Senza la dialettica tra verità, verisimile e finzione non ci sarebbe letteratura o arte. «Il poeta è un fingitore», dice Fernando Pessoa. Il fascino dei racconti poetici (mythoi), «ch’è fonte / d’ogni dolcezza ai mortali, / recando prestigio, / fa sì che pure l’incredibile / sia spesso credibile» (trad. B. Gentili), affermava Pindaro nel 476 a.C. Ma proprio il potere psicagogico, la capacità plastica e l’autorevolezza enunciativa, avvertiva lo stesso Pindaro, rendono pericolosa la poesia, se essa si fa portatrice di menzogna e inganno. Pindaro, al pari di altri grandi poeti della Grecia antica, rivendica superbamente e agonisticamente la veridicità del proprio canto. La verità (aletheia) è, in senso etimologico, ‘non-oblio’, attinge alla memoria dei fatti accaduti e assicura la memoria nel tempo avvenire, ma interagisce anche, nei generi poetici della lode, con la celebrazione dell’occasione presente e garantisce l’elogio del committente. Solo il cantore ispirato dalle Muse e «sophos per natura» può muoversi con autorevolezza ed esattezza nel terreno scabroso tra creazione poetica, mimesi e verità. Una verità che si configura come assoluta ma duttile, paradigmatica più che particolare, validata su criteri apologetici e morali prima che storico-fattuali. Quanta e quale verità noi chiediamo a un’opera letteraria o artistica?

La verità, Pindaro e la poesia della lode

CATENACCI, Carmine
2016-01-01

Abstract

Senza la dialettica tra verità, verisimile e finzione non ci sarebbe letteratura o arte. «Il poeta è un fingitore», dice Fernando Pessoa. Il fascino dei racconti poetici (mythoi), «ch’è fonte / d’ogni dolcezza ai mortali, / recando prestigio, / fa sì che pure l’incredibile / sia spesso credibile» (trad. B. Gentili), affermava Pindaro nel 476 a.C. Ma proprio il potere psicagogico, la capacità plastica e l’autorevolezza enunciativa, avvertiva lo stesso Pindaro, rendono pericolosa la poesia, se essa si fa portatrice di menzogna e inganno. Pindaro, al pari di altri grandi poeti della Grecia antica, rivendica superbamente e agonisticamente la veridicità del proprio canto. La verità (aletheia) è, in senso etimologico, ‘non-oblio’, attinge alla memoria dei fatti accaduti e assicura la memoria nel tempo avvenire, ma interagisce anche, nei generi poetici della lode, con la celebrazione dell’occasione presente e garantisce l’elogio del committente. Solo il cantore ispirato dalle Muse e «sophos per natura» può muoversi con autorevolezza ed esattezza nel terreno scabroso tra creazione poetica, mimesi e verità. Una verità che si configura come assoluta ma duttile, paradigmatica più che particolare, validata su criteri apologetici e morali prima che storico-fattuali. Quanta e quale verità noi chiediamo a un’opera letteraria o artistica?
2016
9788857533209
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