Anche nella retorica percettiva di George Perec si mostra una dimensione combinatoria e analogica con cui rivelare la fisionomia della vita, le sue Cose – quella Specie di spazi in cui il flusso ininterrotto del vivere si dispone per stanze, in tableaux vivants, in una dimensione di architetture variabili non meno rigorose certo dello sguardo extraordinario della parola. Il saggioi ci offre “istruzioni per l’uso” di Perec, destrutturando i testi dello scrittore francese già di per sé regolati secondo un’osservazione maniacale e scomposta dello spazio e del tempo. Le analogie con certe teorie e progetti architettonici (in particolare di Eisenman) evidenziano così il tentativo di ripensare la grammatica della disciplina secondo un criterio decostruttivo e ricombinatorio della forme. Il «disassemblage» percettivo si fa in tal modo metodo di analisi e scoperta in cui il frammento, la traccia, l’istante divengono una sorta di archeologia del transitorio, del minimo, dell’altrove, che però trasforma di continuo i paradigmi percettivi per cui ogni frammento si ricolloca all’interno dell’insieme secondo il suo propri clinamen creando vie segrete per accedere ai luoghi e alle parole, anche quando ailleurs.
Georges Perec e l’acribia di quel vago spazio bidimensionale.
TUNZI, Pasquale
2015-01-01
Abstract
Anche nella retorica percettiva di George Perec si mostra una dimensione combinatoria e analogica con cui rivelare la fisionomia della vita, le sue Cose – quella Specie di spazi in cui il flusso ininterrotto del vivere si dispone per stanze, in tableaux vivants, in una dimensione di architetture variabili non meno rigorose certo dello sguardo extraordinario della parola. Il saggioi ci offre “istruzioni per l’uso” di Perec, destrutturando i testi dello scrittore francese già di per sé regolati secondo un’osservazione maniacale e scomposta dello spazio e del tempo. Le analogie con certe teorie e progetti architettonici (in particolare di Eisenman) evidenziano così il tentativo di ripensare la grammatica della disciplina secondo un criterio decostruttivo e ricombinatorio della forme. Il «disassemblage» percettivo si fa in tal modo metodo di analisi e scoperta in cui il frammento, la traccia, l’istante divengono una sorta di archeologia del transitorio, del minimo, dell’altrove, che però trasforma di continuo i paradigmi percettivi per cui ogni frammento si ricolloca all’interno dell’insieme secondo il suo propri clinamen creando vie segrete per accedere ai luoghi e alle parole, anche quando ailleurs.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.