Nel coeso degli ultimi due secoli, più volte, la storiografia ha sottolineato il valore di indagini attente a studiare l'evoluzione demografica per cogliere dati relativi non solo allo sviluppo numerico e comportamentale della popolazione, ma soprattutto in funzione delle possibilità di applicare i metodi per il "buon governo" dell'economia e del territorio. Fin dal XV e XVI secolo in molti stati europei, come la Francia, l'Inghilterra e l'Italia, si sono andate diffondendo le rilevazioni e le indagini sull'entità annuale delle nascite e delle morti. Una più sistematica costruzione nell'assemblare i dati sui battesimi, sui matrimoni e sulle sepolture si deve, però, alla Chiesa attraverso un lento processo organizzativo avviato in modo sporadico alla fine del Trecento. Tuttavia, solo con il Concilio di Trento (1545-1563) vengono delineate le prescrizioni per una corretta registrazione dei libri parrocchiali. In tale prospettiva i registri parrocchiali sono stati valorizzati dalla Chiesa quali fonti primarie per il controllo religioso della cristianità. Oltre ai riferimenti demografici queste fonti, da un punto di vista propriamente storico, sono fondamentali per notizie e informazioni che vanno dai rapporti parentali ai dati patrimoniali, alle indicazioni sui mestieri, alle scelte politico-religiose, dando uno spaccato estremamente variegato delle diverse realtà locali. La loro collocazione nelle sedi parrocchiali, se ne facilita l'accesso, impone interventi per salvaguardare nel tempo l'integrità e la sopravvivenza di questa documentazione cosi da favorire una dilatazione delle possibilità di utilizzo e aprire di conseguenza in Italia nuovi scenari di ricerca pluridisciplinare, oltre che storico-demografica, da sviluppare in una più estesa prospettiva nazionale.
Libri parrocchiali : prospettive di ricerca : studio dell'archivio della Madonna dei Sette Dolori in Castellammare Adriatico / Carmelita Della Penna, Francesco Berardi
DELLA PENNA, Carmelita
2017-01-01
Abstract
Nel coeso degli ultimi due secoli, più volte, la storiografia ha sottolineato il valore di indagini attente a studiare l'evoluzione demografica per cogliere dati relativi non solo allo sviluppo numerico e comportamentale della popolazione, ma soprattutto in funzione delle possibilità di applicare i metodi per il "buon governo" dell'economia e del territorio. Fin dal XV e XVI secolo in molti stati europei, come la Francia, l'Inghilterra e l'Italia, si sono andate diffondendo le rilevazioni e le indagini sull'entità annuale delle nascite e delle morti. Una più sistematica costruzione nell'assemblare i dati sui battesimi, sui matrimoni e sulle sepolture si deve, però, alla Chiesa attraverso un lento processo organizzativo avviato in modo sporadico alla fine del Trecento. Tuttavia, solo con il Concilio di Trento (1545-1563) vengono delineate le prescrizioni per una corretta registrazione dei libri parrocchiali. In tale prospettiva i registri parrocchiali sono stati valorizzati dalla Chiesa quali fonti primarie per il controllo religioso della cristianità. Oltre ai riferimenti demografici queste fonti, da un punto di vista propriamente storico, sono fondamentali per notizie e informazioni che vanno dai rapporti parentali ai dati patrimoniali, alle indicazioni sui mestieri, alle scelte politico-religiose, dando uno spaccato estremamente variegato delle diverse realtà locali. La loro collocazione nelle sedi parrocchiali, se ne facilita l'accesso, impone interventi per salvaguardare nel tempo l'integrità e la sopravvivenza di questa documentazione cosi da favorire una dilatazione delle possibilità di utilizzo e aprire di conseguenza in Italia nuovi scenari di ricerca pluridisciplinare, oltre che storico-demografica, da sviluppare in una più estesa prospettiva nazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.