Questo contributo è dedicato alla sociologia di Norbert Elias (1897-1990). Nella sua opera più importante Il pro¬¬ces¬so di ci¬vi¬li¬z¬zazione, egli sostiene che pa¬rallela¬men¬te al com¬ples¬so di trasfor¬ma¬zio-ni che la società europea ha su¬bi¬to sotto il pro¬¬filo economico-pro¬dut¬tivo, politico e so¬ciale, il contegno e la psi¬¬che degli esseri umani si sono evoluti nel senso di un mag¬gio¬re au¬to¬con¬trol¬¬lo. In virtù della ci-vilizza¬zio¬ne l’interazione uma¬na dalla fine del Me¬¬dio¬evo alle so¬¬glie del¬la modernità è stata in¬ca¬nalata entro gli argini della pa¬¬¬ci¬fi¬ca con¬¬vivenza sociale. Mentre in epoca medievale i con¬flitti si manifes¬ta¬va-no so¬¬li¬ta¬men¬te in modo aperto, la civilizzazione ha favorito l’adozione di ma¬¬niere e com¬por¬ta¬menti misurati, cos¬¬¬trut¬tivi e ris¬pondenti alle esi¬genze del¬¬l’orga¬niz¬za¬zione sociale mo¬der¬na. Poiché civilizzazione per Elias comporta la riduzione della portata ne¬¬¬ga¬ti¬va dei conflitti (§ 1), nostra in¬tenzione è es¬tendere lo sche¬ma eliasiano al¬la ma¬te¬ria del lavoro. Esamineremo gli studi sulla ge¬ne¬¬si della mo¬der¬na marineria in Inghilterra (Elias [2007] 2010a) e sulla vi¬cenda umana e ar¬¬¬tistica di Mo¬zart (Elias [1991] 1991). Nel primo caso (§ 2), la nascita del¬la pro¬¬¬fes¬sio¬ne navale rap¬pre¬sen¬ta il supe¬ra-men¬¬to di un conflitto tra ma¬¬ri¬¬¬nai di estrazione artigiana e nobiluomini che provenivano dalle fila del¬¬¬la car¬riera militare. Due grup¬¬pi sociali distanti social¬men¬te e in con¬¬¬flitto tra loro si sono tro¬¬¬vati a collaborare per rendere un ser¬vi¬zio di interesse na¬zio¬na¬¬le: garantire all’In¬ghil¬terra l’e¬ge¬monia sui ma¬ri. La successiva in¬¬¬dividuazione di un percorso formativo per ac¬ce¬dere al¬¬la pro¬fes¬¬sione navale permette di istitu¬zio¬na¬liz¬zarla ed è, in senso la¬to, un primo esempio di politica del lavoro (Elias [2007] 2010a, capp. 5 e 6). Il secondo caso di civilizzazione del lavoro riguarda Mozart (§ 3). Il suo genio musicale dovette fare i conti sia con gli am¬bienti in cui visse – Salisburgo prima e Vienna poi – sia con la nascita delle libere pro¬¬fessioni. Mozart dovette fare anche i conti con se stes¬so; nel lavoro intellettuale, ogni talento richiede di gestire le proprie pul¬sioni in maniera costruttiva e di¬ disci¬¬pli¬narle affinché esprimano al meglio le loro potenzialità. In conclusione (§ 4), ¬alcune considerazioni sull’at¬tua¬li¬tà del pen¬siero di Elias per quanto riguarda l’attività la¬vorativa; definiremo civilizzazione del lavoro l’insieme di norme e is¬¬tituti che hanno regolato i rap¬porti di impiego nel XX se¬colo, “istitu¬ziona¬liz¬zan¬do il conflitto sociale” (Dahrendorf [1957] 1963). Rileveremo peraltro anche come nella fase sto¬rica attuale il la¬vo¬ro stia suben¬¬do spinte contrastanti, sia verso una mag¬giore civilizzazione del lavoro, sia nel sen¬so di una sua de-civi¬liz¬za-zione. Nel primo caso si ten¬de a una progressiva convergenza tra paesi sviluppati ed emer¬genti. Le Orga¬niz¬za¬zio¬ni internazionali, infatti, promuo¬vo¬no l’adozione di standard comuni allo scopo di migliorare i meccanismi in¬terni ai mercati del lavoro, la strut¬tura occupazionale e la qualità della ma-nodopera, perché le inter¬di¬pen¬denze globali si fanno sempre più strette. Riguardo alla de-civi¬liz¬za¬zio¬ne dei rapporti di impiego, l’aumento della pre¬ca¬rietà comporta una di¬so¬-mo¬geneità crescente nel mon¬¬¬do del la¬¬voro, nonché la persistenza di for¬me di lavoro schiavistico (Swepston 2005; Plant 2014; riguardo al la¬vo¬ro minorile, ILO 2015). Anche un u¬so distorto di diritti, se non un abu¬so, quale modalità impro¬pria di pro¬tes¬ta o per ri¬ven¬¬di¬ca¬zio¬¬ni di natura pa¬¬ra¬sin¬dacale rap-pre¬sen¬tano un esempio di de-civiliz¬za¬zione del lavoro, avendo molti, come sostiene Elias, di¬men¬¬ti¬ca¬¬to il faticoso cammino del pro¬ces¬so di civilizzazione.
La civilizzazione del lavoro: Norbert Elias e lo sviluppo dei rapporti di impiego
BIANCO, ADELE
2016-01-01
Abstract
Questo contributo è dedicato alla sociologia di Norbert Elias (1897-1990). Nella sua opera più importante Il pro¬¬ces¬so di ci¬vi¬li¬z¬zazione, egli sostiene che pa¬rallela¬men¬te al com¬ples¬so di trasfor¬ma¬zio-ni che la società europea ha su¬bi¬to sotto il pro¬¬filo economico-pro¬dut¬tivo, politico e so¬ciale, il contegno e la psi¬¬che degli esseri umani si sono evoluti nel senso di un mag¬gio¬re au¬to¬con¬trol¬¬lo. In virtù della ci-vilizza¬zio¬ne l’interazione uma¬na dalla fine del Me¬¬dio¬evo alle so¬¬glie del¬la modernità è stata in¬ca¬nalata entro gli argini della pa¬¬¬ci¬fi¬ca con¬¬vivenza sociale. Mentre in epoca medievale i con¬flitti si manifes¬ta¬va-no so¬¬li¬ta¬men¬te in modo aperto, la civilizzazione ha favorito l’adozione di ma¬¬niere e com¬por¬ta¬menti misurati, cos¬¬¬trut¬tivi e ris¬pondenti alle esi¬genze del¬¬l’orga¬niz¬za¬zione sociale mo¬der¬na. Poiché civilizzazione per Elias comporta la riduzione della portata ne¬¬¬ga¬ti¬va dei conflitti (§ 1), nostra in¬tenzione è es¬tendere lo sche¬ma eliasiano al¬la ma¬te¬ria del lavoro. Esamineremo gli studi sulla ge¬ne¬¬si della mo¬der¬na marineria in Inghilterra (Elias [2007] 2010a) e sulla vi¬cenda umana e ar¬¬¬tistica di Mo¬zart (Elias [1991] 1991). Nel primo caso (§ 2), la nascita del¬la pro¬¬¬fes¬sio¬ne navale rap¬pre¬sen¬ta il supe¬ra-men¬¬to di un conflitto tra ma¬¬ri¬¬¬nai di estrazione artigiana e nobiluomini che provenivano dalle fila del¬¬¬la car¬riera militare. Due grup¬¬pi sociali distanti social¬men¬te e in con¬¬¬flitto tra loro si sono tro¬¬¬vati a collaborare per rendere un ser¬vi¬zio di interesse na¬zio¬na¬¬le: garantire all’In¬ghil¬terra l’e¬ge¬monia sui ma¬ri. La successiva in¬¬¬dividuazione di un percorso formativo per ac¬ce¬dere al¬¬la pro¬fes¬¬sione navale permette di istitu¬zio¬na¬liz¬zarla ed è, in senso la¬to, un primo esempio di politica del lavoro (Elias [2007] 2010a, capp. 5 e 6). Il secondo caso di civilizzazione del lavoro riguarda Mozart (§ 3). Il suo genio musicale dovette fare i conti sia con gli am¬bienti in cui visse – Salisburgo prima e Vienna poi – sia con la nascita delle libere pro¬¬fessioni. Mozart dovette fare anche i conti con se stes¬so; nel lavoro intellettuale, ogni talento richiede di gestire le proprie pul¬sioni in maniera costruttiva e di¬ disci¬¬pli¬narle affinché esprimano al meglio le loro potenzialità. In conclusione (§ 4), ¬alcune considerazioni sull’at¬tua¬li¬tà del pen¬siero di Elias per quanto riguarda l’attività la¬vorativa; definiremo civilizzazione del lavoro l’insieme di norme e is¬¬tituti che hanno regolato i rap¬porti di impiego nel XX se¬colo, “istitu¬ziona¬liz¬zan¬do il conflitto sociale” (Dahrendorf [1957] 1963). Rileveremo peraltro anche come nella fase sto¬rica attuale il la¬vo¬ro stia suben¬¬do spinte contrastanti, sia verso una mag¬giore civilizzazione del lavoro, sia nel sen¬so di una sua de-civi¬liz¬za-zione. Nel primo caso si ten¬de a una progressiva convergenza tra paesi sviluppati ed emer¬genti. Le Orga¬niz¬za¬zio¬ni internazionali, infatti, promuo¬vo¬no l’adozione di standard comuni allo scopo di migliorare i meccanismi in¬terni ai mercati del lavoro, la strut¬tura occupazionale e la qualità della ma-nodopera, perché le inter¬di¬pen¬denze globali si fanno sempre più strette. Riguardo alla de-civi¬liz¬za¬zio¬ne dei rapporti di impiego, l’aumento della pre¬ca¬rietà comporta una di¬so¬-mo¬geneità crescente nel mon¬¬¬do del la¬¬voro, nonché la persistenza di for¬me di lavoro schiavistico (Swepston 2005; Plant 2014; riguardo al la¬vo¬ro minorile, ILO 2015). Anche un u¬so distorto di diritti, se non un abu¬so, quale modalità impro¬pria di pro¬tes¬ta o per ri¬ven¬¬di¬ca¬zio¬¬ni di natura pa¬¬ra¬sin¬dacale rap-pre¬sen¬tano un esempio di de-civiliz¬za¬zione del lavoro, avendo molti, come sostiene Elias, di¬men¬¬ti¬ca¬¬to il faticoso cammino del pro¬ces¬so di civilizzazione.File | Dimensione | Formato | |
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