Il paper è incentrato sul tema del finanziamento delle strutture assistenziali laiche presenti nel Regno di Napoli durante il Settecento. Il lavoro si sofferma in particolare sui cambiamenti che nel settore dell’assistenza alla povertà si registrano nella seconda metà del secolo quando, anche nel Mezzogiorno, si diffondono le idee ispiratrici dell’illuminismo. Si studia il passaggio da un’assistenza “fine a se stessa” -dedicata soprattutto al soccorso delle persone che, malgrado la loro volontà, erano inabili al lavoro e alla punizione di coloro che pur potendo lavorare vivevano di elemosina o vagabondaggio-, ad un’assistenza di tipo “produttivo”. Questo nuovo modello assistenziale rifletteva il moto di rinnovamento culturale che investì l’Europa nel XVIII secolo, nel quale si tentava di istruire i poveri e di insegnare loro un mestiere. Il fine era quello di riscattare le classi più umili della società dalla loro condizione di indigenza, permettendo loro di contribuire allo sviluppo economico delle nazioni. Per la prima volta nel Regno di Napoli si registrò una intromissione della corona nelle politiche sul pauperismo. Il governo abbandonò la logica del non intervento, fino ad allora adottata nel settore assistenziale, lasciato completamente nelle mani dei privati e delle istituzioni religiose, divenendo parte attiva nelle politiche assistenziali. Venne creata a tal fine una struttura pubblica, l’Albergo dei poveri, con l’intento di soccorrere gli indigenti e al contempo sollevarli dalla loro condizione di miseria attraverso l’apprendistato e l’impiego in strutture produttive. Lo stesso programma assistenziale fu adottato in alcune strutture private, come le Case Sante dell’Annunziata, un insieme di congregazioni laicali presenti in molte province del Regno, ma anche nel resto della penisola. Nel paper si analizza il caso dell’Annunziata di Sulmona e si ricostruiscono le modalità di finanziamento utilizzate dalla Casa Santa per raggiungere le sue finalità istituzionali, ovvero l’assistenza ai poveri, agli infermi (ospedale) e soprattutto all’infanzia abbandonata. Si distinguono le forme di finanziamento esterno da quelle interne. Le prime prevalsero in una fase iniziale di costituzione dell’opera pia, e derivarono essenzialmente dalle donazioni di immobili da parte della monarchia che intervenne in aiuto del luogo pio anche attraverso le esenzioni dalle imposte e gli sgravi fiscali. A tali forme di finanziamento si aggiunsero le elemosine, i lasciti e le donazioni dei fedeli nonché, nella seconda parte del secolo, i contributi di solidarietà versati dalle Università abruzzesi per l’assistenza agli orfani locali. Il ricorso all’autofinanziamento divenne invece importante in una fase successiva a quella di costituzione quando la Casa Santa dell’Annunziata, dopo aver accumulato un sostanzioso patrimonio immobiliare, concesse in affitto terreni, immobili e anche alcuni impianti protoindustriali, come una cartiera una rameria ed un mulino. Agli introiti derivanti da tali affitti si sommavano quelli provenienti dalle rendite finanziare che, malgrado gli ingenti capitali impiegati, erano ben poca cosa, visti i criteri clientelari adottati per concedere i prestiti. A fine secolo con l’intento di recepire il nuovo modello assistenziale e di aumentare le entrare all’interno della Casa Santa fu aperto un lanificio nel quale lavorano le orfane ospitate nella struttura assistenziale; dopo un iniziale successo tale esperimento fallì sia per motivi economici (tra i quali un eccesso di produzione rispetto alle esigenze del mercato locale), sia per motivi “morali” derivanti dalla promiscuità tra gli operai esterni e le lavoranti interne. Infine un’ultima modalità di autofinanziamento venne applicata mediante la riduzione dei costi di funzionamento della Casa Santa. Il budget delle spese fu decurtato severamente, ma i tagli vennero applicati senza tener conto dei disagi che provocavano. La diminuzione delle uscite influì sia sul numero del personale interno alle diverse strutture dell’Annunziata, sia sul materiale di consumo che sulle spese per gli orfani e le assistite.

L'Assistenza nel Mezzogiorno: la Casa Santa dell'Annunziata di Sulmona nel XVIII secolo

NARDONE, Paola
2013-01-01

Abstract

Il paper è incentrato sul tema del finanziamento delle strutture assistenziali laiche presenti nel Regno di Napoli durante il Settecento. Il lavoro si sofferma in particolare sui cambiamenti che nel settore dell’assistenza alla povertà si registrano nella seconda metà del secolo quando, anche nel Mezzogiorno, si diffondono le idee ispiratrici dell’illuminismo. Si studia il passaggio da un’assistenza “fine a se stessa” -dedicata soprattutto al soccorso delle persone che, malgrado la loro volontà, erano inabili al lavoro e alla punizione di coloro che pur potendo lavorare vivevano di elemosina o vagabondaggio-, ad un’assistenza di tipo “produttivo”. Questo nuovo modello assistenziale rifletteva il moto di rinnovamento culturale che investì l’Europa nel XVIII secolo, nel quale si tentava di istruire i poveri e di insegnare loro un mestiere. Il fine era quello di riscattare le classi più umili della società dalla loro condizione di indigenza, permettendo loro di contribuire allo sviluppo economico delle nazioni. Per la prima volta nel Regno di Napoli si registrò una intromissione della corona nelle politiche sul pauperismo. Il governo abbandonò la logica del non intervento, fino ad allora adottata nel settore assistenziale, lasciato completamente nelle mani dei privati e delle istituzioni religiose, divenendo parte attiva nelle politiche assistenziali. Venne creata a tal fine una struttura pubblica, l’Albergo dei poveri, con l’intento di soccorrere gli indigenti e al contempo sollevarli dalla loro condizione di miseria attraverso l’apprendistato e l’impiego in strutture produttive. Lo stesso programma assistenziale fu adottato in alcune strutture private, come le Case Sante dell’Annunziata, un insieme di congregazioni laicali presenti in molte province del Regno, ma anche nel resto della penisola. Nel paper si analizza il caso dell’Annunziata di Sulmona e si ricostruiscono le modalità di finanziamento utilizzate dalla Casa Santa per raggiungere le sue finalità istituzionali, ovvero l’assistenza ai poveri, agli infermi (ospedale) e soprattutto all’infanzia abbandonata. Si distinguono le forme di finanziamento esterno da quelle interne. Le prime prevalsero in una fase iniziale di costituzione dell’opera pia, e derivarono essenzialmente dalle donazioni di immobili da parte della monarchia che intervenne in aiuto del luogo pio anche attraverso le esenzioni dalle imposte e gli sgravi fiscali. A tali forme di finanziamento si aggiunsero le elemosine, i lasciti e le donazioni dei fedeli nonché, nella seconda parte del secolo, i contributi di solidarietà versati dalle Università abruzzesi per l’assistenza agli orfani locali. Il ricorso all’autofinanziamento divenne invece importante in una fase successiva a quella di costituzione quando la Casa Santa dell’Annunziata, dopo aver accumulato un sostanzioso patrimonio immobiliare, concesse in affitto terreni, immobili e anche alcuni impianti protoindustriali, come una cartiera una rameria ed un mulino. Agli introiti derivanti da tali affitti si sommavano quelli provenienti dalle rendite finanziare che, malgrado gli ingenti capitali impiegati, erano ben poca cosa, visti i criteri clientelari adottati per concedere i prestiti. A fine secolo con l’intento di recepire il nuovo modello assistenziale e di aumentare le entrare all’interno della Casa Santa fu aperto un lanificio nel quale lavorano le orfane ospitate nella struttura assistenziale; dopo un iniziale successo tale esperimento fallì sia per motivi economici (tra i quali un eccesso di produzione rispetto alle esigenze del mercato locale), sia per motivi “morali” derivanti dalla promiscuità tra gli operai esterni e le lavoranti interne. Infine un’ultima modalità di autofinanziamento venne applicata mediante la riduzione dei costi di funzionamento della Casa Santa. Il budget delle spese fu decurtato severamente, ma i tagli vennero applicati senza tener conto dei disagi che provocavano. La diminuzione delle uscite influì sia sul numero del personale interno alle diverse strutture dell’Annunziata, sia sul materiale di consumo che sulle spese per gli orfani e le assistite.
2013
9788866553663
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/267217
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