Nel momento dell’unificazione (1861) la divisione amministrativa dell’Italia era fondata sulle province (in numero di 59), mentre il raggruppamento in “compartimenti” – all’epoca privi di ogni valore giuridico – ricalcava ancora la struttura degli Stati preunitari. Nel 1947 tali raggruppamenti sarebbero divenuti regioni costituzionali, senza subire sostanziali modificazioni territoriali, mentre nuove province venivano istituite, in particolare negli anni 1923-1927 e 1992-2004, fino al numero di ben 110. Dal 2011 i Governi italiani, per l’esigenza di ridurre la spesa pubblica, affrontavano il problema del riordino territoriale, ipotizzando di sopprimere 30-35 province sulla base della superficie e della quantità di popolazione, senza alcun criterio funzionale e lasciando immutate le regioni. La Società Geografica Italiana decideva allora di proporre un riordino ben più sostanziale, metodologicamente fondato sull’individuazione di 36 sistemi urbani come unico livello di area vasta, tale da rappresentare la maglia delle relazioni sociali e produttive. Le difficoltà attuali del sistema-Italia rendono ulteriormente complesso lo scenario regionalista e federalista. Spirito nazionale e identità locali devono convergere, in ogni caso, verso un assetto maggiormente efficiente e, pertanto, competitivo.
Il "ritaglio" amministrativo nell'evoluzione territoriale dello Stato italiano
LANDINI, Piergiorgio
2013-01-01
Abstract
Nel momento dell’unificazione (1861) la divisione amministrativa dell’Italia era fondata sulle province (in numero di 59), mentre il raggruppamento in “compartimenti” – all’epoca privi di ogni valore giuridico – ricalcava ancora la struttura degli Stati preunitari. Nel 1947 tali raggruppamenti sarebbero divenuti regioni costituzionali, senza subire sostanziali modificazioni territoriali, mentre nuove province venivano istituite, in particolare negli anni 1923-1927 e 1992-2004, fino al numero di ben 110. Dal 2011 i Governi italiani, per l’esigenza di ridurre la spesa pubblica, affrontavano il problema del riordino territoriale, ipotizzando di sopprimere 30-35 province sulla base della superficie e della quantità di popolazione, senza alcun criterio funzionale e lasciando immutate le regioni. La Società Geografica Italiana decideva allora di proporre un riordino ben più sostanziale, metodologicamente fondato sull’individuazione di 36 sistemi urbani come unico livello di area vasta, tale da rappresentare la maglia delle relazioni sociali e produttive. Le difficoltà attuali del sistema-Italia rendono ulteriormente complesso lo scenario regionalista e federalista. Spirito nazionale e identità locali devono convergere, in ogni caso, verso un assetto maggiormente efficiente e, pertanto, competitivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.