La straordinarietà caratterizza la Historia verdadera de la conquista de la Nueva España di Bernal Díaz del Castillo: non è un ufficiale reale né un capitano di spedizioni, né un missionario di un ordine religioso a scrivere questo resoconto della conquista del Messico e del Guatemala, ma un soldato semplice di Medina del Campo che, battutosi nel più sconvolgente scontro dell’era cristiana, decide di affrontare la sua ultima battaglia, quella contro l’oblio. Testimonianza dell’incontro-scontro tra la cultura del Vecchio Mondo e quella del Nuovo, la Historia Verdadera rappresenta una nuova forma di scrivere la storia, caratterizzata dalla presenza di una materia invadente che vuole essere raccontata. Se come cronista dell’esperienza americana Bernal sembra vicino a Cortés e Colombo, da essi si distanzia per i quaranta anni che lo dividono dai fatti che narra, una cesura di tempo che lo induce a rintracciare ricordi ormai remoti prima di fissarli nella scrittura. Guidato da una «memoria accesa e rianimata dal vigore polemico »1, Bernal Díaz scrive opponendo allo spirito apologetico di Gómara (basato sul racconto delle straordinarie gesta di Hernán Cortés) la forza di una storia vissuta in prima persona, che rievoca la conquista dell’impero azteca come il risultato del valore e del sacrificio di un intero esercito. E la memoria di Bernal abbraccia ostinatamente tutto ciò che una parola, una frase, un nome riesce a risvegliare. Ed ecco che dall’episodio principale si snodano innumerevoli aneddoti secondari che con una straordinaria forza descrittiva fanno luce su ciò che senza Bernal non avremmo mai saputo: la vita quotidiana degli indios, le reazioni ed i sentimenti di fronte all’invasore, così come il sacrificio dei soldati spagnoli intenti, giorno per giorno, ad assicurarsi la sopravvivenza. Nel 1990 Francisco Rico, affascinato da «el brío excepcional del relato, el vigor de la prosa, la increíble capacidad de evocar hombres, acciones y escenarios»2 inserisce la Historia nella sua Breve Biblioteca de Autores Españoles, come uno dei dodici testi più importanti e rappresentativi della letteratura spagnola, accanto ai grandi classici spagnoli, dal Cantar de Mío Cid a La Celestina, dal Lazarillo de Tormes al Quijote. La Real Academia de la Lengua già nel secolo XVIII ne sottolineava lo straordinario valore incorporandola nel Diccionario de Autoridades3. La Historia verdadera costituisce senza dubbio un’opera fondamentale per la storiografia americana e spagnola ed è, grazie alla portata di informazioni che in essa si raccolgono, fonte imprescindibile per lo studio della conquista del Messico.

Un testimone al crocevia di due culture. L’opera di Bernal Díaz del Castillo: redazioni e contesto.

LEONETTI, Francesca
2008-01-01

Abstract

La straordinarietà caratterizza la Historia verdadera de la conquista de la Nueva España di Bernal Díaz del Castillo: non è un ufficiale reale né un capitano di spedizioni, né un missionario di un ordine religioso a scrivere questo resoconto della conquista del Messico e del Guatemala, ma un soldato semplice di Medina del Campo che, battutosi nel più sconvolgente scontro dell’era cristiana, decide di affrontare la sua ultima battaglia, quella contro l’oblio. Testimonianza dell’incontro-scontro tra la cultura del Vecchio Mondo e quella del Nuovo, la Historia Verdadera rappresenta una nuova forma di scrivere la storia, caratterizzata dalla presenza di una materia invadente che vuole essere raccontata. Se come cronista dell’esperienza americana Bernal sembra vicino a Cortés e Colombo, da essi si distanzia per i quaranta anni che lo dividono dai fatti che narra, una cesura di tempo che lo induce a rintracciare ricordi ormai remoti prima di fissarli nella scrittura. Guidato da una «memoria accesa e rianimata dal vigore polemico »1, Bernal Díaz scrive opponendo allo spirito apologetico di Gómara (basato sul racconto delle straordinarie gesta di Hernán Cortés) la forza di una storia vissuta in prima persona, che rievoca la conquista dell’impero azteca come il risultato del valore e del sacrificio di un intero esercito. E la memoria di Bernal abbraccia ostinatamente tutto ciò che una parola, una frase, un nome riesce a risvegliare. Ed ecco che dall’episodio principale si snodano innumerevoli aneddoti secondari che con una straordinaria forza descrittiva fanno luce su ciò che senza Bernal non avremmo mai saputo: la vita quotidiana degli indios, le reazioni ed i sentimenti di fronte all’invasore, così come il sacrificio dei soldati spagnoli intenti, giorno per giorno, ad assicurarsi la sopravvivenza. Nel 1990 Francisco Rico, affascinato da «el brío excepcional del relato, el vigor de la prosa, la increíble capacidad de evocar hombres, acciones y escenarios»2 inserisce la Historia nella sua Breve Biblioteca de Autores Españoles, come uno dei dodici testi più importanti e rappresentativi della letteratura spagnola, accanto ai grandi classici spagnoli, dal Cantar de Mío Cid a La Celestina, dal Lazarillo de Tormes al Quijote. La Real Academia de la Lengua già nel secolo XVIII ne sottolineava lo straordinario valore incorporandola nel Diccionario de Autoridades3. La Historia verdadera costituisce senza dubbio un’opera fondamentale per la storiografia americana e spagnola ed è, grazie alla portata di informazioni che in essa si raccolgono, fonte imprescindibile per lo studio della conquista del Messico.
2008
9788878061705
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/137210
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