Le migrazioni rappresentano una questione globale. In Italia, nonostante la popolazione straniera residente abbia superato i 5 milioni di persone, il fenomeno viene trattato come un’emergenza. E non come «la nuova questione urbana» (Bernardo Secchi). Ne sono testimoni sia il linguaggio «abusivo» che parla di «ondate migratorie» (Erri De Luca) piuttosto che di flussi, sia la vigenza di uno «stato di eccezione» che consente di prendere «provvedimenti giuridici che non possono essere compresi sul piano del diritto» (Giorgio Agamben) come nel caso dei Centri di Identificazione ed Espulsione. È lo stato di emergenza permanente utile a celare l’insufficienza delle politiche di integrazione urbana. Un’ipotesi che consente di introdurre alcuni interrogativi: come mai le politiche di accoglienza non rientrano nelle pratiche ordinarie del piano? O tra i temi principali dell’urbanistica? Per quali motivi la città stenta a diventare luogo dell’integrazione? Probabilmente occorre uscire dalla logica dell’emergenza e inquadrare i flussi migratori come una risorsa. A Pescara l’unica forma di accoglienza è rappresentata dal Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati al fine di realizzare progetti di integrazione destinati ai richiedenti protezione internazionale. La presenza più evidente degli immigrati in città è legata a un caso straordinario: il mercato informale nei pressi della stazione di Pescara Centrale, dove transitano migliaia di persone ogni giorno. Un mercato quotidiano che si svolge su un’area di circa 5000 mq. Da anni. Senza che nessuno l’abbia mai considerata un’occasione di progetto.
L’immigrazione come priorità per il progetto. Il caso di Pescara
CLEMENTE, Antonio Alberto;
2017-01-01
Abstract
Le migrazioni rappresentano una questione globale. In Italia, nonostante la popolazione straniera residente abbia superato i 5 milioni di persone, il fenomeno viene trattato come un’emergenza. E non come «la nuova questione urbana» (Bernardo Secchi). Ne sono testimoni sia il linguaggio «abusivo» che parla di «ondate migratorie» (Erri De Luca) piuttosto che di flussi, sia la vigenza di uno «stato di eccezione» che consente di prendere «provvedimenti giuridici che non possono essere compresi sul piano del diritto» (Giorgio Agamben) come nel caso dei Centri di Identificazione ed Espulsione. È lo stato di emergenza permanente utile a celare l’insufficienza delle politiche di integrazione urbana. Un’ipotesi che consente di introdurre alcuni interrogativi: come mai le politiche di accoglienza non rientrano nelle pratiche ordinarie del piano? O tra i temi principali dell’urbanistica? Per quali motivi la città stenta a diventare luogo dell’integrazione? Probabilmente occorre uscire dalla logica dell’emergenza e inquadrare i flussi migratori come una risorsa. A Pescara l’unica forma di accoglienza è rappresentata dal Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati al fine di realizzare progetti di integrazione destinati ai richiedenti protezione internazionale. La presenza più evidente degli immigrati in città è legata a un caso straordinario: il mercato informale nei pressi della stazione di Pescara Centrale, dove transitano migliaia di persone ogni giorno. Un mercato quotidiano che si svolge su un’area di circa 5000 mq. Da anni. Senza che nessuno l’abbia mai considerata un’occasione di progetto.File | Dimensione | Formato | |
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