Il contributo mette in luce gli aspetti emersi dall’osservazione diretta sui luoghi dell’emergenza che maggiormente vanno tenuti in conto per la ricerca di possibili strategie di superamento del disagio abitativo in container. In particolare evidenzia: la difficoltà dell’utenza ad esprimere un quadro esigenziale di uno stato di provvisorietà, l’insofferenza per il protrarsi del tempo di permanenza in container, la convinzione della non migliorabilità delle sue capacità prestazionali, l’assenza di monitoraggio dei fabbisogni nel tempo, l’inesistenza dell’adeguamento funzionale tra le categorie d’intervento sui manufatti per l’emergenza. La pratica in uso è quella del miglioramento per sostituzione del manufatto edilizio (dalla tenda alla roulotte, al container, alla casa prefabbricata in legno) con l’onere non sostenibile di successive movimentazioni di manufatti e di utenti. L’insieme di questi aspetti problematici individuano l’opportunità di mettere in campo un vero e proprio ambito tematico di ricerca che sia specificamente rivolto ad esplorare i fabbisogni materiali e immateriali che si determinano col protrarsi della permanenza in container nella fase di transizione dall’emergenza alla ricostruzione. Col duplice intento di pervenire alla formulazione di un quadro esigenziale evolutivo dell’abitare temporaneo e poterne cogliere le possibili correlazioni con l’abitare stabile sempre più soggetto a modelli comportamentali variabili, in continua trasformazione e culturalmente differenziati.
La problematica esigenziale: dall'osservazione sul campo alla definizione di un ambito tematico di ricerca
FALASCA, Carmine
2003-01-01
Abstract
Il contributo mette in luce gli aspetti emersi dall’osservazione diretta sui luoghi dell’emergenza che maggiormente vanno tenuti in conto per la ricerca di possibili strategie di superamento del disagio abitativo in container. In particolare evidenzia: la difficoltà dell’utenza ad esprimere un quadro esigenziale di uno stato di provvisorietà, l’insofferenza per il protrarsi del tempo di permanenza in container, la convinzione della non migliorabilità delle sue capacità prestazionali, l’assenza di monitoraggio dei fabbisogni nel tempo, l’inesistenza dell’adeguamento funzionale tra le categorie d’intervento sui manufatti per l’emergenza. La pratica in uso è quella del miglioramento per sostituzione del manufatto edilizio (dalla tenda alla roulotte, al container, alla casa prefabbricata in legno) con l’onere non sostenibile di successive movimentazioni di manufatti e di utenti. L’insieme di questi aspetti problematici individuano l’opportunità di mettere in campo un vero e proprio ambito tematico di ricerca che sia specificamente rivolto ad esplorare i fabbisogni materiali e immateriali che si determinano col protrarsi della permanenza in container nella fase di transizione dall’emergenza alla ricostruzione. Col duplice intento di pervenire alla formulazione di un quadro esigenziale evolutivo dell’abitare temporaneo e poterne cogliere le possibili correlazioni con l’abitare stabile sempre più soggetto a modelli comportamentali variabili, in continua trasformazione e culturalmente differenziati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.