I due saggi affrontano l'evolversi della carriera dell'architetto dalla sua fase formativa alla maturità, attraverso l'esperienza con Gustavo Giovannoni e l'AACAr, e la partecipazione, da giovane architetto, ai dibattiti per trovare forme espressive idonee nelle nuove architetture e negli interventi sull'edilizia storica. L'esperienza di Gismondi nella ricostruzione delle case ostiensi sarà una linea da seguire per gli architetti che, negli anni Venti del Novecento, cercheranno una via 'italiana' all'architettura; gli studi condotti seguendo questa linea di ricerca avranno sviluppi anche nelle generazioni successive. Italo Gismondi è stato un architetto progettista e restauratore che ha lavorato per vari anni nella Soprintendenza archeologica di Ostia Antica, rimanendo anche in stretto contatto con i protagonisti della vita culturale degli anni in cui fu maggiormente attivo. Tra le lastre fotografiche dell'Archivio Gismondi sono state ritrovate delle riproduzioni di suoi progetti giovanili (dal 1908 al 1915) predisposti per la partecipazione a concorsi di architettura che in alcuni lo videro vincitore. Un aspetto inedito della sua figura che mi ha stimolato ad intraprendere le ricerche confluite in questo saggio (nel capitolo: "La formazione di Italo Gismondi", pp. 43-59) dove è stata evidenziata l'ispirazione viennese – consueta per gli architetti dell'epoca – e la partecipazione ai circoli artistici come l'Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura di cui Gismondi fu socio fin da studente. Da qui la frequentazione con teorici e architetti impegnati nel rinnovamento urbano ed edilizio, come Gustavo Giovannoni, Marcello Piacentini e altri. Risultato significativo e di particolare interesse storiografico derivato da queste frequentazioni è stato il suo impegno nella ristrutturazione delle case di Ostia Antica che ha avuto influenza notevole nei progetti successivi per quartieri, in particolare di Roma (S. Saba, Garbatella, Città Giardino Aniene, ecc.). Il secondo saggio elaborato per la stessa pubblicazione (pp. 281-302, nel capitolo: "Dagli studi in 3D ... fino ai plastici") prende avvio dalla pubblicazione, nel 1923, di un saggio di Calza, con la ricostruzione delle insulae ostiensi di Lawrence e Gismondi, nella "Rivista di Architettura e Arti decorative" diretta da Gustavo Giovannoni e Marcello Picentini. Più indirizzato del saggio precedente all'analisi dell'architettura costruita in quegli anni e fino alle sostanziali variazioni culturali introdotte in Italia dalla fine degli anni Venti, vengono messe in relazione le teorizzazioni sulle case ostiensi con lo sviluppo delle "case a basso costo" in realizzazioni romane dell'epoca. In molti dei quartieri progettati e costruiti si ebbe la presenza costante – come progettista o come consulente – di Gustavo Giovannoni, e a lui vanno ricondotte molte delle figure professionali autori dei progetti, ma anche Marcello Piacentini ricoprì un ruolo influente, come altri architetti con cui sia Calza che Gismondi debbono aver mantenuto costanti contatti culturali. Nel 1939 Calza affronta nuovamente in un saggio il tema della pianificazione antica di Ostia e della sua edilizia, presentando una più diffusa campagna di scavi archeologici. Da ciò, e da altre considerazioni sull'attività culturale di quegli anni, prende spunto la parte conclusiva dove le teorizzazioni e la pratica del primo dopoguerra vedono una ripresa di interesse per gli ulteriori sviluppi di un'architettura "nuova" e "moderna" ma italiana. Recepita nel secondo dopoguerra da architetti che, da giovani, avevano assistito ai dibattiti di vari anni prima, la linea culturale introdotta nel primo Novecento - anche se all'epoca con proposte e indirizzi ancora in fase embrionale – ha quindi una ripresa, non casualmente coincidente con la nuova pubblicazione di Calza e Gismondi. In particolare, tra il gruppo dei "giovani" più attenti a recuperare quegli insegnamenti, Saverio Muratori esprime un'architettura pienamente in sintonia con i propositi perseguiti dai predecessori e dai contemporanei. The two essays are about the evolution of the Architect career, from beginning to maturity, through the experience with Gustavo Giovannoni and AACAr, and his participation as young architect in debates for finding expression forms suitable to the new architectures, and for the works relating to historical buildings. The experience of Gismondi in the reconstruction of Ostia houses was a line to be followed for architects, who would look for an Italian way to architecture in the twenties of the 20th century; the studies carried out in this line of research would have developments in the following generations, too. Italo Gismondi was an architect planner and restorer who worked for the Superintendence of Archaeology of Ostia Antica for years, in close touch with the protagonists of the cultural life of the years in which he was mostly active. Some reproductions of his youth projects were found among the photographic plates of the Gismondi Archives (from 1908 to 1915), ready for participation in architecture contests. He actually won some of them. This unusual aspect of his figure encouraged me to start the search producing this essay (in the chapter: "The Training of Italo Gismondi", pp. 43-59), where the Viennese inspiration was pointed out – a usual inspiration for the architects of the time – as well as participation in art circles such as the “Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura” (Architecture Fellow Art Association); Gismondi was a member of it ever since he was a student. Hence he was in contact with theoreticians and architects committed to urban and building renewal such as Gustavo Giovannoni, Marcello Piacentini and others. The meaningful result of important historiographic interest, originating from those contacts, was his commitment to the refurbishment of the Ostia Antica houses, which significantly influenced subsequent projects of quarters, particularly in Rome (S. Saba, Garbatella, Città Giardino Aniene, etc.). The second essay elaborated for the same publication (pp. 281-302 of the chapter "From 3D studies... until architectural models") started from the publication of an essay by Calza in 1923, with the reconstruction of the Insulae Ostiensi (Ostia houses) of Lawrence and Gismondi, in the "Rivista di Architettura e Arti Decorative" (Architecture and Decorative Arts Magazine) directed by Gustavo Giovannoni and Marcello Piacentini. With respect to the previous essay, this one focuses on the architectures built in those years. Until the substantial cultural changes introduced in Italy from the end of the twenties, theories on Ostia houses are related to the development of low cost houses in Rome at the time. In lots of the quarters planned and built, Gustavo Giovannoni is constantly present either as planner or consultant. He is a point of reference for many planners; however, Marcello Piacentini plays an important role, too, as the other architects both Calza and Gismondi are probably in constant cultural contact with. In 1939, in an essay, Calza faces again the theme of the old planning of Ostia and its building, presenting a widespread campaign of archaeological excavations. The final part is based on that and other remarks on the cultural activities of those years; the theories and practice of the period after WW1 are further developed towards a new and modern architecture, but an Italian one. The cultural line introduced in the early twentieth century was adopted – in the period after WW2 – by the architects who kept in mind the debates of several years before, when they were young, though with proposals and trends still at embryo stage. The recovery of that line coincided – not by chance – with the new publication by Calza and Gismondi. In particular, among the group of the young taking care to recover those teachings, Saverio Muratori expressed architecture fully in line with the goals pursued by predecessors and contemporaries.

L'antichità come progetto: dagli scavi di Ostia alla città moderna

MARCUCCI, Laura
2007-01-01

Abstract

I due saggi affrontano l'evolversi della carriera dell'architetto dalla sua fase formativa alla maturità, attraverso l'esperienza con Gustavo Giovannoni e l'AACAr, e la partecipazione, da giovane architetto, ai dibattiti per trovare forme espressive idonee nelle nuove architetture e negli interventi sull'edilizia storica. L'esperienza di Gismondi nella ricostruzione delle case ostiensi sarà una linea da seguire per gli architetti che, negli anni Venti del Novecento, cercheranno una via 'italiana' all'architettura; gli studi condotti seguendo questa linea di ricerca avranno sviluppi anche nelle generazioni successive. Italo Gismondi è stato un architetto progettista e restauratore che ha lavorato per vari anni nella Soprintendenza archeologica di Ostia Antica, rimanendo anche in stretto contatto con i protagonisti della vita culturale degli anni in cui fu maggiormente attivo. Tra le lastre fotografiche dell'Archivio Gismondi sono state ritrovate delle riproduzioni di suoi progetti giovanili (dal 1908 al 1915) predisposti per la partecipazione a concorsi di architettura che in alcuni lo videro vincitore. Un aspetto inedito della sua figura che mi ha stimolato ad intraprendere le ricerche confluite in questo saggio (nel capitolo: "La formazione di Italo Gismondi", pp. 43-59) dove è stata evidenziata l'ispirazione viennese – consueta per gli architetti dell'epoca – e la partecipazione ai circoli artistici come l'Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura di cui Gismondi fu socio fin da studente. Da qui la frequentazione con teorici e architetti impegnati nel rinnovamento urbano ed edilizio, come Gustavo Giovannoni, Marcello Piacentini e altri. Risultato significativo e di particolare interesse storiografico derivato da queste frequentazioni è stato il suo impegno nella ristrutturazione delle case di Ostia Antica che ha avuto influenza notevole nei progetti successivi per quartieri, in particolare di Roma (S. Saba, Garbatella, Città Giardino Aniene, ecc.). Il secondo saggio elaborato per la stessa pubblicazione (pp. 281-302, nel capitolo: "Dagli studi in 3D ... fino ai plastici") prende avvio dalla pubblicazione, nel 1923, di un saggio di Calza, con la ricostruzione delle insulae ostiensi di Lawrence e Gismondi, nella "Rivista di Architettura e Arti decorative" diretta da Gustavo Giovannoni e Marcello Picentini. Più indirizzato del saggio precedente all'analisi dell'architettura costruita in quegli anni e fino alle sostanziali variazioni culturali introdotte in Italia dalla fine degli anni Venti, vengono messe in relazione le teorizzazioni sulle case ostiensi con lo sviluppo delle "case a basso costo" in realizzazioni romane dell'epoca. In molti dei quartieri progettati e costruiti si ebbe la presenza costante – come progettista o come consulente – di Gustavo Giovannoni, e a lui vanno ricondotte molte delle figure professionali autori dei progetti, ma anche Marcello Piacentini ricoprì un ruolo influente, come altri architetti con cui sia Calza che Gismondi debbono aver mantenuto costanti contatti culturali. Nel 1939 Calza affronta nuovamente in un saggio il tema della pianificazione antica di Ostia e della sua edilizia, presentando una più diffusa campagna di scavi archeologici. Da ciò, e da altre considerazioni sull'attività culturale di quegli anni, prende spunto la parte conclusiva dove le teorizzazioni e la pratica del primo dopoguerra vedono una ripresa di interesse per gli ulteriori sviluppi di un'architettura "nuova" e "moderna" ma italiana. Recepita nel secondo dopoguerra da architetti che, da giovani, avevano assistito ai dibattiti di vari anni prima, la linea culturale introdotta nel primo Novecento - anche se all'epoca con proposte e indirizzi ancora in fase embrionale – ha quindi una ripresa, non casualmente coincidente con la nuova pubblicazione di Calza e Gismondi. In particolare, tra il gruppo dei "giovani" più attenti a recuperare quegli insegnamenti, Saverio Muratori esprime un'architettura pienamente in sintonia con i propositi perseguiti dai predecessori e dai contemporanei. The two essays are about the evolution of the Architect career, from beginning to maturity, through the experience with Gustavo Giovannoni and AACAr, and his participation as young architect in debates for finding expression forms suitable to the new architectures, and for the works relating to historical buildings. The experience of Gismondi in the reconstruction of Ostia houses was a line to be followed for architects, who would look for an Italian way to architecture in the twenties of the 20th century; the studies carried out in this line of research would have developments in the following generations, too. Italo Gismondi was an architect planner and restorer who worked for the Superintendence of Archaeology of Ostia Antica for years, in close touch with the protagonists of the cultural life of the years in which he was mostly active. Some reproductions of his youth projects were found among the photographic plates of the Gismondi Archives (from 1908 to 1915), ready for participation in architecture contests. He actually won some of them. This unusual aspect of his figure encouraged me to start the search producing this essay (in the chapter: "The Training of Italo Gismondi", pp. 43-59), where the Viennese inspiration was pointed out – a usual inspiration for the architects of the time – as well as participation in art circles such as the “Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura” (Architecture Fellow Art Association); Gismondi was a member of it ever since he was a student. Hence he was in contact with theoreticians and architects committed to urban and building renewal such as Gustavo Giovannoni, Marcello Piacentini and others. The meaningful result of important historiographic interest, originating from those contacts, was his commitment to the refurbishment of the Ostia Antica houses, which significantly influenced subsequent projects of quarters, particularly in Rome (S. Saba, Garbatella, Città Giardino Aniene, etc.). The second essay elaborated for the same publication (pp. 281-302 of the chapter "From 3D studies... until architectural models") started from the publication of an essay by Calza in 1923, with the reconstruction of the Insulae Ostiensi (Ostia houses) of Lawrence and Gismondi, in the "Rivista di Architettura e Arti Decorative" (Architecture and Decorative Arts Magazine) directed by Gustavo Giovannoni and Marcello Piacentini. With respect to the previous essay, this one focuses on the architectures built in those years. Until the substantial cultural changes introduced in Italy from the end of the twenties, theories on Ostia houses are related to the development of low cost houses in Rome at the time. In lots of the quarters planned and built, Gustavo Giovannoni is constantly present either as planner or consultant. He is a point of reference for many planners; however, Marcello Piacentini plays an important role, too, as the other architects both Calza and Gismondi are probably in constant cultural contact with. In 1939, in an essay, Calza faces again the theme of the old planning of Ostia and its building, presenting a widespread campaign of archaeological excavations. The final part is based on that and other remarks on the cultural activities of those years; the theories and practice of the period after WW1 are further developed towards a new and modern architecture, but an Italian one. The cultural line introduced in the early twentieth century was adopted – in the period after WW2 – by the architects who kept in mind the debates of several years before, when they were young, though with proposals and trends still at embryo stage. The recovery of that line coincided – not by chance – with the new publication by Calza and Gismondi. In particular, among the group of the young taking care to recover those teachings, Saverio Muratori expressed architecture fully in line with the goals pursued by predecessors and contemporaries.
2007
8871403274
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/106396
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