Schopenhauer considera irragionevole il suicidio non perché sia contrario alla legge morale, ai doveri sociali o alla volontà divina, ma perché è un modo sbagliato di rispondere alle sofferenze della vita. Se è vero che solo la noluntas (la rinuncia a volere) consente di raggiungere quella condizione di quiete e tranquillità che i buddisti chiamano “nirvana”, il suicida - che distrugge il suo corpo proprio perché vorrebbe essere felice, ma non ci riesce - si lascia sfuggire in modo definitivo questa possibilità. Anzi, a trionfare in lui è in ultima analisi proprio la volontà, che preferisce distruggere il corpo dell’individuo, piuttosto che piegarsi di fronte all’esperienza del dolore.

Il suicidio secondo Arthur Schopenhauer

GARAVENTA, Roberto
2010-01-01

Abstract

Schopenhauer considera irragionevole il suicidio non perché sia contrario alla legge morale, ai doveri sociali o alla volontà divina, ma perché è un modo sbagliato di rispondere alle sofferenze della vita. Se è vero che solo la noluntas (la rinuncia a volere) consente di raggiungere quella condizione di quiete e tranquillità che i buddisti chiamano “nirvana”, il suicida - che distrugge il suo corpo proprio perché vorrebbe essere felice, ma non ci riesce - si lascia sfuggire in modo definitivo questa possibilità. Anzi, a trionfare in lui è in ultima analisi proprio la volontà, che preferisce distruggere il corpo dell’individuo, piuttosto che piegarsi di fronte all’esperienza del dolore.
2010
9788854834934
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