La parola trasparente. Il “sillabario” narrativo di Goffredo Parise vuole essere una ricognizione ad ampio spettro delle molteplici manifestazioni di una scrittura, quale quella dell’autore vicentino, che risponde agli stimoli e alle urgenze della corrente vitale (nel segno di una ‘linea veneta’ della nostra letteratura che ha in Giovanni Comisso l’interprete massimo) senza cessare di farsi intrigare da visitazioni fantastiche e luminescenze oniriche. Fin dai favolosi esordi, segnati dal barbaglio delle ultime comete nei cieli della gioventù e risonanti esplosioni di surrealtà, Parise è andato componendo il ritratto di un testimone del mondo contemporaneo: un osservatore a cui l’esercizio dell’arte ha donato quella limpidezza ed obliquità dello sguardo che gli permettono di restituire sulla pagina visioni essenzializzate di persone e paesaggi, ma anche di avvertire con lancinante intensità la precarietà del vivente, il progressivo inquinarsi delle risorse dell’immaginario e la morsa dei condizionamenti che insidiano la libertà e la fantasia. Tutto questo Parise riesce a comunicarlo con felicità espressiva sorprendente per eleganza e semplicità, grazie a una sapienza artigianale dello scrivere che non va disgiunta dall’indipendenza del suo giudizio, dalla carica antagonistica che lo ha reso protagonista, a volte discusso, di una generazione che ha saputo confrontarsi con l’eredità dei Montale, dei Gadda, dei Comisso, dei Piovene. Maestri e amici la cui presenza si avverte nella letteratura del vicentino come un richiamo di stile e come un memento sulle responsabilità e l’orgoglio dello scrittore in un’epoca nella quale tutto sembra rispondere solo «alla programmazione dei mercati industriale e politico».
La parola trasparente. Il "sillabario" narrativo di Goffredo Parise
GIALLORETO, Andrea
2006-01-01
Abstract
La parola trasparente. Il “sillabario” narrativo di Goffredo Parise vuole essere una ricognizione ad ampio spettro delle molteplici manifestazioni di una scrittura, quale quella dell’autore vicentino, che risponde agli stimoli e alle urgenze della corrente vitale (nel segno di una ‘linea veneta’ della nostra letteratura che ha in Giovanni Comisso l’interprete massimo) senza cessare di farsi intrigare da visitazioni fantastiche e luminescenze oniriche. Fin dai favolosi esordi, segnati dal barbaglio delle ultime comete nei cieli della gioventù e risonanti esplosioni di surrealtà, Parise è andato componendo il ritratto di un testimone del mondo contemporaneo: un osservatore a cui l’esercizio dell’arte ha donato quella limpidezza ed obliquità dello sguardo che gli permettono di restituire sulla pagina visioni essenzializzate di persone e paesaggi, ma anche di avvertire con lancinante intensità la precarietà del vivente, il progressivo inquinarsi delle risorse dell’immaginario e la morsa dei condizionamenti che insidiano la libertà e la fantasia. Tutto questo Parise riesce a comunicarlo con felicità espressiva sorprendente per eleganza e semplicità, grazie a una sapienza artigianale dello scrivere che non va disgiunta dall’indipendenza del suo giudizio, dalla carica antagonistica che lo ha reso protagonista, a volte discusso, di una generazione che ha saputo confrontarsi con l’eredità dei Montale, dei Gadda, dei Comisso, dei Piovene. Maestri e amici la cui presenza si avverte nella letteratura del vicentino come un richiamo di stile e come un memento sulle responsabilità e l’orgoglio dello scrittore in un’epoca nella quale tutto sembra rispondere solo «alla programmazione dei mercati industriale e politico».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.