Per gli emigranti abruzzesi, il trauma psico-sociale della partenza si è spesso protratto per decenni, determinando echi nei loro discendenti. La vita, per via della forte unità sociale, si è riorganizzata in famiglie e clubs, nei quali il linguaggio, l’alimentazione, le feste e la religiosità popolare rivivono secondo canoni tradizionali dove lo schema esistenziale è legato alla terra e al campanile, orizzonte unico degli eventi esistenziali e sociali che vanno dalla culla alla bara, implicando la ricostruzione dei modelli comportamentali, dei valori e persino dei luoghi-simbolo (piazze, santuari, chiese, campanili) lasciati, alla partenza, nel paese. Il legame con le radici, caratterizzante l’emigrazione verso l’estero, è stato lo strumento della sopravvivenza collettiva, ed è servito alle società d’accoglienza per organizzare spazi etnici inoffensivi, come le little italies o, in questo caso, le comunità abruzzesi, dove il focolare costruito come in madrepatria e la cantina per la vendemmia costituiscono la testimonianza tangibile non solo della identità culturale degli emigrati, ma anche del mutamento culturale che avviene, nel frattempo, in madrepatria. Per questo, il saggio dilata l’indagine alle dinamiche scatenate dall’emigrazione in seno al territorio regionale, che vanno dall’entrata dei termini stranieri nei dialetti alle barriere sociali opposte alla reintegrazione degli emigranti di ritorno.

Gli abruzzesi all'estero. Il territorio come ancoraggio esistenziale

GIANCRISTOFARO, Lia
2008-01-01

Abstract

Per gli emigranti abruzzesi, il trauma psico-sociale della partenza si è spesso protratto per decenni, determinando echi nei loro discendenti. La vita, per via della forte unità sociale, si è riorganizzata in famiglie e clubs, nei quali il linguaggio, l’alimentazione, le feste e la religiosità popolare rivivono secondo canoni tradizionali dove lo schema esistenziale è legato alla terra e al campanile, orizzonte unico degli eventi esistenziali e sociali che vanno dalla culla alla bara, implicando la ricostruzione dei modelli comportamentali, dei valori e persino dei luoghi-simbolo (piazze, santuari, chiese, campanili) lasciati, alla partenza, nel paese. Il legame con le radici, caratterizzante l’emigrazione verso l’estero, è stato lo strumento della sopravvivenza collettiva, ed è servito alle società d’accoglienza per organizzare spazi etnici inoffensivi, come le little italies o, in questo caso, le comunità abruzzesi, dove il focolare costruito come in madrepatria e la cantina per la vendemmia costituiscono la testimonianza tangibile non solo della identità culturale degli emigrati, ma anche del mutamento culturale che avviene, nel frattempo, in madrepatria. Per questo, il saggio dilata l’indagine alle dinamiche scatenate dall’emigrazione in seno al territorio regionale, che vanno dall’entrata dei termini stranieri nei dialetti alle barriere sociali opposte alla reintegrazione degli emigranti di ritorno.
2008
9788890350009
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