In occasione di un terremoto di elevata magnitudo e di forte intensità, la nostra attenzione è sempre monopolizzata, come è normale che sia, dai danni e dagli effetti legati allo scuotimento sismico, alla deformazione cosismica lungo le faglie e alla interazione con edifici, strutture e infrastrutture. Tali elementi determinano in generale i danni maggiori, le perdite di vite umane e quelle economiche. Di questo forniscono un ampio quadro gli altri contributi presentati in questo convegno. In realtà, tuttavia, osservando e rilevando dal punto di vista geologico e geomorfologico quello che succede durante e subito dopo un terremoto, vi sono numerosi altri elementi ed effetti da tenere in considerazione. Si tratta di effetti legati a processi geomorfologici, che possiamo delineare come effetti secondari o effetti indotti alternativamente da scuotimento o deformazione cosismica. Oltre alle deformazioni lungo le faglie e alle deformazioni (subsidenza e sollevamento) della superficie topografica, legati direttamente alla deformazione tettonica, tra gli effetti geomorfologici indotti dai terremoti possiamo annoverare qualsiasi deformazione della superficie topografica e del paesaggio. Tra questi i principali e i più diffusi, in particolare nel nostro territorio, sono: le frane (nuove o riattivazioni di frane esistenti), i fenomeni di liquefazione in terreni sabbiosi (cui sono collegati vulcanetti di sabbia) e i fenomeni tipo sink-holes o sprofondamenti (ossia depressioni subcircolari connessi al collasso di cavità sotterranee). Gli ultimi tragici eventi verificatisi in Abruzzo, in concomitanza con il terremoto del 18 gennaio 2017, mostrano inoltre come tra gli effetti indotti sia possibile annoverare anche le valanghe, nelle aree montane alle quote maggiori, se pure con connessioni non sempre chiare e dirette con i terremoti. Tali effetti sono in molti casi trascurati o sottostimati, mentre rivestono un importanza rilevante sotto diversi aspetti, come vedremo in alcuni esempi. Innanzi tutto, essi possono determinare danni (sia alle persone che di tipo economico) che si vanno ad aggiungere a quelli indotti dallo scuotimento. Inoltre, possono determinare criticità significative nelle fasi di primo intervento e nelle attività di protezione civile a seguito di un evento sismico; in alcuni casi, ad esempio, è sufficiente una piccola frana per interrompere la viabilità, isolare centri abitati e determinare condizioni di disagio che si sommano ai danni. Inoltre, possono avere una distribuzione, spaziale e temporale, molto ampia rispetto sia al luogo che al momento dell’evento sismico a cui sono connessi.

Cosa sta succedendo sotto i nostri piedi: Effetti geomorfologici indotti dai terremoti (esempi in Italia Centrale)

Tommaso Piacentini
2017-01-01

Abstract

In occasione di un terremoto di elevata magnitudo e di forte intensità, la nostra attenzione è sempre monopolizzata, come è normale che sia, dai danni e dagli effetti legati allo scuotimento sismico, alla deformazione cosismica lungo le faglie e alla interazione con edifici, strutture e infrastrutture. Tali elementi determinano in generale i danni maggiori, le perdite di vite umane e quelle economiche. Di questo forniscono un ampio quadro gli altri contributi presentati in questo convegno. In realtà, tuttavia, osservando e rilevando dal punto di vista geologico e geomorfologico quello che succede durante e subito dopo un terremoto, vi sono numerosi altri elementi ed effetti da tenere in considerazione. Si tratta di effetti legati a processi geomorfologici, che possiamo delineare come effetti secondari o effetti indotti alternativamente da scuotimento o deformazione cosismica. Oltre alle deformazioni lungo le faglie e alle deformazioni (subsidenza e sollevamento) della superficie topografica, legati direttamente alla deformazione tettonica, tra gli effetti geomorfologici indotti dai terremoti possiamo annoverare qualsiasi deformazione della superficie topografica e del paesaggio. Tra questi i principali e i più diffusi, in particolare nel nostro territorio, sono: le frane (nuove o riattivazioni di frane esistenti), i fenomeni di liquefazione in terreni sabbiosi (cui sono collegati vulcanetti di sabbia) e i fenomeni tipo sink-holes o sprofondamenti (ossia depressioni subcircolari connessi al collasso di cavità sotterranee). Gli ultimi tragici eventi verificatisi in Abruzzo, in concomitanza con il terremoto del 18 gennaio 2017, mostrano inoltre come tra gli effetti indotti sia possibile annoverare anche le valanghe, nelle aree montane alle quote maggiori, se pure con connessioni non sempre chiare e dirette con i terremoti. Tali effetti sono in molti casi trascurati o sottostimati, mentre rivestono un importanza rilevante sotto diversi aspetti, come vedremo in alcuni esempi. Innanzi tutto, essi possono determinare danni (sia alle persone che di tipo economico) che si vanno ad aggiungere a quelli indotti dallo scuotimento. Inoltre, possono determinare criticità significative nelle fasi di primo intervento e nelle attività di protezione civile a seguito di un evento sismico; in alcuni casi, ad esempio, è sufficiente una piccola frana per interrompere la viabilità, isolare centri abitati e determinare condizioni di disagio che si sommano ai danni. Inoltre, possono avere una distribuzione, spaziale e temporale, molto ampia rispetto sia al luogo che al momento dell’evento sismico a cui sono connessi.
2017
9788850103751
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/691966
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact