In accordo ai principi dell’economia classica, la teoria dell’organizzazione dell’ultimo secolo ha fondato i suoi sviluppi sul binomio manageriale di “programmazione e controllo”. Il prevalere dell’approccio gerarchico che ha inteso l’ organizzazione quale costruzione, coordinamento e controllo delle parti e delle loro attività ha determinato una teoria del cambiamento pianificato. L’idea-prassi manageriale del cambiamento come processo di “problem solving” permane ancor oggi di gran lunga la più diffusa. Il cambiamento viene deciso intenzionalmente, deliberato e gestito dal top management in seguito alla rilevazione di un bisogno dell’organizzazione di adattarsi ai vincoli od alle opportunità offerte dall’ambiente per poter sopravvivere alle dinamiche del mercato. Sulla base di una costruzione del progetto organizzativo cha ha trovato il suo punto di forza nella composizione delle attività attraverso “blocchi ed interdipendenze”, la gran parte delle teorie organizzative ha cercato di definire un range di modalità e tecniche possibili per far si che il cambiamento fosse adeguato ai mutamenti del contesto. A ben vedere si tratta di un vero e proprio paradosso dato che ogni cambiamento è l’emergenza di una interazione complessa tra sistemi e, dunque, ha in sé elementi di imponderabilità tali da renderlo assolutamente non adeguato ad affrontare con successo i ricorrenti stati di crisi. Il tentativo di coniugare i paradossi presenti nella cultura organizzativa moderna deve procedere con più vigore alla ricerca di una “nuova efficienza organizzativa” Quando si parla della necessità inderogabile di un cambiamento si parla della necessità di un cambio del paradigma scientifico e, più in generale, di un cambio del paradigma culturale; cioè, della necessità di apportare un cambio radicale nel modo di pensare, di comportarsi e di sentirsi rispetto al mondo con cui si entra quotidianamente in relazione. Si tratta di un cambio profondo della coscienza di ciascuno, del modo in cui ognuno percepisce se stesso rispetto a ciò che vive e della responsabilità che ognuno si assume rispetto alle proprie azioni ed alle proprie convinzioni. Dopo un secolo, il Ventesimo, che ha sostituito le ideologie, tutte andate in frantumi sotto il peso di milioni di morti in guerre e stermini, con l'ottimismo economico e tecnologico, il Ventunesimo secolo si presenta senza neanche più il sogno di un benessere individualista; l’uomo non può più permettersi di ignorare lo stato dell'ambiente in cui è inserito. Oggi, che lo si voglia o no, si è costretti a tener presente anche il benessere - o il malessere - degli altri, anche di chi non conosciamo, poiché non possiamo più illuderci di esserne separati, di essere uno indipendente dall’altro. Scienza e conoscenza personale hanno il compito di ricongiungersi per affrontare una sfida senza precedenti: quella di riportare alla luce, dopo molti secoli di forzata separazione, l’integrità tra corpo ed azione, tra istinto e ragione, tra regole e creatività.

Allargare lo sguardo interpretativo per creare nuovi punti di vista e nuove possibilità d'azione

SIMONCINI, Dario
2012-01-01

Abstract

In accordo ai principi dell’economia classica, la teoria dell’organizzazione dell’ultimo secolo ha fondato i suoi sviluppi sul binomio manageriale di “programmazione e controllo”. Il prevalere dell’approccio gerarchico che ha inteso l’ organizzazione quale costruzione, coordinamento e controllo delle parti e delle loro attività ha determinato una teoria del cambiamento pianificato. L’idea-prassi manageriale del cambiamento come processo di “problem solving” permane ancor oggi di gran lunga la più diffusa. Il cambiamento viene deciso intenzionalmente, deliberato e gestito dal top management in seguito alla rilevazione di un bisogno dell’organizzazione di adattarsi ai vincoli od alle opportunità offerte dall’ambiente per poter sopravvivere alle dinamiche del mercato. Sulla base di una costruzione del progetto organizzativo cha ha trovato il suo punto di forza nella composizione delle attività attraverso “blocchi ed interdipendenze”, la gran parte delle teorie organizzative ha cercato di definire un range di modalità e tecniche possibili per far si che il cambiamento fosse adeguato ai mutamenti del contesto. A ben vedere si tratta di un vero e proprio paradosso dato che ogni cambiamento è l’emergenza di una interazione complessa tra sistemi e, dunque, ha in sé elementi di imponderabilità tali da renderlo assolutamente non adeguato ad affrontare con successo i ricorrenti stati di crisi. Il tentativo di coniugare i paradossi presenti nella cultura organizzativa moderna deve procedere con più vigore alla ricerca di una “nuova efficienza organizzativa” Quando si parla della necessità inderogabile di un cambiamento si parla della necessità di un cambio del paradigma scientifico e, più in generale, di un cambio del paradigma culturale; cioè, della necessità di apportare un cambio radicale nel modo di pensare, di comportarsi e di sentirsi rispetto al mondo con cui si entra quotidianamente in relazione. Si tratta di un cambio profondo della coscienza di ciascuno, del modo in cui ognuno percepisce se stesso rispetto a ciò che vive e della responsabilità che ognuno si assume rispetto alle proprie azioni ed alle proprie convinzioni. Dopo un secolo, il Ventesimo, che ha sostituito le ideologie, tutte andate in frantumi sotto il peso di milioni di morti in guerre e stermini, con l'ottimismo economico e tecnologico, il Ventunesimo secolo si presenta senza neanche più il sogno di un benessere individualista; l’uomo non può più permettersi di ignorare lo stato dell'ambiente in cui è inserito. Oggi, che lo si voglia o no, si è costretti a tener presente anche il benessere - o il malessere - degli altri, anche di chi non conosciamo, poiché non possiamo più illuderci di esserne separati, di essere uno indipendente dall’altro. Scienza e conoscenza personale hanno il compito di ricongiungersi per affrontare una sfida senza precedenti: quella di riportare alla luce, dopo molti secoli di forzata separazione, l’integrità tra corpo ed azione, tra istinto e ragione, tra regole e creatività.
2012
8838765820
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/338084
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