Da troppo tempo manca, in Abruzzo, una visione complessiva e strategica dello sviluppo socio-economico e territoriale; in più, l'assenza sempre più evidente di decisioni concrete, anche su singoli progetti di qualche respiro, ha generato pesanti ripercussioni in termini di stagnazione produttiva e carenza infrastrutturale. Non può derivarne altro che immobilismo delle aree urbane e industriali, del sistema commerciale, ambientale e culturale; il tutto, aggravato dalle emergenze del sisma e del dissesto idrogeologico, quest’ultimo frutto anch’esso, in larga misura, dell’incuria nella manutenzione del territorio. Pertanto, è giunto il momento di ripensare il modello di sviluppo abruzzese nel suo complesso, in un quadro di competitività interregionale e internazionale. In tal senso non è ravvisabile alcun contrasto fra la concentrazione degli investimenti su quelle che lo stesso progetto Abruzzo 2020 definisce come aree con maggiori suscettività di sviluppo e la diffusione di altre forme di investimento operabili a beneficio delle aree interne, proprio in quanto, nello sviluppo regionale, a dare migliori risultati sono interventi di natura complementare, pianificati in forma integrata e mirata, con riferimento ai diversi assetti del territorio e con l’obiettivo di esaltarne le vocazioni specifiche delle diverse componenti. Dunque, lo sviluppo delle aree interne va ripensato attraverso processi autopropulsivi di ristrutturazione che aderiscano alle strategie delineate dalla ricerca Abruzzo 2020, integrando proposte recenti come quella relativa al “quadrilatero” urbano L’Aquila, Sulmona-Avezzano-Carsoli, a sua volta inserito in un disegno più ampio di livello macroregionale.
Verso una nuova idea di regione. Concentrazione degli investimenti nelle aree forti e investimenti a beneficio delle aree interne
LANDINI, Piergiorgio
2014-01-01
Abstract
Da troppo tempo manca, in Abruzzo, una visione complessiva e strategica dello sviluppo socio-economico e territoriale; in più, l'assenza sempre più evidente di decisioni concrete, anche su singoli progetti di qualche respiro, ha generato pesanti ripercussioni in termini di stagnazione produttiva e carenza infrastrutturale. Non può derivarne altro che immobilismo delle aree urbane e industriali, del sistema commerciale, ambientale e culturale; il tutto, aggravato dalle emergenze del sisma e del dissesto idrogeologico, quest’ultimo frutto anch’esso, in larga misura, dell’incuria nella manutenzione del territorio. Pertanto, è giunto il momento di ripensare il modello di sviluppo abruzzese nel suo complesso, in un quadro di competitività interregionale e internazionale. In tal senso non è ravvisabile alcun contrasto fra la concentrazione degli investimenti su quelle che lo stesso progetto Abruzzo 2020 definisce come aree con maggiori suscettività di sviluppo e la diffusione di altre forme di investimento operabili a beneficio delle aree interne, proprio in quanto, nello sviluppo regionale, a dare migliori risultati sono interventi di natura complementare, pianificati in forma integrata e mirata, con riferimento ai diversi assetti del territorio e con l’obiettivo di esaltarne le vocazioni specifiche delle diverse componenti. Dunque, lo sviluppo delle aree interne va ripensato attraverso processi autopropulsivi di ristrutturazione che aderiscano alle strategie delineate dalla ricerca Abruzzo 2020, integrando proposte recenti come quella relativa al “quadrilatero” urbano L’Aquila, Sulmona-Avezzano-Carsoli, a sua volta inserito in un disegno più ampio di livello macroregionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.