Per superare la dicotomia tra il pensiero intuitivo e il pensiero logico, Herbert Simon ricorre ad una modellizzazione meccanica della creatività. Quello che è apparentemente “ineffabile” altro non è che il risultato di una elaborazione di informazioni precedentemente acquisite dal decisore. Per modellizzare la creatività, Simon ricorre ad una riduzione del processo di creatività, riconducendolo prevalentemente ad un processo di ricognizione-riconoscimento delle informazioni possedute. Simon affronta il tema dell'architettura organizzativa e della sua complessità con un presupposto limitante dato dalla impossibilita di considerare nella generazione della forma l'apporto di alternative imprevedibili applicando un modello computazionale. Simon reifica il processo della creatività identificandolo con i suoi “prodotti valutabili”, in un modello pragmatico volto alla misurazione, alla comparabilità ed alla valutazione della novità. Il tutto si riduce ad una “elaborazione euristica” dell’informazione immagazzinata nella memoria di lungo periodo. Questa ipercomplicazione dei fenomeni costringe il problem solver ad applicare un approccio sistemico di tipo gerarchico fondato sulla possibilità di comporre, decomporre e ricombinare sistemi e sottosistemi. La Teoria della Meccanica Quantistica scalza il presupposto della determinazione e della certezza della misurazione non parlando più di “posizione” e “momento” ma di “stato” e “ampiezza”. Questo principio non diventerebbe paradossale se l’incertezza, che questo principio definisce come una proprietà permanente dei sistemi fisici, non violasse l’impegno “deterministico” dei fisici quantistici riguardante la necessità di spiegare in modo logico razionale la creazione dell’universo mediante la conoscenza del funzionamento delle micro particelle della materia. L’approccio riduzionistico adottato da Simon e fatto proprio dalle scienze organizzative, informative e gestionali proviene proprio dalla metodologia applicata dalla fisica classica ed ispira nuovamente la fisica quantistica. Per poter determinare la probabilità di un evento è necessario renderlo “decoerente”, eliminando le interferenze per poterlo descrivere mediante il ricorso a leggi brevi, quelle leggi ottenute grazie alla più elevata compressione matematica di tutte le regolarità presenti in natura. Per fare questo è necessario ignorare qualsiasi fenomeno derivante da fattori che possano generare eventi imprevedibili che, invece, come a tutti noto, accadono assai di frequente. Il tentativo della scienza moderna è stato quello di ridurre le possibilità che si generino degli stati fenomenologici diversi da quelli presunti ed attesi. Mediante l’applicazione del principio riduzionistico della semplificazione e dell’essenzialità dei modelli di comportamento alternativi a quelli fondati su basi logico razionali o quasi razionali, si elimina l’influenza delle interferenze. In questo modo ogni comportamento, anche quello maggiormente creativo, può essere spiegato, controllato e modificato; la novità può essere espressa solo come la manifestazione di una nuova regolarità la cui formazione può essere spiegata secondo un principio di causa ed effetto. Ma è poi effettivamente una novità? La riduzione quantistica della decoerenza di storie viene in tal modo applicata ai comportamenti dell’uomo ritenendolo “incapace” di assumere modelli di comprensione “sottili”, a grana fine, che sarebbero in grado di fargli assumere consapevolezza del “pluriverso dell’azione” caratterizzato da più possibilità e da più interferenze. Da qui, l’idea di approfondire gli studi sulla capacità della scienza di superare la separazione tra i micro mondi della materia e della persona, da un lato, ed i macro mondi dell’universo e delle collettività, dall’altro. In particolare, la necessità di approfondire gli studi sulla capacità della persona di acquisire maggiori competenze di introspezione, volte a migliorare la propria abilità di comprensione dell’altro e dell’ambiente economico e sociale circostante.

Ipercomplicazione organizzativa e decoerenza di storie

SIMONCINI, Dario
2012-01-01

Abstract

Per superare la dicotomia tra il pensiero intuitivo e il pensiero logico, Herbert Simon ricorre ad una modellizzazione meccanica della creatività. Quello che è apparentemente “ineffabile” altro non è che il risultato di una elaborazione di informazioni precedentemente acquisite dal decisore. Per modellizzare la creatività, Simon ricorre ad una riduzione del processo di creatività, riconducendolo prevalentemente ad un processo di ricognizione-riconoscimento delle informazioni possedute. Simon affronta il tema dell'architettura organizzativa e della sua complessità con un presupposto limitante dato dalla impossibilita di considerare nella generazione della forma l'apporto di alternative imprevedibili applicando un modello computazionale. Simon reifica il processo della creatività identificandolo con i suoi “prodotti valutabili”, in un modello pragmatico volto alla misurazione, alla comparabilità ed alla valutazione della novità. Il tutto si riduce ad una “elaborazione euristica” dell’informazione immagazzinata nella memoria di lungo periodo. Questa ipercomplicazione dei fenomeni costringe il problem solver ad applicare un approccio sistemico di tipo gerarchico fondato sulla possibilità di comporre, decomporre e ricombinare sistemi e sottosistemi. La Teoria della Meccanica Quantistica scalza il presupposto della determinazione e della certezza della misurazione non parlando più di “posizione” e “momento” ma di “stato” e “ampiezza”. Questo principio non diventerebbe paradossale se l’incertezza, che questo principio definisce come una proprietà permanente dei sistemi fisici, non violasse l’impegno “deterministico” dei fisici quantistici riguardante la necessità di spiegare in modo logico razionale la creazione dell’universo mediante la conoscenza del funzionamento delle micro particelle della materia. L’approccio riduzionistico adottato da Simon e fatto proprio dalle scienze organizzative, informative e gestionali proviene proprio dalla metodologia applicata dalla fisica classica ed ispira nuovamente la fisica quantistica. Per poter determinare la probabilità di un evento è necessario renderlo “decoerente”, eliminando le interferenze per poterlo descrivere mediante il ricorso a leggi brevi, quelle leggi ottenute grazie alla più elevata compressione matematica di tutte le regolarità presenti in natura. Per fare questo è necessario ignorare qualsiasi fenomeno derivante da fattori che possano generare eventi imprevedibili che, invece, come a tutti noto, accadono assai di frequente. Il tentativo della scienza moderna è stato quello di ridurre le possibilità che si generino degli stati fenomenologici diversi da quelli presunti ed attesi. Mediante l’applicazione del principio riduzionistico della semplificazione e dell’essenzialità dei modelli di comportamento alternativi a quelli fondati su basi logico razionali o quasi razionali, si elimina l’influenza delle interferenze. In questo modo ogni comportamento, anche quello maggiormente creativo, può essere spiegato, controllato e modificato; la novità può essere espressa solo come la manifestazione di una nuova regolarità la cui formazione può essere spiegata secondo un principio di causa ed effetto. Ma è poi effettivamente una novità? La riduzione quantistica della decoerenza di storie viene in tal modo applicata ai comportamenti dell’uomo ritenendolo “incapace” di assumere modelli di comprensione “sottili”, a grana fine, che sarebbero in grado di fargli assumere consapevolezza del “pluriverso dell’azione” caratterizzato da più possibilità e da più interferenze. Da qui, l’idea di approfondire gli studi sulla capacità della scienza di superare la separazione tra i micro mondi della materia e della persona, da un lato, ed i macro mondi dell’universo e delle collettività, dall’altro. In particolare, la necessità di approfondire gli studi sulla capacità della persona di acquisire maggiori competenze di introspezione, volte a migliorare la propria abilità di comprensione dell’altro e dell’ambiente economico e sociale circostante.
2012
8838765820
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/338287
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact