Giacomo Cavuta Territorio e cultura nella rivalorizzazione del paesaggio. Un caso abruzzese L’ambiente, sia esso naturale o artificiale, è l’ingrediente fondamentale del prodotto turistico. Però, non appena l’attività turistica ha luogo, l’ambiente viene inevitabilmente cambiato o modificato, sia per promuovere il turismo, sia durante il processo turistico. Come ogni attività umana, anche il turismo si sviluppa e si relaziona all’ambiente, generando su di esso un impatto rilevante. L’ambivalenza insita nel fenomeno turistico fa sì che esso, se da un lato può contribuire al conseguimento di obiettivi socio-economici e culturali, dall’altro possa essere causa di degrado ambientale. É importante sottolineare che in qualsiasi azione di pianificazione ambientale è cruciale il ruolo della popolazione locale: senza la sua partecipazione alle scelte strategiche di sviluppo, di protezione ambientale e di organizzazione sociale, è difficile concepire uno sviluppo che sia autenticamente sostenibile. In questo modo le imprese potranno sfruttare al meglio le crescenti opportunità di sviluppo aumentando la propria competitività e contribuendo, nel contempo, al processo di sviluppo sostenibile delle singole realtà territoriali. L’idea che sta alla base dell’albergo diffuso nasce dall’opportunità di realizzare strutture ricettive in piccoli centri rurali senza costruire nuovi immobili, ma utilizzando edifici già esistenti nel rispetto dell’ambiente locale: se nuove strutture provocherebbero inevitabilmente un impatto ambientale indesiderabile e apporterebbero troppe modifiche all’assetto urbano esistente, l’utilizzo di cascine e abitazioni esistenti porta invece con se effetti benefici per la tutela e la difesa del patrimonio edilizio. L’albergo diffuso è, qui, un interessante caso di recupero del borgo, svuotato dall’emigrazione e ridotto a poco più di 100. L’iniziativa è profit e porta il nome della Sextantio di un imprenditore italo - svedese figlio di ricca famiglia di imprenditori, filosofo di formazione, nato e vissuto a Milano fino a quando, per seguire il lavoro di un cementificio di famiglia, si è trasferito a Pescara negli anni ‘90. Questa esigenza di integrazione appare evidente proprio analizzando le politiche territoriali. La caratteristica che accomuna queste politiche è di mettere al centro della loro azione il territorio: non si tratta soltanto più di promuovere delle politiche di protezione delle singole risorse ma di mettere in atto politiche di protezione e di gestione intersettoriali rivolte a specifiche aree territoriali, come nel caso di un parco, o all’intero territorio, come nel caso della pianificazione paesistica e territoriale. A questo proposito, il paesaggio montano – definito come paesaggio culturale - può ben essere considerato alla stregua di un “capitale ambientale critico”, e come tale fatto oggetto di specifiche politiche territoriali. Nonostante l’apparente ovvietà di questo assunto, si deve rimarcare che non di rado esso è stato di fatto ignorato in molte delle scelte di politica territoriale, sia di quelle orientate allo sviluppo locale, sia quelle orientate alla conservazione dell’ambiente: le prime monotonamente concepite come importazione acritica di modelli industriali tipici della pianura, le seconde dominate da una rigida concezione di wilderness e da un pregiudizio negativo verso qualunque intervento antropico.

TERRITORIO E CULTURA NELLA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO. IL CASO DI SANTO STEFANO DI SESSANIO

CAVUTA, Giacomo
2007-01-01

Abstract

Giacomo Cavuta Territorio e cultura nella rivalorizzazione del paesaggio. Un caso abruzzese L’ambiente, sia esso naturale o artificiale, è l’ingrediente fondamentale del prodotto turistico. Però, non appena l’attività turistica ha luogo, l’ambiente viene inevitabilmente cambiato o modificato, sia per promuovere il turismo, sia durante il processo turistico. Come ogni attività umana, anche il turismo si sviluppa e si relaziona all’ambiente, generando su di esso un impatto rilevante. L’ambivalenza insita nel fenomeno turistico fa sì che esso, se da un lato può contribuire al conseguimento di obiettivi socio-economici e culturali, dall’altro possa essere causa di degrado ambientale. É importante sottolineare che in qualsiasi azione di pianificazione ambientale è cruciale il ruolo della popolazione locale: senza la sua partecipazione alle scelte strategiche di sviluppo, di protezione ambientale e di organizzazione sociale, è difficile concepire uno sviluppo che sia autenticamente sostenibile. In questo modo le imprese potranno sfruttare al meglio le crescenti opportunità di sviluppo aumentando la propria competitività e contribuendo, nel contempo, al processo di sviluppo sostenibile delle singole realtà territoriali. L’idea che sta alla base dell’albergo diffuso nasce dall’opportunità di realizzare strutture ricettive in piccoli centri rurali senza costruire nuovi immobili, ma utilizzando edifici già esistenti nel rispetto dell’ambiente locale: se nuove strutture provocherebbero inevitabilmente un impatto ambientale indesiderabile e apporterebbero troppe modifiche all’assetto urbano esistente, l’utilizzo di cascine e abitazioni esistenti porta invece con se effetti benefici per la tutela e la difesa del patrimonio edilizio. L’albergo diffuso è, qui, un interessante caso di recupero del borgo, svuotato dall’emigrazione e ridotto a poco più di 100. L’iniziativa è profit e porta il nome della Sextantio di un imprenditore italo - svedese figlio di ricca famiglia di imprenditori, filosofo di formazione, nato e vissuto a Milano fino a quando, per seguire il lavoro di un cementificio di famiglia, si è trasferito a Pescara negli anni ‘90. Questa esigenza di integrazione appare evidente proprio analizzando le politiche territoriali. La caratteristica che accomuna queste politiche è di mettere al centro della loro azione il territorio: non si tratta soltanto più di promuovere delle politiche di protezione delle singole risorse ma di mettere in atto politiche di protezione e di gestione intersettoriali rivolte a specifiche aree territoriali, come nel caso di un parco, o all’intero territorio, come nel caso della pianificazione paesistica e territoriale. A questo proposito, il paesaggio montano – definito come paesaggio culturale - può ben essere considerato alla stregua di un “capitale ambientale critico”, e come tale fatto oggetto di specifiche politiche territoriali. Nonostante l’apparente ovvietà di questo assunto, si deve rimarcare che non di rado esso è stato di fatto ignorato in molte delle scelte di politica territoriale, sia di quelle orientate allo sviluppo locale, sia quelle orientate alla conservazione dell’ambiente: le prime monotonamente concepite come importazione acritica di modelli industriali tipici della pianura, le seconde dominate da una rigida concezione di wilderness e da un pregiudizio negativo verso qualunque intervento antropico.
2007
9788846489791
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/106025
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