Il saggio fa parte del catalogo in due volumi (I. Saggi, pp. 437, II. Le Schede, pp. 342) della mostra "Giotto e il Trecento” (Roma, Complesso del Vittoriano, 2009) di cui l'autore è stato ideatore e curatore, affiancato da un Comitato scientifico composto dai maggiori studiosi italiani e stranieri del periodo in questione, nella volontà di assicurare una molteplicità di opinioni e punti di vista, stante la nota complessità della questione critica. Sono state esposte oltre 150 opere, tra tavole, affreschi staccati, sculture, oreficerie, codici miniati. Il progetto scientifico ha inteso documentare come le varie aree culturali dell’Italia del XIV secolo abbiamo reagito – è il termine esatto – alla lezione di Giotto, ne abbiano tratto esempio da un lato e impulso all’innovazione dall’altro. Si dovrà però fare attenzione a non confondere innovazione con rinnovamento, perché troppo spesso si è cercato di vedere in Giotto non uno straordinario artista capace di trasformare in uno stile individuale e altissimo la forza e la molteplicità di una tradizione antichissima, bensì una sorta di deus ex machina che risollevò la pittura in Italia dalla rozzezza e dall’oscurità in cui i secoli del medioevo l’avevano relegata. Particolare attenzione è stata rivolta dal curatore nei vari testi redattii per il Catalogo all'importanza avuta dal contesto figurativo medievale romano e dai maestri in esso attivi nella formazione del giovane Giotto.
La decorazione della Basilica di San Francesco ad Assisi come metafora della questione giottesca
TOMEI, Alessandro
2009-01-01
Abstract
Il saggio fa parte del catalogo in due volumi (I. Saggi, pp. 437, II. Le Schede, pp. 342) della mostra "Giotto e il Trecento” (Roma, Complesso del Vittoriano, 2009) di cui l'autore è stato ideatore e curatore, affiancato da un Comitato scientifico composto dai maggiori studiosi italiani e stranieri del periodo in questione, nella volontà di assicurare una molteplicità di opinioni e punti di vista, stante la nota complessità della questione critica. Sono state esposte oltre 150 opere, tra tavole, affreschi staccati, sculture, oreficerie, codici miniati. Il progetto scientifico ha inteso documentare come le varie aree culturali dell’Italia del XIV secolo abbiamo reagito – è il termine esatto – alla lezione di Giotto, ne abbiano tratto esempio da un lato e impulso all’innovazione dall’altro. Si dovrà però fare attenzione a non confondere innovazione con rinnovamento, perché troppo spesso si è cercato di vedere in Giotto non uno straordinario artista capace di trasformare in uno stile individuale e altissimo la forza e la molteplicità di una tradizione antichissima, bensì una sorta di deus ex machina che risollevò la pittura in Italia dalla rozzezza e dall’oscurità in cui i secoli del medioevo l’avevano relegata. Particolare attenzione è stata rivolta dal curatore nei vari testi redattii per il Catalogo all'importanza avuta dal contesto figurativo medievale romano e dai maestri in esso attivi nella formazione del giovane Giotto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.