Il problema del lavoro educativo e la sua segregazione di genere è indubbiamente un problema culturale, di rappresentazione di sé, della propria identità anche a livello sociale, di aspettative prodotte dalla società nel processo di naturalizzazione dei compiti di cura. Come si configura la presenza maschile in questa dimensione lavorativa? Quali sono le rappresentazioni che, sia loro stessi che le colleghe, hanno del lavoro educativo di cura della prima infanzia? La ricerca sul rapporto tra il vissuto e l’esperienza dell’essere educatrice/insegnante in relazione alla presenze o anche assenze di colleghi nella fascia "0-6 anni" restituisce la complessità, ancora estremamente esistente, sul ruolo lavorativo e sociale rispetto alla costruzione delle identità di genere: perché è ancora così poco desiderabile per gli uomini della nostra società lavorare in questo ambito? Quale rappresentazione culturale continua a persistere intorno al concetto di cura, di educazione? Istinto, vocazione o formazione di competenze professionali? Indubbiamente risulta sempre più necessario riflettere e costruire su nuovi modelli professionali, sia per le educatrici (che continuano a percepirsi come tali in modo innato) sia e soprattutto per gli educatori, per liberarsi dal rischio di una femminilizzazione del sé per essere accetti in questo ruolo educativo. L'uguaglianza delle opportunità implica la rivalorizzazione di queste professioni, economicamente e culturalmente, ma anche il riconoscimento di una fondante e necessaria diversità.

Quale genere di insegnante/educatore nei servizi 0-6 anni? Rappresentazioni professionali a confronto

Nardone, R.
2013-01-01

Abstract

Il problema del lavoro educativo e la sua segregazione di genere è indubbiamente un problema culturale, di rappresentazione di sé, della propria identità anche a livello sociale, di aspettative prodotte dalla società nel processo di naturalizzazione dei compiti di cura. Come si configura la presenza maschile in questa dimensione lavorativa? Quali sono le rappresentazioni che, sia loro stessi che le colleghe, hanno del lavoro educativo di cura della prima infanzia? La ricerca sul rapporto tra il vissuto e l’esperienza dell’essere educatrice/insegnante in relazione alla presenze o anche assenze di colleghi nella fascia "0-6 anni" restituisce la complessità, ancora estremamente esistente, sul ruolo lavorativo e sociale rispetto alla costruzione delle identità di genere: perché è ancora così poco desiderabile per gli uomini della nostra società lavorare in questo ambito? Quale rappresentazione culturale continua a persistere intorno al concetto di cura, di educazione? Istinto, vocazione o formazione di competenze professionali? Indubbiamente risulta sempre più necessario riflettere e costruire su nuovi modelli professionali, sia per le educatrici (che continuano a percepirsi come tali in modo innato) sia e soprattutto per gli educatori, per liberarsi dal rischio di una femminilizzazione del sé per essere accetti in questo ruolo educativo. L'uguaglianza delle opportunità implica la rivalorizzazione di queste professioni, economicamente e culturalmente, ma anche il riconoscimento di una fondante e necessaria diversità.
2013
9788875646370
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