In un momento in cui il termine agricoltura va acquistando nuovi, e talvolta inediti, significati, sia nel dibattito teorico che nelle pratiche e nelle politiche di governance, il libro è un tentativo di offrire molteplici percorsi cognitivi, rivolti alla complessa realtà del territorio rurale, con particolare riferimento a quello abruzzese. L’obiettivo è comprendere i processi di trasformazione attuabili o già in essere, attraverso un approccio che prende avvio dal valore da attribuire alla produzione agricola, dalle pratiche sperimentate o consolidate, dalle politiche che con alterne fortune hanno investito il settore per delineare un diverso quadro conoscitivo, e l’Abruzzo costituisce il terreno di indagine, ricco di esperienze, di contraddizioni, di situazioni territoriali e storiche fortemente differenziate. Dalla combinazione tra territorio e produzioni agricole emergono, quindi, dispositivi interpretativi che declinano politiche territoriali, politiche di settore e comunitarie per i quali il lavoro intende offrire una riflessione che si svolge attraverso l’individuazione dei punti di forza e delle risorse attive in relazione alla governance e alle esperienze in corso locali e internazionali. La conoscenza delle vicende storiche che hanno condotto l’Abruzzo adriatico fuori dai processi di impoverimento dei territori meridionali, dimostra la centralità dell’intervento pubblico nel sostegno e sviluppo della produzione agricola, intervento decisivo per l’estensione delle aree irrigue, per la costituzione di un sistema infrastrutturale vallivo litoraneo adeguato ai nuovi flussi anche internazionali generati da un innalzamento generale dell’economia peraltro già negli anni ’60 avviata alla crescita dell’impresa terziaria, per il sorgere di iniziative cooperativistiche, strumento decisivo per il passaggio dall’impresa familiare all’impresa industriale nella coltura della vite. Tuttavia la rapidità e l’intensità con le quali si è manifestata la crescita hanno condotto ad un’emigrazione interna ed esterna alla regione di notevolissima entità, tanto che l’abbandono dei campi, in primo luogo nei territori montani, è risultato il più alto in Italia. Si potrebbe concludere che è risultata vincente una modalità operativa, settoriale e innestata in una tradizione storicamente radicata come quella della bonifica, mentre stentano pratiche innovative tese anche esse a riconoscere le risorse endogene del territorio come fattori primari di crescita, che richiedono però, inevitabilmente, capacità immaginative ed energie. L’Abruzzo è ora inserito nella rete italiana delle “Città del vino”, che lo riunisce ai territori di più lunga tradizione, con una presenza ancora modesta dei centri dell’interno, dove non è stata convincentemente colta l’opportunità di azioni coordinate e convinte per l’estensione di colture specializzate, alle quali rivolgersi per ritrovare nuovi equilibri con le strutture insediative.

Territorio Vino Agricoltura. In Abruzzo

ARISTONE, Ottavia
2014-01-01

Abstract

In un momento in cui il termine agricoltura va acquistando nuovi, e talvolta inediti, significati, sia nel dibattito teorico che nelle pratiche e nelle politiche di governance, il libro è un tentativo di offrire molteplici percorsi cognitivi, rivolti alla complessa realtà del territorio rurale, con particolare riferimento a quello abruzzese. L’obiettivo è comprendere i processi di trasformazione attuabili o già in essere, attraverso un approccio che prende avvio dal valore da attribuire alla produzione agricola, dalle pratiche sperimentate o consolidate, dalle politiche che con alterne fortune hanno investito il settore per delineare un diverso quadro conoscitivo, e l’Abruzzo costituisce il terreno di indagine, ricco di esperienze, di contraddizioni, di situazioni territoriali e storiche fortemente differenziate. Dalla combinazione tra territorio e produzioni agricole emergono, quindi, dispositivi interpretativi che declinano politiche territoriali, politiche di settore e comunitarie per i quali il lavoro intende offrire una riflessione che si svolge attraverso l’individuazione dei punti di forza e delle risorse attive in relazione alla governance e alle esperienze in corso locali e internazionali. La conoscenza delle vicende storiche che hanno condotto l’Abruzzo adriatico fuori dai processi di impoverimento dei territori meridionali, dimostra la centralità dell’intervento pubblico nel sostegno e sviluppo della produzione agricola, intervento decisivo per l’estensione delle aree irrigue, per la costituzione di un sistema infrastrutturale vallivo litoraneo adeguato ai nuovi flussi anche internazionali generati da un innalzamento generale dell’economia peraltro già negli anni ’60 avviata alla crescita dell’impresa terziaria, per il sorgere di iniziative cooperativistiche, strumento decisivo per il passaggio dall’impresa familiare all’impresa industriale nella coltura della vite. Tuttavia la rapidità e l’intensità con le quali si è manifestata la crescita hanno condotto ad un’emigrazione interna ed esterna alla regione di notevolissima entità, tanto che l’abbandono dei campi, in primo luogo nei territori montani, è risultato il più alto in Italia. Si potrebbe concludere che è risultata vincente una modalità operativa, settoriale e innestata in una tradizione storicamente radicata come quella della bonifica, mentre stentano pratiche innovative tese anche esse a riconoscere le risorse endogene del territorio come fattori primari di crescita, che richiedono però, inevitabilmente, capacità immaginative ed energie. L’Abruzzo è ora inserito nella rete italiana delle “Città del vino”, che lo riunisce ai territori di più lunga tradizione, con una presenza ancora modesta dei centri dell’interno, dove non è stata convincentemente colta l’opportunità di azioni coordinate e convinte per l’estensione di colture specializzate, alle quali rivolgersi per ritrovare nuovi equilibri con le strutture insediative.
2014
TERRITORI E PIANIFICAZIONE
978-88-98743-25-4
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