Da una analisi generale risulta che nei territori soggetti a industria estrattiva di idrocarburi nell'avanfossa adriatica risulta che la pericolosità intrinseca/estrinseca è da medio a molto elevata, che la vulnerabilità + beni non riparabili/sostituibili sono elevati e che quindi il rischio è molto elevato. La maggior parte delle coltivazioni di idrocarburi e delle istanze di coltivazione è localizzata all’interno dell’avanfossa pliocenica (foredeep), che decorre a nord e ad est dell’Appennino, e nell’avampaese apulo e siculo (foreland), sebbene quelli della zona della Val d'Agri in Lucania si trovino nell’area di catena (orogenic wedge) (Fig. 1-2). Le principali rocce naftogeniche appartengono alla successione carbonatica mesozoica ma, come noto, gli idrocarburi tendono a migrare rimanendo intrappolati nelle sovrastanti strutture plicative plioceniche ed entro orizzonti stratigrafici porosi delle successioni cretacico-terziarie. Questi ultimi possono essere interessati da un certo grado di compressibilità anche a causa dall’intensa e diffusa porosità per fratturazione, di origine tettonica. Discreti quantitativi di gas si sono inoltre generati entro depositi silicoclastici pliocenico-quaternari. Tali sedimenti sono meno competenti e meno cementati dei carbonati meso-cenozoici oltre ad essere decisamente più porosi e compressibili. Alla coltivazione di giacimenti impostati su questo tipo di successioni stratigrafiche si associano i maggiori rischi di innesco di fenomeni di subsidenza su aree di molti kmq. A loro volta tali fenomeni possono causare ricadute negative sulla stabilità dei versanti e sulle dinamiche fluviali (per giacimenti onshore) o sull’anomala captazione di ingenti volumi sedimentari (per giacimenti offshore). Nella casistica dei giacimenti appenninici, sono presenti anche altre tipi di trappole legate a duomi salini, a monoclinali e sistemi horst e graben. In genere queste strutture sono tagliate da sistemi di faglia normali che possono raggiungere elevate profondità. Alcune di queste faglie normali, nella zona di catena, mostrano un elevato tasso di attività e determinano una intensa sismicità. Molte delle strutture plicative prospicienti l’avanfossa attuale sono legate a sovrascorrimenti presumibilmente attivi che potrebbero corrispondere alle strutture sorgenti di eventi sismici storici di notevole magnitudo ma scarsamente studiati dal punto di vista sismo tettonico (faglie silenti). Meno nota, ma sicuramente importante nella zona di offshore, è la presenza di faglie trascorrenti legate sopratutto alle deformazioni più profonde che attualmente interessano il basamento cristallino. L'attività di quest'ultimo tipo di strutture è stata documentata in occasione di terremoti recenti sia strumentali che rovinosi.

Incertezze sulla pericolosità geologica e aumento del rischio cumulato in aree interessate da concessioni e istanze di coltivazione per idrocarburi off-shore con particolare riferimento alla zona abruzzese meridionale

STOPPA, Francesco;BROZZETTI, Francesco
2013-01-01

Abstract

Da una analisi generale risulta che nei territori soggetti a industria estrattiva di idrocarburi nell'avanfossa adriatica risulta che la pericolosità intrinseca/estrinseca è da medio a molto elevata, che la vulnerabilità + beni non riparabili/sostituibili sono elevati e che quindi il rischio è molto elevato. La maggior parte delle coltivazioni di idrocarburi e delle istanze di coltivazione è localizzata all’interno dell’avanfossa pliocenica (foredeep), che decorre a nord e ad est dell’Appennino, e nell’avampaese apulo e siculo (foreland), sebbene quelli della zona della Val d'Agri in Lucania si trovino nell’area di catena (orogenic wedge) (Fig. 1-2). Le principali rocce naftogeniche appartengono alla successione carbonatica mesozoica ma, come noto, gli idrocarburi tendono a migrare rimanendo intrappolati nelle sovrastanti strutture plicative plioceniche ed entro orizzonti stratigrafici porosi delle successioni cretacico-terziarie. Questi ultimi possono essere interessati da un certo grado di compressibilità anche a causa dall’intensa e diffusa porosità per fratturazione, di origine tettonica. Discreti quantitativi di gas si sono inoltre generati entro depositi silicoclastici pliocenico-quaternari. Tali sedimenti sono meno competenti e meno cementati dei carbonati meso-cenozoici oltre ad essere decisamente più porosi e compressibili. Alla coltivazione di giacimenti impostati su questo tipo di successioni stratigrafiche si associano i maggiori rischi di innesco di fenomeni di subsidenza su aree di molti kmq. A loro volta tali fenomeni possono causare ricadute negative sulla stabilità dei versanti e sulle dinamiche fluviali (per giacimenti onshore) o sull’anomala captazione di ingenti volumi sedimentari (per giacimenti offshore). Nella casistica dei giacimenti appenninici, sono presenti anche altre tipi di trappole legate a duomi salini, a monoclinali e sistemi horst e graben. In genere queste strutture sono tagliate da sistemi di faglia normali che possono raggiungere elevate profondità. Alcune di queste faglie normali, nella zona di catena, mostrano un elevato tasso di attività e determinano una intensa sismicità. Molte delle strutture plicative prospicienti l’avanfossa attuale sono legate a sovrascorrimenti presumibilmente attivi che potrebbero corrispondere alle strutture sorgenti di eventi sismici storici di notevole magnitudo ma scarsamente studiati dal punto di vista sismo tettonico (faglie silenti). Meno nota, ma sicuramente importante nella zona di offshore, è la presenza di faglie trascorrenti legate sopratutto alle deformazioni più profonde che attualmente interessano il basamento cristallino. L'attività di quest'ultimo tipo di strutture è stata documentata in occasione di terremoti recenti sia strumentali che rovinosi.
2013
9788898722020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/600711
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