Si tratta degli Atti dal convegno internazionale “I serpenti nell’area del Mediterraneo: culti, riti, miti”, tenuto a Cocullo nel 2008 dal Centro Studi Tradizioni Popolari "Alfonso M. Di Nola". Gli interventi di Vincenzo Ferri (erpetologo), Panayiota Andrianopoulou (etnologa), Francesco D’Andria (archeologo), Manuel Mandianes (etnologo), Khaled Fouad Allam (sociologo del mondo islamico), Brizio Montinaro (scrittore ed etnologo), Gianni Pizza (antropologo culturale) e Riccardo Di Segni (rabbino capo di Roma) hanno scandagliato, del serpente, presenze materiali e immaginarie, diacroniche e sincroniche, comunque collocabili nelle aree geografiche che vanno dall’Algero-Provenzale al bacino tirrenico, dallo spazio culturale dei paesi adriatici al mar Ionio, all’Egeo e al mar di Levante. Se le religioni monoteiste, nel corso dei secoli, hanno cancellato l’ambivalenza del serpente, trasformandola in accezione decisamente negativa (fu soprattutto il pensiero cristiano medievale a dipingere queste creature come abitanti dell’inferno ed emanazioni del demonio), in conclusione è nel folklore che persistono le maggiori tracce dell’ambivalenza e della positività: per esempio, oggi è possibile ravvisare culti ofidici a Cocullo, a Pretoro, in Grecia, nel Sud-Est asiatico e in India.
Il serpente nell’area del Mediterraneo. Culti, riti, miti
GIANCRISTOFARO, Lia
2009-01-01
Abstract
Si tratta degli Atti dal convegno internazionale “I serpenti nell’area del Mediterraneo: culti, riti, miti”, tenuto a Cocullo nel 2008 dal Centro Studi Tradizioni Popolari "Alfonso M. Di Nola". Gli interventi di Vincenzo Ferri (erpetologo), Panayiota Andrianopoulou (etnologa), Francesco D’Andria (archeologo), Manuel Mandianes (etnologo), Khaled Fouad Allam (sociologo del mondo islamico), Brizio Montinaro (scrittore ed etnologo), Gianni Pizza (antropologo culturale) e Riccardo Di Segni (rabbino capo di Roma) hanno scandagliato, del serpente, presenze materiali e immaginarie, diacroniche e sincroniche, comunque collocabili nelle aree geografiche che vanno dall’Algero-Provenzale al bacino tirrenico, dallo spazio culturale dei paesi adriatici al mar Ionio, all’Egeo e al mar di Levante. Se le religioni monoteiste, nel corso dei secoli, hanno cancellato l’ambivalenza del serpente, trasformandola in accezione decisamente negativa (fu soprattutto il pensiero cristiano medievale a dipingere queste creature come abitanti dell’inferno ed emanazioni del demonio), in conclusione è nel folklore che persistono le maggiori tracce dell’ambivalenza e della positività: per esempio, oggi è possibile ravvisare culti ofidici a Cocullo, a Pretoro, in Grecia, nel Sud-Est asiatico e in India.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.