Il padre gesuita Antonio Bresciani (Ala 1798 - Roma 1862), figura centrale nel dibattito politico e culturale dell'ultima fase del nostro Risorgimento, è l'iniziatore del romanzo d'appendice in Italia: a partire dall'aprile 1850 pubblica le sue opere a puntate nel periodico "La Civiltà Cattolica", sfruttando abilmente il genere letterario romantico per eccellenza a sostegno della battaglia ideologica reazionaria di Pio IX. Dopo aver ricostruito le posizioni dell'autore nel dibattito sulla questione della lingua, il volume propone l'analisi linguistica della fortunata trilogia di romanzi incentrati sulle vicende della Repubblica Romana del '48: L'Ebreo di Verona, La Repubblica Romana e Lionello o delle società segrete. Particolare attenzione è riservata alla sintassi, oscillante tra resistenze arcaizzanti e tendenze della lingua d'uso, e al lessico, che rivela la presenza di numerose ed eterogenee componenti, dalle voci letterarie a quelle dialettali, fino ai neologismi e ai forestierismi. L'immagine dell'autore che ne risulta è molto lontana da quella dell'attardato seguace del purismo a lungo tramandata dalla critica.
La lingua dei romanzi di Antonio Bresciani
PICCHIORRI, Emiliano
2008-01-01
Abstract
Il padre gesuita Antonio Bresciani (Ala 1798 - Roma 1862), figura centrale nel dibattito politico e culturale dell'ultima fase del nostro Risorgimento, è l'iniziatore del romanzo d'appendice in Italia: a partire dall'aprile 1850 pubblica le sue opere a puntate nel periodico "La Civiltà Cattolica", sfruttando abilmente il genere letterario romantico per eccellenza a sostegno della battaglia ideologica reazionaria di Pio IX. Dopo aver ricostruito le posizioni dell'autore nel dibattito sulla questione della lingua, il volume propone l'analisi linguistica della fortunata trilogia di romanzi incentrati sulle vicende della Repubblica Romana del '48: L'Ebreo di Verona, La Repubblica Romana e Lionello o delle società segrete. Particolare attenzione è riservata alla sintassi, oscillante tra resistenze arcaizzanti e tendenze della lingua d'uso, e al lessico, che rivela la presenza di numerose ed eterogenee componenti, dalle voci letterarie a quelle dialettali, fino ai neologismi e ai forestierismi. L'immagine dell'autore che ne risulta è molto lontana da quella dell'attardato seguace del purismo a lungo tramandata dalla critica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.