Il museo dell’Ara Pacis di Richard Meier si inscrive coerentemente e tenacemente nell’orbita linguistica del Movimento Moderno, crede fideisticamente nella forza espressiva del singolo oggetto, si compiace del proprio autistico isolamento ritagliando la sua figura su di uno sfondo che è assunto come contesto indifferente. In questo suo essere atopica , l’opera di Meier assume rispetto al luogo che attraversa un significato diametralmente opposto a quello indicato da Terragni: alla struttura ‘utopica’ edificata da quest’ultimo, struttura silente che restituisce del luogo il suo significato non visibile, si contrappone l’assolo di un oggetto parlante ma non dialogante , radicato nell’ “assenza del luogo”, nel senso atopico inteso da Simone Weil, e luogo esso stesso. Il saggio pubblicato in questo volume a AAVV è un approfondimento dell’articolo Moderno troppo Moderno di C Andriani pubblicato in Casabella n .745.
Richard Meier, la fine del Moderno
ANDRIANI, Carmela
2007-01-01
Abstract
Il museo dell’Ara Pacis di Richard Meier si inscrive coerentemente e tenacemente nell’orbita linguistica del Movimento Moderno, crede fideisticamente nella forza espressiva del singolo oggetto, si compiace del proprio autistico isolamento ritagliando la sua figura su di uno sfondo che è assunto come contesto indifferente. In questo suo essere atopica , l’opera di Meier assume rispetto al luogo che attraversa un significato diametralmente opposto a quello indicato da Terragni: alla struttura ‘utopica’ edificata da quest’ultimo, struttura silente che restituisce del luogo il suo significato non visibile, si contrappone l’assolo di un oggetto parlante ma non dialogante , radicato nell’ “assenza del luogo”, nel senso atopico inteso da Simone Weil, e luogo esso stesso. Il saggio pubblicato in questo volume a AAVV è un approfondimento dell’articolo Moderno troppo Moderno di C Andriani pubblicato in Casabella n .745.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.