Le straordinarie coppie di ante che fino agli inizi del Novecento chiudevano le porte delle chiese di San Pietro in Albe e di Santa Maria in Cellis – oggi musealizzate a Celano – e la trabeazione dell’iconostasi di Santa Maria in Valle Porclaneta, ancora in situ, costituiscono un rarissimo gruppo di arredi lignei medievali. Questi provengono da tre edifici dell’Abruzzo interno, legati in modo più o meno mediato all’abbazia di Montecassino, che a seguito del rinnovamento promosso da Desiderio doveva contenere monumentali strutture in legno finemente intagliato e splendidamente policromato, di cui le opere abruzzesi costituiscono un riflesso. In questo studio sono indagati a fondo i caratteri iconografici e stilistici dei tre manufatti, la loro cronologia e la questione della committenza, ma anche la trama di relazioni che scardinando il loro “splendido isolamento” le pone in contatto con le vie maestre del romanico centromeridionale, dove non mancarono episodi affini. La pratica di realizzare arredi di pregio in legno intagliato per chiese e abbazie era infatti tutt’altro che eccezionale; lo attestano le fonti e lo dimostrano le opere superstisti, alcune delle quali come la cattedra di Montevergine e l’altare della Vulturella sono sottoposte in questo volume ad una radicale rilettura critica.
Arredi lignei medievali. L’Abruzzo e l’Italia centromeridionale. Secoli XII-XIII
CURZI, GAETANO
2007-01-01
Abstract
Le straordinarie coppie di ante che fino agli inizi del Novecento chiudevano le porte delle chiese di San Pietro in Albe e di Santa Maria in Cellis – oggi musealizzate a Celano – e la trabeazione dell’iconostasi di Santa Maria in Valle Porclaneta, ancora in situ, costituiscono un rarissimo gruppo di arredi lignei medievali. Questi provengono da tre edifici dell’Abruzzo interno, legati in modo più o meno mediato all’abbazia di Montecassino, che a seguito del rinnovamento promosso da Desiderio doveva contenere monumentali strutture in legno finemente intagliato e splendidamente policromato, di cui le opere abruzzesi costituiscono un riflesso. In questo studio sono indagati a fondo i caratteri iconografici e stilistici dei tre manufatti, la loro cronologia e la questione della committenza, ma anche la trama di relazioni che scardinando il loro “splendido isolamento” le pone in contatto con le vie maestre del romanico centromeridionale, dove non mancarono episodi affini. La pratica di realizzare arredi di pregio in legno intagliato per chiese e abbazie era infatti tutt’altro che eccezionale; lo attestano le fonti e lo dimostrano le opere superstisti, alcune delle quali come la cattedra di Montevergine e l’altare della Vulturella sono sottoposte in questo volume ad una radicale rilettura critica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.