"Il Madro", con sottotitolo "Tipi del palcoscenico", è una raccolta di novelle di Edoardo Boutet, uscita prima a puntate a Roma sul «Folchetto» nel 1893, poi in volume da Voghera nel 1901 e definita dal suo autore “romanzo” evidentemente in riferimento all'omogeneità tematica che ne caratterizza i contesti narrativi. Si tratta di una galleria di sei personaggi femminili che fa riferimento alla tipica figura della madre dell’'attrice giovane', ovvero dell’'amorosa', che popolava e “disturbava” il palcoscenico ottocentesco con la sua presenza goffa, volgare e inopportuna, alla ricerca di ingaggi, scritture e privilegi, presso capocomici ed impresari, a tutto vantaggio della propria figliola, esordiente o quasi affermata che fosse. Una specie di procuratore in gonnella, spesso senza scrupoli e avida di guadagno: sorta di “ruffiana” per la quale una figlia attrice era fonte primaria di sussistenza. La declinazione al maschile di un sostantivo dal "sema" femminile è dovuta all’aspetto, che Boutet centra bene, tipicamente corpulento, pingue e mascolino di queste madri, che ben presto diventeranno anche un tipo, un vero e proprio personaggio, soprattutto del teatro napoletano. Edoardo Boutet, infatti, era attivo a Napoli, presente sulla carta stampata (con lo pseudonimo di Caramba) in un indefesso quanto inascoltato conato riformatore della scena italiana, aspirando soprattutto a mondarla dal malcostume oltre che ad emanciparne le modalità espressive dal dominante istrionismo guittesco in favore di tecniche di recitazione più sorvegliate che ne accentuassero anche le potenzialità educative. Boutet non scrive per il teatro, non fu mai drammaturgo, ma scrive di teatro: testi critici, recensioni, cronache drammatiche e soprattutto narrativa di denuncia.
Le prodezze della “madre ignobile” e il teatro sotto accusa nel "Madro" di Edoardo Boutet
Luciana Pasquini
2018-01-01
Abstract
"Il Madro", con sottotitolo "Tipi del palcoscenico", è una raccolta di novelle di Edoardo Boutet, uscita prima a puntate a Roma sul «Folchetto» nel 1893, poi in volume da Voghera nel 1901 e definita dal suo autore “romanzo” evidentemente in riferimento all'omogeneità tematica che ne caratterizza i contesti narrativi. Si tratta di una galleria di sei personaggi femminili che fa riferimento alla tipica figura della madre dell’'attrice giovane', ovvero dell’'amorosa', che popolava e “disturbava” il palcoscenico ottocentesco con la sua presenza goffa, volgare e inopportuna, alla ricerca di ingaggi, scritture e privilegi, presso capocomici ed impresari, a tutto vantaggio della propria figliola, esordiente o quasi affermata che fosse. Una specie di procuratore in gonnella, spesso senza scrupoli e avida di guadagno: sorta di “ruffiana” per la quale una figlia attrice era fonte primaria di sussistenza. La declinazione al maschile di un sostantivo dal "sema" femminile è dovuta all’aspetto, che Boutet centra bene, tipicamente corpulento, pingue e mascolino di queste madri, che ben presto diventeranno anche un tipo, un vero e proprio personaggio, soprattutto del teatro napoletano. Edoardo Boutet, infatti, era attivo a Napoli, presente sulla carta stampata (con lo pseudonimo di Caramba) in un indefesso quanto inascoltato conato riformatore della scena italiana, aspirando soprattutto a mondarla dal malcostume oltre che ad emanciparne le modalità espressive dal dominante istrionismo guittesco in favore di tecniche di recitazione più sorvegliate che ne accentuassero anche le potenzialità educative. Boutet non scrive per il teatro, non fu mai drammaturgo, ma scrive di teatro: testi critici, recensioni, cronache drammatiche e soprattutto narrativa di denuncia.File | Dimensione | Formato | |
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