La conoscenza delle vicende storiche che hanno condotto l’Abruzzo adriatico fuori dai processi di impoverimento dei territori meridionali, dimostra la centralità dell’intervento pubblico nel sostegno e sviluppo della produzione agricola, intervento decisivo per la estensione delle aree irrigue, per la costituzione di un sistema infrastrutturale vallivo litoraneo adeguato ai nuovi flussi anche internazionali generati da un innalzamento generale dell’economia peraltro già negli anni sessanta avviata alla crescita dell’impresa terziaria, per il sorgere di iniziative cooperativistiche, strumento decisivo per il passaggio dall’impresa familiare all’impresa industriale nella coltura della vite. Tuttavia la rapidità e la intensità con le quali si è manifestata la crescita hanno condotto ad una emigrazione interna ed esterna alla Regione di notevolissima entità, tanto che l’abbandono dei campi, in primo luogo nei territori montani, è risultato il più alto in Italia. Si potrebbe concludere che è risultata vincente una modalità operativa, settoriale e innestata in una tradizione storicamente radicata come quella della bonifica, mentre stentano pratiche innovative tese anche esse a riconoscere le risorse endogene del territorio come fattori primari di crescita, che richiedono però, inevitabilmente, capacità immaginative ed energie. L’Abruzzo è ora inserito nella rete italiana delle Città del vino, che lo riunisce ai territori di più lunga tradizione, con una presenza ancora modesta dei centri dell’interno, dove non è stata convincentemente colta l’opportunità di azioni coordinate e convinte per l’estensione di colture specializzate, alle quali rivolgersi per ritrovare nuovi equilibri con le strutture insediative.
Territorio vino agricoltura
ARISTONE, Ottavia
2014-01-01
Abstract
La conoscenza delle vicende storiche che hanno condotto l’Abruzzo adriatico fuori dai processi di impoverimento dei territori meridionali, dimostra la centralità dell’intervento pubblico nel sostegno e sviluppo della produzione agricola, intervento decisivo per la estensione delle aree irrigue, per la costituzione di un sistema infrastrutturale vallivo litoraneo adeguato ai nuovi flussi anche internazionali generati da un innalzamento generale dell’economia peraltro già negli anni sessanta avviata alla crescita dell’impresa terziaria, per il sorgere di iniziative cooperativistiche, strumento decisivo per il passaggio dall’impresa familiare all’impresa industriale nella coltura della vite. Tuttavia la rapidità e la intensità con le quali si è manifestata la crescita hanno condotto ad una emigrazione interna ed esterna alla Regione di notevolissima entità, tanto che l’abbandono dei campi, in primo luogo nei territori montani, è risultato il più alto in Italia. Si potrebbe concludere che è risultata vincente una modalità operativa, settoriale e innestata in una tradizione storicamente radicata come quella della bonifica, mentre stentano pratiche innovative tese anche esse a riconoscere le risorse endogene del territorio come fattori primari di crescita, che richiedono però, inevitabilmente, capacità immaginative ed energie. L’Abruzzo è ora inserito nella rete italiana delle Città del vino, che lo riunisce ai territori di più lunga tradizione, con una presenza ancora modesta dei centri dell’interno, dove non è stata convincentemente colta l’opportunità di azioni coordinate e convinte per l’estensione di colture specializzate, alle quali rivolgersi per ritrovare nuovi equilibri con le strutture insediative.File | Dimensione | Formato | |
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