Vorrei approfondire il tema del rapporto tra centro storico collinare e grande diffusione urbana medio-adriatica, anticipato magistralmente da Agostino Renna ne “L’illusione e i Cristalli” e ripreso in “Ricognizioni Urbane”, scritto con Massimo Del Vecchio. Il centro storico sulla collina può immediatamente scadere a luogo della nostalgia, dalla forte artificializzazione, falso nel suo restauro cosmetico, folclorico, non luogo del consumo come già accade ad ampie parti del centro storico delle grandi città, o ad Assisi, o a San Marino, dove il bello dell’architettura antica è giocato come elemento rassicurante la qualità degli acquisti, la tradizione costruttiva diventa griffe per accorti bottegai; oppure può diventare un elemento determinante della diversità metropolitana, luogo del riposo dalla concitazione e dalla congestione, del contrappunto meditativo e pacato, frammento d’arte immerso in un labirinto di “brutte” periferie. I piccoli centri storici dell’hinterland pescarese possono assumere il ruolo di luoghi della memoria, piccole casbah che rammentano la differenza tra la città europea e ancor più specificamente quella adriatica e mediterranea da quella americana connotata da assoluta amnesia, non restando quartieri dormitorio suburbani come è accaduto fin dagli anni del grande sviluppo: si configura così una città policentrica a rete, con una gerarchia interna che vede Pescara come “nocciolo aggregante” (Renna), in utile contrappunto tra piccolo e grande, tra storia e presente. Tale rapporto può rinsaldarsi con la valorizzazione di frammenti sparsi nel territorio, esaminati con modalità differenti, proprio perché connotati da carattere diverso. Ne saranno presi in considerazioni alcuni, intesi come possibili elementi (legàmi) di una nuova relazione tra centro storico e città diffusa.
Legàmi frammenti di architettura, tra centro storico e città diffusa
POZZI, Carlo
2016-01-01
Abstract
Vorrei approfondire il tema del rapporto tra centro storico collinare e grande diffusione urbana medio-adriatica, anticipato magistralmente da Agostino Renna ne “L’illusione e i Cristalli” e ripreso in “Ricognizioni Urbane”, scritto con Massimo Del Vecchio. Il centro storico sulla collina può immediatamente scadere a luogo della nostalgia, dalla forte artificializzazione, falso nel suo restauro cosmetico, folclorico, non luogo del consumo come già accade ad ampie parti del centro storico delle grandi città, o ad Assisi, o a San Marino, dove il bello dell’architettura antica è giocato come elemento rassicurante la qualità degli acquisti, la tradizione costruttiva diventa griffe per accorti bottegai; oppure può diventare un elemento determinante della diversità metropolitana, luogo del riposo dalla concitazione e dalla congestione, del contrappunto meditativo e pacato, frammento d’arte immerso in un labirinto di “brutte” periferie. I piccoli centri storici dell’hinterland pescarese possono assumere il ruolo di luoghi della memoria, piccole casbah che rammentano la differenza tra la città europea e ancor più specificamente quella adriatica e mediterranea da quella americana connotata da assoluta amnesia, non restando quartieri dormitorio suburbani come è accaduto fin dagli anni del grande sviluppo: si configura così una città policentrica a rete, con una gerarchia interna che vede Pescara come “nocciolo aggregante” (Renna), in utile contrappunto tra piccolo e grande, tra storia e presente. Tale rapporto può rinsaldarsi con la valorizzazione di frammenti sparsi nel territorio, esaminati con modalità differenti, proprio perché connotati da carattere diverso. Ne saranno presi in considerazioni alcuni, intesi come possibili elementi (legàmi) di una nuova relazione tra centro storico e città diffusa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.