovraordinare o subordinare alle persone la complessità del problema sociologico da esse comportata. Per questi motivi, l’analisi si concentra sul problema sociologico rappresentato dai concetti di struttura e azione, cercando di evidenziarne l’articolazione entro il quadro di due proposte sociologiche che invitano, nelle loro rispettive implicazioni teorico-metodologiche, a superare l’alternanza concettuale tra individualismo e collettivismo e i loro limiti: la teoria morfogenetica di Margaret Archer e la teoria dell’agire comunicativo di Jurgen Habermas. Nella versione della teoria sociale offerta da Margaret Archer, l’ambivalenza del rapporto struttura/azione viene criticata attraverso i concetti di “conflazione verso l’alto”, “conflazione verso il basso”, “conflazione centrale”, e superata in vista di un approccio – quello morfogenetico – in cui struttura e azione vengono connesse, anziché fatte collassare l’una nell’altra. Questo modello è di tipo emergentista, in quanto ritiene la struttura e l’azione distinguibili e separabili analiticamente, dal momento che esse operano in diversi tratti della dimensione temporale. Secondo Jurgen Habermas, nel gioco dell’ambivalenza tra il tentativo dell’agire strumentale, nella sua emanazione tecnicistica, di prevaricare i confini di volta in volta definiti dalla sua stessa complessificazione sistemica, e la capacità di “resistenza” dell’agire comunicativo, grazie al suo medium intersoggettivo, legato indissolubilmente al mondo vitale, il linguaggio, si articola una forma innovativa, in grado di mettere in luce il rapporto razionale tra teoria e prassi sociale: questa nuova forma è, per l’appunto, la razionalità comunicativa.

Mutamento sociale, razionalità e comunicazione. Agency vs. Fluency

PASOTTI, Camillo Stefano
2008-01-01

Abstract

Molti problemi della teoria sociologica impegnata nell’analisi del mutamento implicano costantemente – sebbene in modi alquanto variabili – i concetti di struttura e azione, i quali sono centrali per l’analisi in quanto inevitabili nella discussione tra posizioni diverse – come tra soggettivismo e oggettivismo, o come nel rapporto micro-macro – che si dibattono in un’ambivalenza mai del tutto superabile della realtà sociale, analizzata ora in modo scientifico, ora nella rivalutazione del carattere umano della società. Tale tradizionale ambivalenza ha mostrato l’azione e la struttura sempre come variabili inerti e dipendenti, con la conseguenza di sovraordinare o subordinare alle persone la complessità del problema sociologico da esse comportata. Per questi motivi, l’analisi si concentra sul problema sociologico rappresentato dai concetti di struttura e azione, cercando di evidenziarne l’articolazione entro il quadro di due proposte sociologiche che invitano, nelle loro rispettive implicazioni teorico-metodologiche, a superare l’alternanza concettuale tra individualismo e collettivismo e i loro limiti: la teoria morfogenetica di Margaret Archer e la teoria dell’agire comunicativo di Jurgen Habermas. Nella versione della teoria sociale offerta da Margaret Archer, l’ambivalenza del rapporto struttura/azione viene criticata attraverso i concetti di “conflazione verso l’alto”, “conflazione verso il basso”, “conflazione centrale”, e superata in vista di un approccio – quello morfogenetico – in cui struttura e azione vengono connesse, anziché fatte collassare l’una nell’altra. Questo modello è di tipo emergentista, in quanto ritiene la struttura e l’azione distinguibili e separabili analiticamente, dal momento che esse operano in diversi tratti della dimensione temporale. Secondo Jurgen Habermas, nel gioco dell’ambivalenza tra il tentativo dell’agire strumentale, nella sua emanazione tecnicistica, di prevaricare i confini di volta in volta definiti dalla sua stessa complessificazione sistemica, e la capacità di “resistenza” dell’agire comunicativo, grazie al suo medium intersoggettivo, legato indissolubilmente al mondo vitale, il linguaggio, si articola una forma innovativa, in grado di mettere in luce il rapporto razionale tra teoria e prassi sociale: questa nuova forma è, per l’appunto, la razionalità comunicativa.
2008
9788854816466
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