Il cibo costituisce da sempre non soltanto l 'elemento essenziale per la vita, qualcosa di idoneo a soddisfare una funzione biologica fondamentale, ma anche un simbolo sacro, un desiderio fantasticato da rendere sacro o meglio da consacrare nel suo significato etimologico attraverso riti collettivi elaborati e posti in essere fin dai tempi più remoti dell' umanità. Attraverso la rappresentazione segnica del cibo. attraverso petroglifi, graffiti, disegni e grafemi, si rendevano concrete le proiezioni individuali e collettive, si elaboravano i bisogni alimentari insoddisfatti e si ponevano le basi per la loro soddisfazione, esorcizzando la fame. È sulla fame, cioè sulla pulsione innata a sopravvivere che lega universalmente tutti i viventi, dovuta alla mancanza di cibo, che si costruisce la vita e si allacciano rapporti sociali. La storia umana e il comportamento sociale dell'uomo si sono evoluti e sono stati sempre condizionati dalla scarsità e dall'impellenza della ricerca del cibo, fin dalla costituzione delle prime comunità. L'ampiezza e la forma delle società. le modalità di relazione e le interazioni personali sono state ugualmente limitate e subordinate alla risoluzione del problema alimentare, dalla paura della fame. In questa logica i fenomeni enogastronomici vengono inoltre rivisitati e riletti come un tentativo di ricomposizione dei rapporti tra il cibo e il territorio, o anche come espressione della volontà di ricercare le proprie radici, le proprie tradizioni e le proprie identità comunitarie a fronte di accentuati processi di globalizzazione alimentare, di cui si assume sempre più vasta consapevolezza e che propongono stili di vita e di consumo omologanti. In tale contesto la richiesta di cibo - incontaminato, sostenibile, gustoso e possibilmente legato a metodi e tecniche di produzione tradizionale - è in fondo la ricerca delle proprie radici, di una vita sociale più gratificante che in qualche modo contrasti l'omologazione identitaria, il massivo processo di macdonaldizzazione , nelle varie forme in cui si manifesta. Quando si mangia infine si chiede spesso che lo stesso cibo ci rappresenti, che sia simbolo della nostra cultura e della nostra socialità. Tale personalizzazione del gusto è in fondo la rivalsa della soggettività contro i fenomeni di massificazione collettiva.

L'anima nel piatto. Il cibo come dimensione sociale/identitaria

DI FRANCESCO, Gabriele
2015-01-01

Abstract

Il cibo costituisce da sempre non soltanto l 'elemento essenziale per la vita, qualcosa di idoneo a soddisfare una funzione biologica fondamentale, ma anche un simbolo sacro, un desiderio fantasticato da rendere sacro o meglio da consacrare nel suo significato etimologico attraverso riti collettivi elaborati e posti in essere fin dai tempi più remoti dell' umanità. Attraverso la rappresentazione segnica del cibo. attraverso petroglifi, graffiti, disegni e grafemi, si rendevano concrete le proiezioni individuali e collettive, si elaboravano i bisogni alimentari insoddisfatti e si ponevano le basi per la loro soddisfazione, esorcizzando la fame. È sulla fame, cioè sulla pulsione innata a sopravvivere che lega universalmente tutti i viventi, dovuta alla mancanza di cibo, che si costruisce la vita e si allacciano rapporti sociali. La storia umana e il comportamento sociale dell'uomo si sono evoluti e sono stati sempre condizionati dalla scarsità e dall'impellenza della ricerca del cibo, fin dalla costituzione delle prime comunità. L'ampiezza e la forma delle società. le modalità di relazione e le interazioni personali sono state ugualmente limitate e subordinate alla risoluzione del problema alimentare, dalla paura della fame. In questa logica i fenomeni enogastronomici vengono inoltre rivisitati e riletti come un tentativo di ricomposizione dei rapporti tra il cibo e il territorio, o anche come espressione della volontà di ricercare le proprie radici, le proprie tradizioni e le proprie identità comunitarie a fronte di accentuati processi di globalizzazione alimentare, di cui si assume sempre più vasta consapevolezza e che propongono stili di vita e di consumo omologanti. In tale contesto la richiesta di cibo - incontaminato, sostenibile, gustoso e possibilmente legato a metodi e tecniche di produzione tradizionale - è in fondo la ricerca delle proprie radici, di una vita sociale più gratificante che in qualche modo contrasti l'omologazione identitaria, il massivo processo di macdonaldizzazione , nelle varie forme in cui si manifesta. Quando si mangia infine si chiede spesso che lo stesso cibo ci rappresenti, che sia simbolo della nostra cultura e della nostra socialità. Tale personalizzazione del gusto è in fondo la rivalsa della soggettività contro i fenomeni di massificazione collettiva.
2015
978-88-917-1422-0
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